domenica 16 settembre 2018

Dalla valle Vrata alla valle dei Sette Laghi del Triglav: una grande traversata


Lunghissima e meravigliosa traversata del gruppo del Triglav, da nord a sud, attraverso paesaggi diversi e stupendi


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(Aljažev dom v Vratih, Mojstrana, Slovenia, 9 agosto 2018) - Mi incammino, all'alba, nella lunga e profonda valle Vrata, passando vicino al rifugio Aljažev dom (1015 m), da dove i primi escursionisti sono già partiti alla "conquista" del sacro monte Triglav... Io, invece, ho una meta alternativa: la vetta più alta della Slovenia sarà da me solo lambita, perché l'obiettivo è raggiungere la lontana sorgente della Savica, al lago di Bohinj, attraversando l'incantevole valle dei Sette Laghi del Triglav, al capo opposto di questo massiccio montuoso, che, come disse Julius Kugy, non è solamente "una bella, grande ed orgogliosa cima, è un regno, il regno incantato della bellezza e del prodigio".

Un'escursione lunghissima da completare in un giorno, che richiederà una forte motivazione e concentrazione, oltre ad uno sforzo fisico non indifferente. Per raccontarla la dividerò in tre parti, anche perché in tre parti l'ho divisa mentalmente mentre la percorrevo, in modo da pormi delle mete intermedie, dato che il pensiero di dover percorrere tanti chilometri tra le montagne era un po' scoraggiante... 


Primo Tratto: tra le rocce verticali



Le prime luci del mattino accarezzano la vetta del Triglav

L'escursione inizia quindi ai piedi della grande parete nord del Triglav, ancora in ombra a quest'ora del mattino. La scena che si para innanzi è di quelle che emozionano e incutono un po' di timore: altissime pareti rocciose verticali che chiudono l'orizzonte e che dovrò superare... Ma il sentierino che percorrerò lo conosco: è il celeberrimo e antico pot čez Prag che, ben segnato e facilitato da pioli d'acciaio, sfrutta un sistema di cenge che si inoltrano tra le pieghe della montagna, fino a guadagnare l'alto bordo della muraglia.

All'inizio del sentiero Prag

Vista sul Bovški Gamsovec, a sinistra la forcella Luknja
All'inizio del sentiero Prag


La salita è ripidissima e abbastanza faticosa: nonostante sia molto presto e la montagna sia ancora in ombra, sudo molto. Tratti dove bisogna procedere usando le mani si alternano a tratti in cui si cammina su esili sentierini, spesso esposti, tra distese di pino mugo e ghiaioni.

Forcella Luknja

Vista su Stenar, Dolkova špica e Škrlatica

Le cenge esposte del pot čez Prag
Il passaggio a prima vista più impegnativo e che può incutere timore è la medvedova skala (roccia dell'orso), un salto roccioso di una quindicina di metri, liscio, ripido ed esposto. Si dice che qui, tantissimi anni fa, un orso, braccato dai cacciatori e ormai senza scampo, per sfuggire si sia gettato nel vuoto.  Questo passaggio, al naturale, sarebbe impegnativo ed esclusivamente alpinistico, ma è perfettamente attrezzato con gradini (anche scavati nella roccia) e fune d'acciaio, per cui non comporta alcuna particolare difficoltà ed è sufficiente un po' di attenzione.

Pot čez Prag: la medvedova skala (roccia dell'orso)
Superata la roccia dell'orso, si continua per esili cenge sospese sull'abisso, oltrepassando canaloni e zone dirupate. Giunti su terreno ghiaioso, il sentiero si congiunge con l'altra via che sale da Vrata, la più impegnativa Tominškova pot, da me percorsa nel 2016. Ora si sale ancora con fatica, fino a giungere al bordo del grande altipiano del Kotel. In poche centinaia di metri il terreno, da ripido e verticale, si fa meno inclinato e il sentiero attraversa una serie di ripiani carsici, che sembrano non finire mai. Pietra bianchissima, nevai, profonde fenditure nelle rocce caratterizzano questo tratto di percorso che, con un ultimo sforzo, porta all'ultima ripida salita, prima del grande rifugio Triglavski dom na Kredarici (2515 m).

Il sentierino del Prag, costeggia le pareti rocciose, sospeso su pendii di mughi

Sentiero čez Prag: tratto roccioso

Vista dal sentiero čez Prag

Vista dal sentiero čez Prag sulla Slovenski Turnc

L'altipiano della Kredarica con sullo sfondo la vetta del Triglav

Dalla Kredarica il panorama è spettacolare da ogni lato: siamo proprio di fronte alla cuspide sommitale del Triglav, e ovunque si posa lo sguardo si vedono montagne, vasti altipiani, vallate selvagge, lontane foreste.

