sabato 14 settembre 2019

La più difficile: via dei Laghetti al monte Prena


Tra le escursioni del Gran Sasso, questa salita al monte Prena è forse quella tecnicamente più difficile...



--------------


(Campo Imperatore, L'Aquila, 14 settembre 2019) - Settembre continua in un clima d'estate, anche in montagna. Con l'amico Stefano, ci rechiamo sul Gran Sasso per un'escursione impegnativa, che non ripeto da dieci anni. Raggiungiamo quindi la grande piana di Campo Imperatore, ci dirigiamo al suo bordo orientale, quasi a Fonte Vetica, ma lasciamo l'auto poco prima, all'inizio della sterrata che porta alla vecchia miniera di Bauxite. Qui, in un nuovo parcheggio, ci cambiamo le scarpe e iniziamo la lunga e impegnativa escursione.

Monte Prena, Monte Camicia da Fonte Vetica
I monti Prena e Camicia

In cammino verso il Prena
In cammino verso il Prena
L'escursione comincia quindi sulla pianeggiante sterrata, che si fa largo nella steppa di Campo Imperatore. Un tempo si percorreva in auto, oggi è vietato oltre che poco consigliabile, a meno che non si abbia un fuoristrada. Non ci mettiamo comunque molto ad arrivare sotto il pendio che scende dal fianco sud-ovest del Camicia e che ci dovrebbe portare, a mezz'altezza, nel vallone della Fornaca.




Ora devo confessare una cosa: sono passato tante volte per questo itinerario e tutte le volte mi sono detto: "questa via è sbagliata! La prossima volta non risalirò questi pendii per poi scendere nella Fornaca, ma entrerò nel vallone subito, dal basso!". Ecco: anche questa volta ho fatto lo stesso sbaglio e ho detto la stessa cosa. Adesso lo scrivo anche qui, vediamo se la prossima volta commetterò ancora lo stesso errore...

Eh sì! Errore, perché per la via che abbiamo seguito, ad un certo punto, bisogna scendere, senza sentiero, a prendere la traccia che percorre il vallone che dobbiamo poi risalire. Questo fa perdere un po' di tempo e qualche energia, ma poco male: rende l'escursione più avventurosa (consoliamoci così...).

Ci caliamo quindi in questo selvaggio vallone, scavato dall'erosione delle acque che scendono impetuose al disgelo e dopo forti piogge dai versanti della montagna. L'aspetto è aspro ed esotico, sembra un paesaggio da film western, tra chiari calanchi di gesso e il letto sabbioso del torrente asciutto. Poi risaliamo per uno stretto e ripido sentiero, tra pascoli impervi, fino ad una sella fra l'erbosa cima delle Veticole (a sud) e il dirupato e roccioso corpaccione del monte Prena sull'altro lato (1970 m). Da qui, una rapida e ripida discesa porta, in poche decine di minuti, al termine di un altro vallone - la Canala - che scende proprio in corrispondenza del versante roccioso da cui sale la via dei Laghetti, che vogliamo percorrere.

sella delle Veticole
Alla sella delle Veticole
La via dei Laghetti percorre una serie di canali rocciosi, un po' camminando su ripidi pendii ghiaiosi e zolle erbose, un po' scalando dei risalti rocciosi di facile difficoltà. "Facile" va ovviamente inteso nell'ambito dell'arrampicata vera e propria: questi passaggi, per un non-arrampicatore, sono in realtà molto difficili. Qualche tratto infatti è tutt'altro che banale e mette sicuramente in difficoltà chi non ha dimestichezza con la tecnica arrampicatoria.

Il nome della via deriva dalle numerose pozze di acqua turchina, che qua e là ingentiliscono l'ambiente arido e roccioso su cui si articola l'itinerario. Si tratta quindi di uno di quegli itinerari in cui l'escursionismo si incontra con l'alpinismo, rendendo un po' arbitraria la classificazione della gita nell'una o nell'altra attività.

All'inizio della via

Una delle caratteristiche pozze - i Laghetti

Ho percorso questo itinerario quattro volte (questa è la quinta), l'ultima volta, come detto, esattamente dieci anni fa. Ricordo ovviamente i passaggi più significativi, quelli cioè che mi hanno più impegnato nelle diverse salite. Tra questi, uno all'inizio, che consiste in una paretina di quattro o cinque metri, interrotta da una stretta cengia, che si può salire a sinistra (più facile, ma di solito bagnato) o a destra, con qualche difficoltà maggiore. Oggi lo salgo a sinistra e non trovo grossi problemi: traverso sulla cengia e supero questo primo ostacolo. Segue ora un lungo tratto con numerosi passaggi in arrampicata, tra il I e il II grado, che trovo molto piacevoli.

