martedì 25 agosto 2020

Antermoia

 


Sulla cima più alta del Catinaccio.



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(Pera di Fassa, 25 agosto 2020) - Sulla cima dell'Antermoia sono già stato due volte: la prima, nel lontano 1989, la seconda nel 2003, durante un trekking di una decina di giorni nel gruppo del Catinaccio.

E' ora di tornarci. Questa volta, come preferisco fare, parto a piedi direttamente da Pera di Fassa, dove alloggio in questo agosto 2020: mi attende quindi una bella e lunga escursione.

Dirupi di Larsec
I Dirupi di Larséch all'alba, da Pera di Fassa

La giornata si preannuncia bene: cielo completamente sereno e aria frizzante. Mentre percorro le strade ancora deserte di Pera Alta, diretto verso i boschi che sormontano il paese, mi godo la vista delle prime luci del giorno che illuminano le rocce del Catinaccio, alle cui pendici presto camminerò.

Prendo la via per Gardeccia, già più volte seguita quest'anno, per portarmi nel cuore del Rosengarten, il Giardino delle Rose della famosa leggenda ladina, le cui vicende, si narra, avvennero proprio su queste montagne.

Cammina, cammina, immerso nel solito panorama stupendo, tra bellissimi boschi e ruscelli spumeggianti, supero 600 metri di dislivello e arrivo nella scenografica conca di Gardeccia (1950 m), dove mi devo fermare all'omonimo rifugio per comprare un paio di wafer, dato che ho dimenticato il pranzo a casa...

Riparto dal rifugio e affronto la ripida sterrata che porta ai rifugi Vajolet e Preuss, breve, ma sempre tosta e dalle viste spettacolari sulle Torri del Vaiolet, che viste da qui, di profilo, sembrano dei veri e propri missili di pietra.

Anche al Vaiolet non mi fermo a lungo, ma proseguo sul sentiero per il passo Principe. Vista l'ora presta, in giro ci sono pochissimi escursionisti, tutti stranieri, che probabilmente hanno pernottato nei tanti rifugi della zona. Sicuramente pochi sono i volenterosi che, come il sottoscritto, sono partiti a piedi dal fondovalle... Comunque mentre percorro questo sentiero comincio a vedere chiaramente e sempre più vicina la meta dell'escursione di oggi, ovvero la cima del Catinaccio d'Antermoia (3004 m), vetta più alta dell'intero gruppo del Catinaccio/Rosengarten.

Antermoia
Il versante ovest del Catinaccio d'Antermoia e a sin. il passo Principe

Arrivo dunque al passo del Principe (2600 m), sempre freddissimo, dove mi fermo per indossare imbragatura, casco e kit da ferrata. Bastano pochi minuti di sosta all'ombra per congelarmi... Brrrrr! Indosso quindi il softshell sopra la maglietta, sperando di scaldarmi un po', ma il miglior riscaldamento è il movimento, per cui mi rimetto subito in marcia, seguendo due piccoli gruppetti di escursionisti germanici.

Passo Principe / Grasleitenpass
Dal passo Principe, vista sul passo del Molignon

Ferrata Antermoia
Dal passo Principe, vista sulla prima parte della ferrata dell'Antermoia

Supero le prime rocce poste poco sopra il passo, con facile arrampicata, fino a giungere, guidato dai cavi metallici, alla grande cengia che solca in diagonale la parete ovest della montagna. Sono completamente in ombra e la roccia è freddissima, tanto che perdo completamente la sensibilità nelle dita della mano sinistra. Proseguo la salita, piuttosto semplice ed abbondantemente attrezzata e segnalata, ma in alcuni tratti esposta. La vista è stupenda sulle tantissime cime circostanti. Per rimediare alle dita che, dal freddo, non sento più, le tengo in bocca qualche minuto, finché non riprende, con un po' di dolore, la circolazione.