Dalla Kredarica, vista verso il gruppo della Škrlatica e sull'altipiano del Kotel

Il Mali Triglav e il Triglav

Mali Triglav e Triglav

Entro nel rifugio per rifocillarmi e prendo, come al solito in questi casi, una bottiglia di Coca Cola, che mi idrata e rifornisce di zuccheri. Il rifugio è grande e spartano, mi ricorda i rifugi dolomitici di quando ero ragazzino. Dopo aver riposato una decina di minuti, seduto nella sala da pranzo del rifugio, riprendo il cammino, che è ancora molto lungo.

Ho superato 1500 metri di dislivello, sono a oltre 2500 metri di quota, potrei pensare che il più dello sforzo è fatto, ma... non è così.

Dati Primo Tratto:

Partenza: dolina Vrata (1000 m)
Arrivo: Triglavski dom (2515 m)
Dislivello: 1515 m
Tempo impiegato: 3 h 15 min
Sviluppo: 9 Km
Difficoltà: EE - Escursionisti esperti

Primo tratto: dalla valle Vrata alla Kredarica



Secondo Tratto: attraverso i vasti altipiani


Il versante meridionale del Mali Triglav
Dal Triglavski dom devo scendere verso il rifugio Planika: seguo quindi le indicazioni che mi conducono per un sentierino esile e molto ripido e perdo rapidamente quota. Ma il sentiero, che mi aspettavo per lo più in discesa, ad un certo punto piega a destra e comincia a risalire per ripide ghiaie, al cospetto del versante meridionale del Triglav, che domina la scena. Sebbene breve, questo tratto è piuttosto faticoso.


Rifugio Planika

Versante meridionale del Triglav

Arrivato al rifugio Planika (2401 m) devo continuare il cammino verso ovest, in direzione del Dolič. Il sentiero attraversa ampi valloni assolati, di rocce e ghiaie bianche e magra vegetazione. Tra il candore delle pietre, spuntano macchie di fiori coloratissimi. Ora devo costeggiare delle pareti rocciose, sfruttando varie cenge, con diversi punti abbastanza impegnativi e passaggi esposti facilitati dal cavo metallico. Superato questa parte un po' impervia, arrivo su terreno più agevole, in prossimità di un colle da dove la vista si apre su parte dell'itinerario che devo ancora percorrere: vedo la sella delle Hribarice, che dovrò scavalcare per arrivare alla valle dei Sette Laghi e sembra davvero lontanissima e ripidissima... E sono già quattro ore che cammino per questi aspri monti! 

Il percorso che manca alla sella delle Hribarice
Tra le pietraie, macchie di fiori di ogni colore

Bene, devo godermi l'escursione senza pensare al percorso che mi manca da coprire... Non è proprio facile ma ci si può riuscire. Continuo quindi la mia marcia senza forzare, per risparmiare le energie, ma senza neanche rallentare troppo, se no... non arriverò più! Così, un passo dopo l'altro, arrivo alla sella del Dolič (2164 m), dove si incrociano vari sentieri. Quello che dovrò percorrere, purtroppo per me, appare essere il più ripido e faticoso: devo infatti risalire un ripido ghiaione assolato per guadagnare la sella che mi permetterà di passare su un nuovo versante della montagna. Allora avanti! 

Il sentiero per la sella čez Hribarice
Il sentiero è davvero ripidissimo, il sole picchia inesorabile, le ghiaie sono franose e spesso al passo fatto in salita segue un leggero scivolamento a valle, che vanifica parte dello sforzo fatto.

Due ragazzette del nordeuropa, orsacchiotto di peluche appeso allo zaino e papà spilungone che le accompagna, caricate con zaini abnormi, salgono ad un passo lentissimo, il volto arrossato e rigato da rivoli di sudore, lo sguardo di chi ce la sta mettendo tutta. Povere: in questo momento non le invidio per niente, ma ne ammiro la loro forza di volontà!

 E in fondo questo tratto non è così lungo: il paesaggio affascinante, la consapevolezza che, dopo aver scavalcato la sella ci sarà solo discesa, mi sospingono, tutto sommato con non troppa fatica, a raggiungere la sella tanto sospirata e dal panorama mozzafiato.