In traverso sulla prima paretina
Via dei Laghetti, monte Prena

Via dei Laghetti, monte Prena

Via dei Laghetti, monte Prena

Via dei Laghetti, monte Prena

Via dei Laghetti, monte Prena


Dopo questa sezione della via, in cui un po' si arrampica e un po' si cammina ai bordi del canale, spesso attraversandolo per passare su uno o l'altro lato, arriviamo ad un'altro passaggio chiave, a mio parere il più impegnativo. Si tratta di un salto di roccia che parte verticale per poi diventare appoggiato, ma con pochi appigli. La roccia è abbastanza liscia e sulla destra una parete impedisce un po' la possibilità di movimento. Devo dire la verità: non ricordavo affatto questo passaggio, sebbene l'abbia superato, in passato, quattro volte. Evidentemente, ai tempi, non mi dava particolari difficoltà. Oggi... Faccio una fatica cane per superarlo e fortuna che qualcuno ha fissato una corda sulla sinistra: nel bel mezzo del passaggio, infatti, tra un'imprecazione e l'altra, non trovando appigli la afferro e la uso come appiglio senza vergogna! Si vede proprio che non arrampicare più da anni mi ha fatto perdere la poca capacità che avevo... E pensare che, vedendo la corda, che un tempo non c'era, mi ero detto: "nooo! pure la corda! ma nemmeno serve!"... Stefano, invece sale come un gatto su per la paretina!

Via dei Laghetti, monte Prena
Il passaggio più difficile

Via dei Laghetti, monte Prena
Il passaggio più difficile

Via dei Laghetti, monte Prena
Il passaggio più difficile

Saliamo ancora per canali, con vari passaggi di arrampicata tra i massi. Qualche volta bisogna anche arrampicare in discesa per passare dal bordo del canale al suo fondo, oppure per scendere dalla sommità di qualche masso. A volte è necessario anche qualche salto in basso, cosa che odio!

Via dei Laghetti, monte Prena

Via dei Laghetti, monte Prena

Via dei Laghetti, monte Prena


L'altro passaggio tosto della via (questo me lo ricordo) è un breve camino un po' lisciato, dove per salire occorre fare opposizione con il corpo sulla parete di destra: anche qui hanno lasciato una corda di nylon pendente, ma questa volta non mi serve: le difficoltà, in questo caso, me le ricordo analoghe a quelle che percepivo dieci anni fa (meno male!).

Superato questo ostacolo, l'arrampicata è meno impegnativa e ci sono lunghi tratti da camminare, ma incontriamo ancora qualche passaggio in cui sono necessarie le mani. Intorno il paesaggio continua ad essere roccioso e suggestivo, tra giallastre pareti e creste irte di torri. Ad un certo punto, però, usciamo dal versante roccioso per passare ad un versante più aperto e ghiaioso: si scorge in alto la croce della cima che sembra lì, a portata di mano.

Usciti dal canale, il panorama si allarga su Campo Imperatore

Vista su Campo Imperatore
Saliamo per questi ripidi pendii seguendo una labile traccia di sentiero, tra magri pascoli e piccole aiuole di Stelle alpine appenniniche. Con un piccolo ulteriore sforzo raggiungiamo la panoramica cima del monte Prena (2561 m), piuttosto affollata di escursionisti provenienti per lo più dal Sentiero del Centenario.

Salendo verso la cima

Stelle alpine appenniniche
Stelle alpine appenniniche


Finalmente in vetta

Monte Prena
L'aria oggi è limpidissima e la vista nitida a trecentosessanta gradi: lo sguardo spazia su gran parte dell'Appennino centrale e sull'azzurro mare Adriatico. Stringo la mano a Stefano e lo ringrazio: senza di lui non sarei mai tornato, dopo dieci anni, a percorrere una via così impegnativa.

Dalla cima, vista sulle colline teramane e il mare Adriatico

Ci rifocilliamo un po' mangiando qualcosa, ma non sostiamo troppo: siamo pronti a ripartire, il cammino è ancora lungo. Scenderemo dalla via normale, un itinerario facile, ma in alcuni punti ripido e un po' franoso. Percorriamo quindi un pezzo di cresta, per imboccare il canalino che scende verso nord in cui passa il sentiero della normale. L'itinerario è segnato, ma non benissimo: come già in passato, trovo qualche difficoltà a individuarlo subito e infatti, dopo aver oltrepassato il punto dove si lascia la cresta del Prena per scendere nel canalino a nord, dobbiamo tornare indietro. Finalmente individuata la strada giusta, scendiamo tra roccette e ghiaie un po' franose, perdendo rapidamente quota. In poco tempo ci ritroviamo sui prati alla base del versante nord del Prena.

