mercoledì 28 agosto 2024

Gran Lasté e Lagusel


 

Bella escursione nel gruppo dei Monzoni con salita a due facili cime della cresta di Costabella.


__________________________________________________________________


(Pozza di Fassa, 28 agosto 2024) - Partire direttamente a piedi da casa, al mattino presto, mi piace sempre molto, anche se prima di raggiungere il sentiero c'è da percorrere qualche chilometro di strada asfaltata. Stamattina fa un bel fresco in fondovalle, 11°C a Pozza, e l'aria frizzante contribuisce ad un passo garibaldino.


Bel fresco a Pozza

Arrivo presto all'imbocco della val San Nicolò, bellissimo solco che si apre dall'abitato di Pozza in direzione del gruppo dei Monzoni. Fitte e scure foreste di conifere si alzano sopra i prati smeraldini di fondovalle, cingendo i pendii delle montagne fino alle chiare rocce sommitali del sottogruppo della Vallaccia. Percorro il primo tratto di questa valle, su strada asfaltata ma per nulla trafficata a quest'ora, supero il bivio della malga al Crocifisso (1522 m), per arrivare fino alla località Sauch (1721 m), da dove prendo il sentiero per il Lagusel.


Dai pressi della Soldanella, vista sul Catinaccio

Malga Crocifisso con cima Undici e cima Dodici

Rio San Nicolò e Col Ombert dai pressi di Sauch

I Maerins

Val San Nicolò: Col Ombert, Cime Cadine e Cima Uomo

Inizio la salita a tratti molto ripida, per una forestale che si inerpica nel bosco. Con un po' di fatica, esco su dei prati dove delle vacche di razza Highlander pascolano l'erba zuppa di rugiada, tra i vapori dell'umidità notturna che salgono lentamente. Raggiungo quindi l'alpeggio del Lagusel (2097 m) con la bella e moderna malga che sembrerebbe disabitata. Cammino oltre alcuni minuti, tra i pascoli un po' fangosi, e raggiungo il laghetto, che oggi mi sembra un po' torbido e meno bello di quanto mi ricordassi, forse è questione di luci.


Alpeggio del Lagujel con vacche Highlander

Malga Lagusel

Lago Lagusel

Una baita al Lagusel

Continuo la salita su terreno fangoso, nel silenzio e nella quiete assoluta, fino a raggiungere la sella del Pief (2184 m), piccolo valico che mette in comunicazione la val San Nicolò con la val Monzoni. Da qui continuo per una traccia che rimonta dei ghiaioni, costeggiando poi alla base delle rocce del l'Ort con un ampio panorama che si apre verso Pozza di Fassa e il sovrastante Catinaccio.  Passando per una piccola sella poco marcata, il sentiero mi conduce nella selvaggia conca de l'Ort, tra massi di roccia e rari pini cembri. Qui sorprendo due grosse marmotte che, al mio passaggio, fuggono tra i  ghiaoni. Risalgo ancora ripidamente verso l'attacco della Ferrata Gino Badia, ma prima di iniziare il percorso mi fermo per osservare intorno, alla ricerca di camosci. Fisso lo sguardo in particolare su una cresta erbosa, al di là della quale c'è la val Monzoni, da dove qualche anno fa avevo visto passare un branco. Dopo pochi minuti di osservazione, intravvedo due corna che spuntano da una sella... Alle corna fa seguito in breve l'intera figura di un camoscio, poi due, poi l'intero branco. Mi godo quindi la scena di alcune decine di camosci, piccoli dell'anno e femmine, che attraversano prima una cresta erbosa con sullo sfondo il lontano Catinaccio, per poi scendere precipitosamente sul fondo della conca e riarrampicarsi dal versante opposto, verso le rocce e le ghiaie de l'Ort. Ovviamente, scatto parecchie foto.


Dalla sella del Pief, vista verso il Vernel

Salendo verso la conca dell'Ort

Gruppo del Sassolungo

Vista su Pozza

Il Catinaccio

Marmotta

Marmotta

Conca de l'Ort

Forcella de l'Ort, il sentiero passa di lì!

Camosci

Camosci con sfondo la cima Catinaccio

Camosci

Camosci

Dopo l'emozionante incontro con i camosci, attacco il sentiero attrezzato Gino Badia, ripidissimo e faticoso. Al primo passo su roccia, le scarpe, con la suola sporca del fango del Lagusel, slittano come su una lastra di ghiaccio! Mi fermo quindi a strusciarle su una roccia per ripulirle un po', poi parto studiando i passi con attenzione, ovviamente posando i piedi non in aderenza, ma in appoggio. La ferratina, un tempo più bonariamente definita sentiero attrezzato, è piuttosto facile e molto corta, per cui in breve e senza grosse difficoltà arrivo alla strettissima e suggestiva forcella de l'Ort (2491 m), che attraverso uscendo al sole del versante sud. Da qui scendo per un ripido e franoso sentierino sul versante della val Monzoni, attraverso dei bei prati con suggestivi panorami e, dopo alcuni minuti di salita, raggiungo il passo Le Selle (2528 m)