La cima del Triglav dalla sella delle Hribarice

Cuscino di Potentilla Nitida, detta anche Rosa del Triglav, alla sella delle Hribarice
Giungo quindi con un po' di sforzo alla sella čez Hribarice (2358 m) dove mi siedo, bevo a garganella e mangio qualche biscotto per recuperare qualche energia: mi servirà. Davanti a me, infatti, si apre una specie di vasto deserto di alta quota, fatto di pietra e ghiaie - le cosidette Hribarice - e oltre, lontana, la lunghissima valle dei Sette Laghi, che dovrò percorrere per tutto il suo sviluppo, fino alla sorgente della Savica.

Dati SecondoTratto:

Partenza: Triglavski dom (2515 m)
Arrivo: Sella čez Hribarice (2358 m)
Dislivello: 410 m salita - 560 m discesa
Tempo impiegato: 2 h 30 min
Sviluppo: 6,5 Km
Difficoltà: E+ - Escursionistico con tratti difficili

Parte del secondo tratto: dalla Kredarica alla sella delle Hribarice



Terzo Tratto: la lunga valle dei laghi


Vista verso la valle dei Laghi dalle Hribarice
Comincio a scendere tra queste immense pietraie. Il percorso non è particolarmente difficile, ma il terreno rimane comunque abbastanza impervio. Sto camminando sulla nuda roccia, senza alcun segno di passaggio; bisogna quindi prestare attenzione ai segnavia per non perdersi, dato che il sentiero non esiste. In caso di nebbia dev'essere un po' un problema, ma oggi c'è un sole implacabile. Dopo un bel tratto di discesa, incontro il primo dei laghetti della valle: il Rjavo jezero (lago Marrone). In realtà sarebbe il secondo dei sette laghi che punteggiano la valle, ma il primo è più a monte e per raggiungerlo dovrei aggiungere qualche chilometro all'escursione e non mi pare proprio il caso. I laghetti di questa parte più in quota della valle, alimentati esclusivamente dallo scioglimento delle nevi invernali, in estate inoltrata sono poco più che pozze d'acqua e in questo agosto sono settimane che non piove... infatti non fanno una grande impressione.


Valle dei Laghi del Triglav

Rjavo jezero (lago Marrone)

Lasciato il piccolo e semi-asciutto lago Marrone (che poi non è così marrone...), proseguo il cammino per questa splendida valle alpina, scavata millenni fa da possenti ghiacciai quaternari, tra affilate cime di calcare. Giungo quindi in pochi minuti allo Zeleno jezero (lago Verde). Anche questo con poca acqua, ma piuttosto suggestivo, è il lago numero tre.

Lo Zeleno jezero e la Zelnarica

Zeleno jezero e la Lepa špica

Zelnarica

Continuo la mia marcia, la fatica inizia a farsi sentire. Il telefono è quasi scarico, per cui lo spengo e lo ripongo nello zaino. Mano a mano che scendo, la vegetazione diviene sempre più rigogliosa e la valle sempre più verde. Dopo un tratto abbastanza lungo, tra prati e fiori, arrivo al lago forse più bello e sicuramente più grande, il Veliko jezero (lago Grande), detto anche Ledivička (piccolo rene), per la sua forma particolare. Sono a quota 1850 circa, devo arrivare a 650 metri... hai voja!!!

Il Veliko jezero (lago Grande)

Il Veliko jezero (lago Grande)

Il Veliko jezero (lago Grande)
Il Veliko jezero è molto bello, grande, profondo e con delle sfumature di colori, dal blu allo smeraldo, che sono incantevoli. Mi fermo per ammirarlo e per scattargli qualche foto. E' il lago numero quattro.

Devo però continuare a camminare, il percorso è ancora molto lungo (e dire che sono più di sette ore che sono in marcia!)

Avanzo quindi nella valle, ora ampia e rigogliosa, tra prati profumati di fieno e fiori e larici, dal verde tenue, che fanno la loro comparsa sempre più numerosi. Dopo un tratto che mi sembra molto lungo, raggiungo altri due specchi d'acqua, uno quasi uno stagno, l'altro piccolo e che non figura tra i famosi sette laghi, forse perché creato con uno sbarramento artificiale. Subito dopo di questo, scorgo il rifugio koča pri Triglavskih jezerih.