Ferrata Antermoia
Lungo la ferrata dell'Antermoia

Ferrata Antermoia
Lungo la ferrata dell'Antermoia

Ferrata Antermoia
Lungo la ferrata dell'Antermoia

Ferrata Antermoia
Lungo la ferrata dell'Antermoia

Ferrata Antermoia
Lungo la ferrata dell'Antermoia

Chi mi precede è un po' più lento di me e mi fa segno di passare, ma declino l'invito: non voglio correre troppo ma godermi la salita, dato che è molto bella e che la giornata è ancora lunga.

Percorrendo quindi varie cengie, arrivo all'inizio della cresta nord, panoramica e molto aerea. Qui trovo un po' di escursionisti che, titubanti per l'esposizione, procedono molto lentamente verso la vetta ormai vicina.

Ferrata Antermoia Kesselkogel
Lungo la ferrata dell'Antermoia

Ferrata Antermoia Kesselkogel
Lungo la ferrata dell'Antermoia

Ferrata Antermoia Kesselkogel
Lungo la ferrata dell'Antermoia
Ferrata Antermoia Kesselkogel
Cima Catinaccio e Torri del Vaiolet dalla ferrata dell'Antermoia

Ferrata Antermoia Kesselkogel
Lago d'Antermoia visto dalla ferrata

Ferrata Antermoia Kesselkogel
Cresta nord dell'Antermoia

Ferrata Antermoia Kesselkogel
Cresta nord dell'Antermoia

Non appena il percorso si libera, attraverso con attenzione l'esposta crestina finale, stando molto attento a dove metto i piedi, fino a raggiungere la cima (3004 m).


Ferrata Antermoia Kesselkogel
Catinaccio d'Antermoia 3004 m

Ferrata Antermoia Kesselkogel
Vista dalla vetta


Qui il sole scalda bene e la vista a trecentosessanta gradi è sterminata: si vedono praticamente tutte le Dolomiti e una buona fetta di arco alpino: Brenta, Adamello, Presanella, Ortles, Cevedale, Alpi di Zillertal, Grossglockner e Alti Tauri, Vedrette di Ries e molti altri massicci... In basso, vicino, ruba l'occhio il piccolo cuore color smeraldo del lago d'Antermoia, che presto raggiungerò lungo la via di discesa. Infatti, non tornerò per la via di salita, ma percorrerò un lungo anello, che mi riporterà a Pera per un'altra via. Riposatomi a sufficienza, molto più di quanto sono solito fare (del resto sono arrivato in cima che non erano neanche le 11...), riprendo la discesa dalla parte opposta a quella da cui sono salito, sull'assolato versante est percorso da un'altra ferratina.


Vista dalla cima dell'Antermoia

Scendendo dalla ferrata est dell'Antermoia

Panorama sulla valle del Vaiolet

La ferrata è molto semplice, quasi tutta in cengia e su ghiaie e roccette facili, continuamente assicurata. Pur facile, infatti, è comunque esposta, anche se non in maniera evidente e sicuramente, vista la quota, per una buona parte dell'estate permane neve e quindi rischio di scivolare. 

Scendendo dall'Antermoia versante est

Forcella d'Antermoia

Il tratto un po' più impegnativo è alla fine, dove due scalette in ferro piuttosto verticali aiutano a scendere una paretina tra due cengie. Dopo questo tratto, si giunge alla Forcella d'Antermoia (2700 m), dove la ferrata termina. Da questo lato (est) la via ferrata è un po' più facile che dal lato ovest, ma più lunga: in ogni caso non ci sono grosse difficoltà né da una parte, né dall'altra. Ora scendo per tracce di sentiero tra le ghiaie e raggiungo il fondo della valletta che scende dal passo Antermoia. Qui trovo molti escursionisti che stanno compiendo la traversata. Percorro questo vallone desolato, quasi desertico e contornato da cime rocciose aspre e selvagge, molto suggestivo.

Gli ultimi metri della ferrata est dell'Antermoia

Vista sul sentiero che scende dal passo d'Antermoia
Le rocce del Catinaccio d'Antermoia


Il desolato vallone d'Antermoia

Camminare in questi luoghi dall'aspetto così inospitale e selvaggio mi ha sempre suscitato grande impressione, sin da bambino. Mi fanno avvertire in maniera netta ed inequivocabile la grandiosità della natura, che è qualcosa che in fin dei conti, l'uomo non potrà mai sottomettere.

