Un classico anello nel sottogruppo di Larsèc
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(Pera di Fassa, 18 agosto 2021) - Esco di casa alle sette meno un quarto e mi incammino verso la parte alta di Pera, a quest'ora non c'è in giro nessuno, tutta la valle è nell'ombra e fa un bel freschetto...
Invece di prendere il sentiero più diretto per salire a Gardeccia, mi ritrovo sulla vecchia via Crucis che porta a Munciogn. Fa niente: sono solo pochi minuti di cammino in più.
Giunto alla frazione di Munciogn, percorro il tratto asfaltato, ma chiuso al traffico, che si inoltra nel solco della valle del Vajolet, con belle viste sulle vette del Catinaccio, illuminate dai primi raggi di sole.
Il panorama è particolarmente pittoresco e suggestivo dalle case di Soal, da dove i Dirupi di Larsec si mostrano in tutta la loro imponenza.
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Cigolade e Coronelle da Soal |
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Dirupi di Larséc |
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Il Larséc visto da Soal |
In questo tratto la strada è poco pendente e ad un certo punto si può lasciare la nuova (asfaltata) per la vecchia via per Gardeccia, che costeggia il torrente. Ovviamente mi incammino per la via vecchia.
Percorro quindi la strada sassosa che costeggia il fragoroso corso d'acqua, imbrigliato in più punti ma sempre bello, ai margini di una fitta foresta di scuri abeti.
Poco sotto Gardeccia, sempre seguendo l'antico tracciato, attraverso il ghiaioso letto del torrente, qui un po' più naturale, e risalendo un bel bosco di larici e pecci, sbuco sul sentiero che viene da Ciampedie.
Ancora pochi minuti di cammino e giungo, tra verdi pascoli, alla conca di Gardeccia (1950 m).
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Le cime dei Mugoni viste da Gardeccia |
Da qui, attraverso un ponticello e prendo il sentiero delle Scalette, che inizia moderatamente ripido, attraverso una fitta fascia di pini mughi. Il forte odore di resina e il panorama assai suggestivo mi inebriano, non sento alcuna fatica. Ad un tratto il sentiero smette di salire e inizia un lungo traverso tra cembri e larici, ai piedi dei Dirupi di Larséc. Mentre procedo, ho la fortuna di incrociare un bell'esemplare di camoscio, che, avvistatomi, prima fugge nel bosco a monte del sentiero, poi si ferma qualche istante ad osservarmi.
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Camoscio |
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La parete del Gran Cront, il passo delle Scalette e la Pala della Ghiaccia |
Il sentiero prosegue, in ambiente selvaggio e pittoresco, attraversando degli scoscesi canaloni ghiaiosi fino ad arrivare ad un bivio: tirando dritto si procederebbe per il vecchio tracciato, che però è franato ormai da molti anni, mentre a sinistra si sale ancora nel bosco, per poi passare in traverso orizzontale su delle rocce. Qui inizia il primo tratto attrezzato del sentiero delle Scalette.
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Foto del 2015 |
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Foto del 2015 |
Il traverso attrezzato non è affatto difficile ma sicuramente esposto: è ottimamente assicurato con corda fissa e pioli per i piedi, ma è meglio legarsi... Superato questo breve tratto a mezza costa, ripongo cordini e moschettoni (ma non il casco!) e riprendo a salire per il sentiero che risale la gola rocciosa, stretto tra altissime pareti.
Sono in perfetta solitudine: un po' perché è ancora presto, visto che la stragrande maggioranza degli escursionisti arriva a Gardeccia dopo essere salito a Ciampedie con i mezzi di risalita, che non aprono prima delle otto (io a quell'ora ero già a Gardeccia...), ma in ogni caso, questo sentiero non è mai troppo affollato, anche in orari più turistici.
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Il canalone del passo delle Scalette |
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Salendo il canalone delle Scalette |
Il sentiero risale senza troppe difficoltà tra massi e gradoni rocciosi, segnalato bene, anche se per un tratto prendo una traccia "sbagliata" che mi porta per qualche decina di metri fuori via... Perdersi è comunque impossibile per la stessa natura del luogo, un ripido canalone incassato tra pareti alte e verticali.
Supero, per lo più camminando su ghiaie, un buon tratto di canalone per poi trovare dei passaggi su roccia ripida, ma molto facili, attrezzati con cavo d'acciaio, ma comunque ricchi di appoggi per i piedi.