Piccolo lago artificiale prima del rifugio

Anche qui, acque limpide

Arrivo finalmente al grande e bel rifugio dei Laghi del Triglav - koča pri Triglavskih jezerih (1685 m). Qui c'è un bel po' di gente che mangia e si riposa. Mi riposo anche io, comincio ad essere piuttosto stanco. Mando un sms a mio padre e mia sorella che dovranno raccattarmi al rifugio della Savica, al termine di questo lungo viaggio. Non sosto ulteriormente perché il tempo scorre e la via è ancora lunga e ignota.

Non posso però non fermarmi alcuni minuti per ammirare i due bei laghetti comunicanti che costituiscono il cosiddetto Dvojno jezero (lago Doppio): i laghi, il bosco di larici, l'armoniosa vetta della Lepa špica sullo sfondo costituiscono uno dei più affascinanti e suggestivi scenari delle Alpi slovene e non solo... E' un peccato che sia così stanco, che la luce di quest'ora del giorno sia dura e poco fotogenica e che non abbia con me un bel grandangolo... ma sono contento lo stesso di essere qui, tra queste meraviglie.

Rifugio koča pri Triglavskih jezerih


Primo lago doppio - Dvojno jezero

Secondo lago doppio - Dvojno jezero

Secondo lago doppio - Dvojno jezero
Sono quindi i laghi numero cinque e sei che oltrepasso... Manca il settimo, proprio in fondo alla valle, il cosiddetto Črno jezero (lago Nero). Cammino, cammino, nel caldo del primo pomeriggio, addentrandomi in una foresta vergine di abeti e larici, dove nessun albero è mai stato tagliato. Il luogo è affascinante e selvaggio e bisogna spesso scavalcare i tronchi caduti in mezzo al sentiero.

Incontro un po' di persone anche in questo tratto, in particolare un ragazzo americano, a torso nudo, che mi chiede se più avanti c'è un torrente (?!?). Ovviamente no, qui c'è un carsismo tale che le acque difficilmente possono scorrere in superficie senza essere subito ingoiate dal terreno. Io gli chiedo invece notizie sull'ultimo "spauracchio" della giornata: il sentierino della Komarča, per il quale dovrò fare l'ultimo tratto dell'escursione. La Komarča è una parete rocciosa ricoperta di alberi, una specie di bosco verticale che chiude a monte la valle di Bohinj. Per scendere (o salire) da questa scarpata esiste un sentierino, che non ho mai percorso, ma che si dice essere molto ripido ed esposto e che in passato è stato chiuso... Vorrei quindi sapere qualche notizia, perciò chiedo all'Americano se è passato da lì: lui, incredibilmente, dopo qualche mio sforzo dialettico, capisce la domanda e conferma; e alla mia richiesta di descrivere com'è questo sentiero, risponde "Difficult!". Eccola là! Sono stanco-morto, stai a vedere che mi tocca tribolare nell'ultimo tratto di percorso... Comunque avanzo nel mio cammino, ed arrivo al Črno jezero. E' il lago numero sette della valle, l'ultimo, ed è anche piuttosto bello, ricco di acque, di un verde cupo (non per nulla si chiama Lago Nero) e circondato da altrettanto scuri e verdi abeti. Nel lago ci sono numerosi ragazzi che fanno il bagno o che si riposano sulle rive.. tra questi, altri studenti americani come quello che ho incontrato. Mi fermo e mangio una razione di biscotti, che i miei nipotini ieri hanno insistito che portassi ("Dai zio! prendi anche questi biscotti, sono buoni! 😍").


Črno jezero (lago Nero), il numero sette

Črno jezero (lago Nero), il numero sette

E' giunto il momento di affrontare la vertiginosa scarpata della Komarča: indosso il casco e parto: giunto al bordo della Komarča la vista fa abbastanza impressione; il vuoto è improvviso e si vede il fondovalle lontano, con il rifugio che devo raggiungere piccolissimo! E' tutto attrezzato con corrimano d'acciaio, ma bisogna fare comunque tanta, tanta, tanta attenzione... Sono talmente stanco e ansioso di affrontare questa parte, un po' impegnativa, dell'itinerario - insomma: di togliermi quest'ultimo dente! - che non estraggo dallo zaino la fotocamera compatta e quindi non ho neanche una foto di questa spettacolare discesa.

Scendo quindi con calma, tornante dopo tornante, salto di roccia, dopo salto di roccia, attraversando cenge esili ed esposte, aggrappandomi ogni tanto al cavo d'acciaio, ogni tanto alla roccia, ogni tanto a rami e radici degli alberi. Il sudore rivola giù per la fronte ed il collo, la stanchezza comincia ad essere pesante, ma il passo è sicuro, sebbene un po' più lento del solito.