Percorro dunque con gran piacere il vallone sabbioso, tra rocce e magre erbe, fino a giungere al cospetto del lago d'Antermoia.

Lago d'Antermoia con sullo sfondo la Marmolada

Lago d'Antermoia e le aspre cime che vi si specchiano

Questo piccolo lago alimentato dai nevai perenni che lo lambiscono sulla sponda destra, ha un aspetto tanto suggestivo da aver ispirato numerose leggende, come quella della ninfa Antermoia, che, per un triste incantesimo, si trasformò in una fonte che originò il lago stesso, o quella del feroce e tremendo drago che, secondo i pastori di un tempo, abiterebbe nascosto nelle azzurre acque e che, ogni tanto, di notte, ne emergerebbe per predare le incaute greggi che si avvicinano alle sue rive. 

Contorno con calma il suggestivo specchio d'acqua, osservandolo da più angolazioni, fino ad arrivare al vicino rifugio Antermoia (2497 m)

Rifugio Antermoia - Kesselkogel hutte
Rifugio Antermoia

Rifugio Antermoia - Kesselkogel hutte
Rifugio Antermoia e l'omonima cima sullo sfondo

Dal rifugio, seguo il sentiero che in leggera salita conduce verso il passo di Dona (2516 m), lasciandomi alle spalle l'aspro regno di rocce e sassi della conca d'Antermoia: da qui, infatti, si apre un nuovo mondo, verdissimo di ampie distese erbose, prati ondulati a non finire e, in un vicino orizzonte, le pallide vette dolomitiche a fare da severo e imponente contrappunto. Sono i prati delle valli di Dona e di Duron, alti pascoli alpini abitati, in epoca preistorica, da misteriose popolazioni selvagge, di cui permane qualche vago ricordo nelle antiche leggende tramandate dal popolo ladino.

Sassolungo e Sella
Scendendo dal passo di Dona

Scendendo dal passo di Dona

Mi tuffo rapido in discesa per questi dolci paesaggi, incrociando lunghe comitive di turisti che salgono da Campitello attraverso la val Duron: io, prima del passo delle Ciaregole, che porta appunto in val Duron, devio a destra verso i pascoli di Camerloi, attraverso riposanti e verdissime vallette, fino all'imbocco dello stretto e ripido intaglio della val Udai


Val di Dona
Il gruppo di Sella dall'alta val di Dona

Val di Dona
Val di Dona

Questa stretta valle, scavata dal millenario lavoro delle acque tra i tufi e le dolomie, mi offre un ripido e sinuoso sentierino, che corre tra rigogliosa vegetazione lungo lo spumeggiante torrente. Il pendio è sì ripido, ma anche sicuro e ben marcato, e tra qualche stretto tornante e poco profondo guado, raggiungo velocemente il punto dove la valle si allarga in un'ampio e scuro bosco di abeti.


Val Udai
L'inizio della val Udai, con Pozza di Fassa sullo sfondo

Val Udai
L'alta val Udai


Il sentierino è ora divenuto una mulattiera più ampia e, man mano che si inoltra nel bosco, si fa sempre più largo fino a divenire vera e propria strada forestale. Passo sotto le rocce strapiombanti del Mantel, da dove precipitano le esili ma ardite cascate della Spina da Lech, continuo a camminare, perdendo quota lentamente e poi, quando sono in vista dell'abitato di Mazzin, prendo sulla destra verso Pera di Fassa.