Le rocce del Sas dal Pief


La conca de l'Ort

L'attacco della ferratina

Dall'attacco, vista sulla conca de l'Ort e il gruppo del Catinaccio


Ferratina Gino Badia

L'uscita dalla forcella de l'Ort

Il sentiero che scende verso la val Monzoni


Scendendo dalla forcella de l'Ort

Verso il passo Le Selle

Rifugio passo Le Selle

Passo Le Selle

Faccio una bella sosta al rifugio che domina il passo, dove un vecchio montanaro sta raccontando al gestore antiche storie legate ai reperti della Prima Guerra Mondiale, che si trovano un po' ovunque, qua attorno: del resto il fronte passava proprio su questa cresta. Mi dirigo quindi all'attacco del sentiero attrezzato Bepi Zac. Inizio salendo per un sentierino che percorre dei ripidi pendii detritici, superando pochi facili passaggi attrezzati. Il percorso è molto panoramico e suggestivo, passa nei pressi di postazioni austriache della Grande Guerra, in particolare consente di visitare diverse caverne e gallerie, che permettevano ai soldati austroungarici di osservare, riparati, i movimenti delle truppe italiane. Con qualche passaggio aereo, ma sempre facile, giungo prima sulla cima del Picol Lasté (2696 m) e poi, con analoghe difficoltà, sul Gran Lasté (2717 m), punto più alto dell'escursione odierna. Da qui il panorama è vasto e suggestivo, e per me abbastanza nuovo, dato che non ero mai stato sulla cresta di Costabella. Dopo una sosta non troppo lunga, ritorno per la stessa via al Passo Le Selle.


Riparo di Guerra

Rafforzamento di un pilastro pericolante, curiosamente colorato in rosa

Lungo la Bepi Zac

Salendo al Picol Lasté

Gran Lasté



Panorama dal Gran Lasté

Stella Alpina

Passaggio sulla Bepi Zac

Riparo della Guerra

Galleria di Guerra

Resti di postazioni

Tornato al passo Le Selle, non mi fermo, ma proseguo discendendo per la verde val Monzoni. Il sentiero è comodo e non troppo ripido, passa accanto al laghetto delle Selle (2232 m), che quest'anno è completamente asciutto! Perdendo ancora quota, passo per il caratteristico rifugio Taramelli (2042 m), l'unico rifugio della Società Alpinisti Tridentini che conserva ancora l'antica struttura a cubo di inizio novecento. Seguo il sentiero che attraversa zone con vegetazione più folta, guada il ruscello e supera una zona piena di api! Passo per la malga Monzoni (1862 m), che quest'anno è chiusa in quanto i vecchi conduttori non hanno rinnovato il contratto di gestione, e proseguo a scendere fino allo sbocco della valle Monzoni nella val San Nicolò, dove un tempo si poteva arrivare con le auto private. Da qui, il percorso diventa su asfalto, pur attraversando prati e boschi idilliaci, fino alla malga al Crocifisso. Prendo il sentiero segnato che percorre per qualche chilometro una strada forestale parallela alla strada asfaltata, che mi riconduce al grande parcheggio in località Vidor (1410 m). Ora non mi resta che qualche chilometro di strada fino a Pozza.


La forcella de l'Ort vista dalla val Monzoni

Il sentiero che scende dalla forcella de l'Ort

Pala de Crapela/Carpella, Sforcele de l'Ort

Alta val Monzoni

Il lago Le Selle clamorosamente asciutto!

Stella alpina

Lago de Le Selle asciutto

Rif. Taramelli


Rif. Taramelli

Val Monzoni


Commento finale

Lunga e bellissima gita che attraversa, almeno fino al passo Le Selle, luoghi poco frequentati: la ferrata Gino Badia credo sia percorsa da pochissimi escursionisti e anche il sentiero Bepi Zac, pur più battuto della Gino Badia, non è affollato quanto altri percorsi in zona. Partendo presto la mattina è molto probabile incontrare animali selvatici e godere ancora di più dei silenzi della natura. Le difficoltà non sono per tutti, ma comunque contenute e alla portata di escursionisti mediamente esperti.








Dati dell'Escursione




Data: 28 agosto 2024
Partenza/Arrivo:  Pozza di Fassa, 1350 m
Punto più alto: Gran Lasté, 2717 m
Dislivello totale:  1615 metri circa in salita e discesa
Sviluppo del percorsocirca 25 Km
Tempo impiegato7 h 30 min circa (incluse soste) - da Pozza di Fassa (1350 m) a Sauch (1720 m): 1 h 15 min: da Sauch a forcella Pief (2184 m): 1 h; da Pief a forcella de l'Ort (2491 m): 1h 20 min; da forcella de l'Ort a passo Le Selle (2530 m): 20 min; da passo Le Selle alla cima del Gran Lasté (2717 m): 40 min; dal Gran Lasté al rif. Taramelli (2046 m): 1 h 15 min; dal rif. Taramelli a Pozza: 1 h 30 min
DifficoltàEEA - F - Lunga escursione che in parte si svolge su terreno ripido, franoso e un po' esposto. I tratti esposti sono parte di due brevi e facili vie ferrate/sentieri attrezzati: ferrata Gino Badia, che raggiunge la forcella de l'Ort e la prima parte (fino al Gran Lasté) dell'Alta Via Bepi Zac, che in realtà, in questo primo tratto, presenta poche attrezzature, è molto facile ma presenta qualche passaggio un po' esposto. Per i meno esperti si consiglia l'utilizzo del kit da ferrata, mentre il casco è sicuramente consigliabile a tutti.
Attrezzatura: Scarpe da montagna, casco, kit da ferrata per i meno esperti.



Nessun commento:

Posta un commento