Alla fine, metro dopo metro, mi ritrovo ai piedi della parete, in un bosco normale - cioè non verticale! - dove incontro un gruppetto di ragazzi italiani che mi chiedono se dal sentiero che ho appena disceso si può raggiungere la cascata della Savica senza pagare il biglietto (3 Euro)... No, non si può!

Pochi metri ancora ed esco dal bosco, attraverso un ponticello ed arrivo al rifugio dom Savica (650 m). Dopo 11 ore di cammino impervio l'avventura è terminata e non so se è più la soddisfazione, il sollievo o il rammarico che sia tutto finito.


Dati Terzo Tratto:

Partenza: Sella čez Hribarice (2358 m)
Arrivo: Koča pri Savici (653 m)
Dislivello: 120 m salita - 1730 m discesa
Tempo impiegato: 5 h 
Sviluppo: 15,5 Km
Difficoltà: EE - Escursionistico, per escursionisti esperti l'ultimo tratto (Komarča)


Terzo tratto: dalle Hribarice alla Savica

Commento finale

Che dire di una gita del genere? Mi ha lasciato senza fiato (in tutti i sensi!). E' un vero e proprio viaggio attraverso il cuore del Triglav, che permette di coglierne tutti gli aspetti e volti: da quello più possente e severo (parete nord), a quello più dolce ma non meno selvaggio (valle dei Laghi). Certo: percorrere questo itinerario in una giornata è una vera sfacchinata, da fare solo se molto allenati, molto motivati e con tempo stabile e sicuro. Io l'ho fatto sia perché mi stimolava l'aspetto "sportivo", sia perché organizzare un pernottamento in uno dei rifugi intermedi mi risultava logisticamente difficile. Ma è sicuramente un itinerario che merita di essere goduto anche in due o più giorni, soprattutto per la parte della valle dei Laghi del Triglav, dove penso che albe e tramonti siano sensazionali. Anche percorrerlo in giornata, però, ha avuto il suo fascino e ha impresso nel mio animo sensazioni forti: la serie di paesaggi e scenari vari che si sono inseguiti senza soluzione di continuità attorno a me, ha reso ancora più "magico" e impressionante il viaggio, sebbene in alcuni punti, soprattutto verso la fine dell'escursione, la stanchezza non mi abbia concesso di godere appieno le bellezze che mi circondavano. Da un punto di vista delle difficoltà "tecniche", non è una gita troppo impegnativa, ma è pur sempre riservata ad escursionisti esperti, con piede sicuro e che conoscano bene la montagna.



Dati dell'Escursione



Data: 9 agosto 2018
Partenza: valle Vrata, 1000 metri
Arrivo: Rif. koča pri Savici, 653 m
Punto più alto: Triglavski dom na Kredarici, 2515 metri
Dislivello totale: 2100 metri circa in salita, 2300 metri circa in discesa
Tempo impiegato11 h circa (incluse soste) - 3 h 15 min Primo Tratto; 2 h 30 min Secondo Tratto; 5 h Terzo Tratto. 
Sviluppo del percorsocirca 31 Km
DifficoltàEEil percorso è molto lungo ed alterna tratti semplici, puramente escursionistici, a tratti più impegnativi, che richiedono una buona esperienza di montagna, assenza di paura del vuoto e piede fermo (sentiero del Prag, Komarča). In questi tratti è meglio fare uso del casco, mentre il kit da ferrata dovrebbe essere utile solo ai meno esperti (o più prudenti).
Attrezzatura: Scarpe da montagna e casco (kit da ferrata solo per i meno esperti).

4 commenti:

  1. Ciao Renato,che magnifica escursione! E' stato emozionante anche solo guardarla e leggerla, quindi capisco benissimo quanto dici di aver provato, nel farla.
    Sempre alla grande, un abbraccio.
    Leo

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  2. Buongiorno Renato! Complimenti e grazie per la suggestiva e minuziosa descrizione del percorso. Vorrei ripeterlo la prossima settimana e vorrei sapere come avevi organizzato i trasporti tra partenza e arrivo, c'è modo di muoversi con i mezzi pubblici? Grazie mille e buona giornata,
    Ester

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    Risposte
    1. Ciao Ester,
      io mi sono fatto venire a prendere a Ukanc. Dovrebbe però essere possibile, con un paio di autobus (cambio a Lesce o Radovljica), ritornare da Bohinj-Ukanc a Mojstrana, le corse sono abbastanza frequenti.
      Guarda magari qui:
      https://arriva.si/en/

      Buona escursione!

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