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Lungo il Sentiero delle Scalette |
Ancora un po' di piacevole fatica e sbuco sul ripiano del passo delle Scalette (2403 m), ampia apertura che si affaccia sull'arida conca del Larséc. Davanti a me si svela un mondo appartato e impensabile da fondovalle, con il piccolo bacino del Lago Secco, che in questo periodo è veramente secco, sormontato dalla propaggine turrita del Cogolo del Larséc e le pareti delle cime tutte attorno a far da corona.
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Conca del Larséc, con cima Scalieret e Cogolo del Larséc |
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Il Lago Secco e il Cogolo del Larséc |
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La valle di Lausa dal Lago Secco |
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Le Pope e la cresta della Pala de Mesdì con il caratteristico tozzo torrione |
Prendo a risalire per la traccia che percorre la valle di Lausa, attraversando suggestivi pianori erbosi, circondato da un mondo di roccia silenzioso, dalle forme spettacolari. Intanto si è alzato un venticello freddo e il sole va e viene, coperto dalle nuvole. Visto però che il cammino è ancora in salita, rimango in maglietta e continuo a camminare, ben sapendo che, per la legge di Murphy, dal momento che mi coprissi splenderebbe il sole e cesserebbe il vento, facendomi sudare...
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Vista verso il passo delle Scalette |
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Passo delle Scalette visto dalla valle di Lausa |
La salita si fa sempre più ripida e il clima più rigido: arrivo al passo di Lausa (2709 m) dove tira una bella giannetta, come dicono dalle mie parti. Qui una coppia di escursionisti tedeschi mi precede di qualche minuto: sono le prime persone che vedo da quando sono uscito di casa. Anche loro sono diretti verso la cima di Lausa e si avventurano sui ripidi e sassosi pendii che scendono, da ovest, sul passo. Mi incammino anche io per le stesse tracce, oggi ben segnate anche con vernice bianca e rossa, mentre mi ricordo che la prima volta che passai di qui, più di dieci anni fa, c'erano solo degli ometti di pietre. Visto il clima che non accenna a mitigarsi, cedo alla sensazione di freddo e indosso un micropile.
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Dal passo di Lausa, vista sul Mantel e sullo sfondo Sassolungo e Sella |
La salita è abbastanza faticosa, ma non lunga e regala viste panoramiche stupende. Non ci vuole quindi molto sforzo per giungere sull'ampio e lunare spiazzo che costituisce la
cima di Lausa (2882 m).
Panorama stupendo a trecentosessanta gradi, particolarmente dettagliato sull'antistante Catinaccio d'Antermoia, sulla cui vetta si scorgono vari escursionisti.
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Salendo alla cima di Lausa, vista sulla Croda dei Cirmei |
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Cima di Lausa |
Non indugio troppo sulla cima, visto il venticello che continua a soffiare malandrino... Mi incammino quindi in discesa, verso il passo del Larséc e indosso i guanti, dato che le mani stanno divenendo sempre più insensibili... La discesa è ripida con qualche tratto un po' scosceso e sdrucciolevole, ma dura poco: un po' prima di arrivare al frequentato passo Antermoia, mi tengo sulla sinistra e prendo un esile ma ben marcato sentierino che attraversa i ghiaioni incuneandosi in un valloncello. Arrivato sotto ad un intaglio, il sentiero sparisce, ma sono evidenti le tracce di passaggio che conducono, su terreno un po' disagevole, all'intaglio del passo Scalieret (2784 m). Da qui posso vedere la lunga e poco inclinata cresta che porta sull'omonima cima, verso cui mi incammino.
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La valle del Lausa vista dalla omonima cima |
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Catinaccio d'Antermoia |
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Cima e passo Antermoia dal passo delle Scalette |
La cresta della cima Scalieret è lunga e poco ripida, percorsa da un'evidente traccia, solo a tratti un po' esposta, ma sempre aerea. La vista è impareggiabile, soprattutto su Catinaccio centrale e Torri del Vajolet. Camminando quindi su questa dorsale quasi sospesa sulla valle del Vajolet, arrivo con grandissima soddisfazione alla vetta (2889 m), sormontata da una grossa croce.
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Catinaccio, Gartl e Torri del Vajolet |
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La città di Bolzano |
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Torri del Vajolet |
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Dalla cima Scalieret |
Sosto un po' per mangiare e godere il magnifico panorama tutto attorno, perfettamente solo. Il venticello non smette di soffiare e, nonostante il sole che ogni tanto si affaccia tra le nuvole, continua ad essere piuttosto fresco. Decido di scendere dal versante opposto rispetto a quello da cui sono salito.