Cascata Spina da Lech - Val Udai
Cascata Spina da Lech

Tradizionale casa ladina a Ronch
Tradizionale casa ladina a Ronch

Cammina, cammina, cammina, forse cominciano a sentirsi i tanti chilometri percorsi, i tanti metri di dislivello guadagnati, le tante ore trascorse in mezzo alle montagne. Comincio infatti a sentirmi un po' stanco, ma di una stanchezza piacevole, rilassante: la mente vaga libera come lo sguardo tra le cime delle montagne, i boschi scuri e i prati verdissimi. Attraverso nel sole del primo pomeriggio l'antico insediamento di Ronch, che poco è cambiato nel corso dei secoli, dove un gruppo di bambini gioca a nascondino tra le tipiche case ladine. Poi, per un viottolo tra ripidi prati, rientro nel bosco per l'ultimo erto e sassoso tratto che mi riporta alle ultime abitazioni di Pera e quindi, a casa.




Commento finale


Gita fantastica: si sale in cima ad un tremila metri partendo dal fondovalle e questo già dice tutto... Il panorama dalla vetta è senza confini e meraviglioso anche nei dettagli più vicini, come le tante cime del gruppo del Catinaccio che fanno corona. Ma è tutta la gita ad offrire panorami e ambienti meravigliosi sin dalla partenza, con scenari che variano in continuazione dai folti boschi alle praterie d'alta quota, le rocce verticali, i deserti di sassi, il lago, i pascoli verdissimi, le valli strette e i pianori estesi.

Partendo presto al mattino, si può godere buona parte del percorso in relativa calma e senza eccessiva ressa. Anche la discesa per la val Udai è un percorso tranquillo, selvaggio e mai affollato.


Via ferrata Antermoia Ovest
Via ferrata Antermoia Ovest

Via ferrata Antermoia Est
Via Ferrata Antermoia Est




Dati dell'Escursione



Data: 19 Agosto 2020
Partenza/Arrivo: Pera di Fassa, 1350 m
Punto più alto: Catinaccio d'Antermoia, 3004 m
Rifugi:  Rif. Gardeccia, 1949 metri; Rif. Vajolet, 2243 metri; Rif. Preuss, 2248 metri; Rif. Passo Principe, 2600 m metri; Rif. Antermoia, 2497 metri
Dislivello totale: 1690 metri in salita e in discesa 
Tempo impiegato8 h circa (incluse soste) - da Pera di Fassa (1350 m) a Gardeccia (1950 m): 1 h 15 min; da Gardeccia ai rifugi Vajolet e Preuss (2243 m): 30 min; dai rifugi a passo Principe (2600 m):  45 min; dal passo Principe al Catinaccio d'Antermoia (3004 m): 1 h 15 min; dalla vetta dell'Antermoia al rif. Antermoia  (2497 m): 1 ora 40 min; dal rif. Antermoia a Pera: 2 h 10 min  
Sviluppo del percorsocirca 24 Km
DifficoltàEEA  - ferrate di grado Poco Difficile - Le due ferrate che salgono all'Antermoia dal lato ovest (passo Principe) ed est (rif. Antermoia) sono entrambe piuttosto facili, più assimilabili a dei sentieri attrezzati che a delle vere e proprie vie ferrate. Grazie alla natura del terreno su cui si svolgono e alle abbondanti e praticamente continue attrezzature, non ci sono vere difficoltà di tipo alpinistico, ma sono comunque ripide, in parte esposte (la ferrata ovest in qualche tratto lo è molto) e discretamente lunghe, oltre a svolgersi ad una quota tale che, soprattutto quella ovest, ad inizio e fine stagione possono presentare tratti innevati o ghiacciati. Inoltre bisogna tener conto che, sebbene le vie ferrate in sé, come detto, sono piuttosto semplici, per arrivare in vetta dal versante ovest è necessario percorrere un centinaio di metri di cresta dove non è possibile auto-assicurarsi perché manca il cavo (ci sono solo un paio di maniglie di ferro); questa cresta, sebbene relativamente facile (non arriva al I grado) è piuttosto esposta e mette in imbarazzo parecchi principianti che vi si approcciano. Il resto dell'escursione percorre sentieri di difficoltà E.
Attrezzatura: Scarpe da montagna, casco, imbragatura, set da ferrata. Ad inizio e fine stagione valutare la possibilità di avere con sé piccozza e ramponi (nel dubbio, informarsi prima e se non si è sufficientemente esperti rinunciare)






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