Scendo infatti per il sentiero Don Guido, che mi porterà prima al Passo delle Pope e poi ai rifugi Vajolet e Preuss. Il primo tratto di discesa è molto ripido e scivoloso, il sentiero è poco evidente, ma vi sono dei segni di vernice rossa che aiutano molto l'orientamento. Mano a mano che calo di quota, la traccia si fa più netta e sempre più frequenti i segni di vernice rossa, a volte anche eccessivi. Incontro un escursionista che sta faticosamente arrancando in salita per queste ghiaie instabili. In una manciata di minuti o poco più raggiungo il Passo delle Pope (2720 m).
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Cima delle Pope |
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I sassosi pendii della Scalieret che scendono al passo delle Pope |
Dal passo continuo a seguire i frequenti bolli rossi del sentiero Don Guido, che scendono per i versanti di sfasciumi verso il fondo dell'alta valle del Vajolet. Ogni tanto c'è qualche facile roccetta da superare, ma nessuna difficoltà particolare. Particolari sono invece le viste, spettacolari, sempre sul settore centrale del Catinaccio e particolare è anche l'ambiente circostante, solitario e selvaggio nonostante sia a poche centinaia di metri in linea d'aria da uno dei sentieri più frequentati delle Dolomiti. Il tracciolino, prima di arrivare al fondo valle, piega a sinistra, percorre uno stretto canalino roccioso, passa alla base di alcune falesie con degli arrampicatori in azione, e finalmente, attraversato il rio Soal, mi conduce all'affollato pianoro dove sorgono i rifugi Vajolet e Preuss (2248 m).
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Scendendo dal passo delle Pope |
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Lungo il sentiero Don Guido, l'anticima nord del Catinaccio |
L'affollamento di questo posto è scontato, dato che si tratta di una meta tradizionale del turismo dolomitico da almeno un secolo e mezzo... Non mi soffermo molto e procedo per la larga sterrata che scende verso Gardeccia, incrociando decine e decine di persone che salgono. Arrivato a Gardeccia, passo a dare un saluto al resto della famiglia che sta pranzando al rifugio: mi propongono di fermarmi e ordinare qualcosa da mettere sotto i denti, ma declino: l'escursione non è ancora finita e quindi proseguo, per l'itinerario percorso stamattina, verso Pera. Passo ancora, quindi, sotto ai meravigliosi picchi del Larséc, che da qui hanno l'aspetto di un selvaggio e turrito castello di roccia, non potendo evitare di scattare numerose foto. Cammina cammina, scendo sempre più verso valle, supero il bosco e arrivo alle prime case di Pera, da dove sono partito questa mattina.
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Dirupi di Larsec |
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Spiz de le Roe de Ciampié |
Commento finale
Bellissima escursione che attraversa luoghi selvaggi a poca distanza da mete frequentatissime e affollate. Panorami speciali ed insoliti ed ambienti suggestivi ne fanno una delle più belle gite che si possono fare in questa parte del Catinaccio.
Dati dell'Escursione
Data: 18 Agosto 2021
Partenza/Arrivo: Pera di Fassa, 1325 m
Punto più alto: Cima Scalieret, 2889 m circa
Dislivello totale: 1780 metri in salita e in discesa
Tempo impiegato: 7 h 35 min circa (incluse soste) - da Pera (1320 m) a Gardeccia (1950 m): 1 h 20 min; da Gardeccia al passo delle Scalette (2403 m): 2 h; dal passo delle Scalette alla cima di Lausa (2882 m): 1 h; dalla cima di Lausa alla cima Scalieret (2889 m): 50 min; dalla cima Scalieret al rif. Vajolet (2248 m): 1 h: dal Vajolet a Pera: 1 h 15 min
Sviluppo del percorso: circa 22 Km
Difficoltà:
EEA - Il
sentiero Attrezzato delle Scalette è un sentiero
per escursionisti esperti che presenta brevi tratti di difficoltà paragonabile a ferrate medio/facili (PD). Il resto del percorso richiede una certa
fermezza di piede e sicurezza nel procedere su pendii scoscesi e a volte franosi, in particolare lungo il
sentiero Don Guido. Anche la
cresta della cima Scalieret non è banale: pur facile, presenta qualche breve tratto aereo e forse un po' esposto, che
non è proprio per tutti. Per il resto si tratta di classici sentieri escursionistici, molto battuti e ben segnalati.
Attrezzatura: Scarpe da montagna; casco e kit da ferrata raccomandati per il primo tratto del sentiero delle Scalette.
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