Monte Prena, via normale
Scendendo nel canalino a nord del Prena, via normale

Monte Prena, via normale
Un caratteristico masso incastrato tra le due guglie

Percorriamo ora un lungo tratto in traverso orizzontale verso est, avvicinandoci alla mole del monte Camicia. Un paio di camosci in lontananza ci osservano placidi, mentre pascolano l'erba. Dopo un bel pezzo di cammino a saliscendi, arriviamo al vado di Ferruccio (2244 m). Ancora panorama superbo con a nord le colline che degradano verso il mare e a sud la piana di Campo Imperatore e, lontana, la Majella. Da qui prendiamo il sentiero che si snoda sui versanti erbosi che scendono dal monte Camicia: siamo fisicamente a posto, quindi procediamo spediti, in qualche tratto quasi di corsa. Anche lungo questo sentiero, incontriamo un camoscio che se ne sta placido a riposare su un masso.

Camoscio appenninico
Camoscio appenninico
Ancora più in basso, incontriamo un pastore che bada al gregge: una scena immutata da millenni, una realtà un tempo comune che oggi è sempre più rara.

Pastore, gregge e monte Prena

Arriviamo infine alla strada sterrata percorsa questa mattina, all'andata. Stefano, che è forte atleta ed ha un po' di fretta, propone di percorrere questi ultimi quattro chilometri di corsa: acconsento a questa proposta un po' bislacca, pur non pienamente convinto... Mi piace correre, ma con scarpe da montagna, zaino sulle spalle e al termine di una scalata di sei ore non è propriamente mia abitudine... Ma anche questo, alla fine, è fatto: giungiamo (io con un paio di minuti di ritardo) all'auto, dove la nostra avventura tra i monti si conclude, lasciandoci ancora una volta una grande soddisfazione.

Campo Imperatore
Campo Imperatore


Commento finale

Escursione che per difficoltà tecniche sconfina nell'alpinismo, sicuramente non accessibile a tutti. L'ambiente del canale dove sale la via è molto particolare, sia per le pozze d'acqua, che per le pareti e le guglie di chiaro calcare che la contornano. Molto suggestivo e caratteristico è anche il paesaggio tutto intorno: la piana di Campo Imperatore, i fiumi di ghiaia (Canala e Fornaca), i versanti dirupati e turriti del Prena e del monte Infornace, la vista che si estende sulle dolci colline del teramano e sul mare Adriatico. Inoltre è facile l'incontro con i camosci e con le tante Stelle Alpine appenniniche che crescono solo qui ed in altre limitatissime porzioni di Appennino. Ci sono quindi mille motivi per percorrere questa via impegnativa, a patto di avere un minimo di dimestichezza con l'arrampicata;viceversa c'è il rischio di mettersi seriamente nei guai. Da evitare, per esperti e meno, se minaccia pioggia: in caso di temporali la gola rocciosa in cui sale la via diventa un torrente in piena con le conseguenze che facilmente si possono immaginare.




Carta Kompass - le frecce nere indicano i sentieri e il verso percorso

La via dei Laghetti tracciata su Google Earth




Dati dell'Escursione



Data: 14 settembre 2019
Partenza/Arrivo: Campo Imperatore, 1550 m
Punto più alto: vetta del Prena, 2561 metri 
Rifugi:  nessuno
Dislivello totale: 1320 metri circa
Tempo impiegato6 h 45 min circa (incluse soste) - dal parcheggio (1550 m) alla sella delle Veticole (1970 m) 1 ora 40 min; dalla sella delle Veticole all'attacco della via dei Laghetti (1850 metri) 40 min; via dei Laghetti fino alla cima del Prena (2561 m) 2 ore; dalla cima del Prena alla strada per la miniera (930 m) 2 h 10 min; dalla partenza della normale al parcheggio 18 min.
Sviluppo del percorsocirca 19 Km
DifficoltàPD-  riporto il grado dato dalla storica guida CAI Grazzini-Abbate; la via dei Laghetti oppone tratti di I e II grado con almeno due passaggi di III. Su questi passaggi di III grado, alla data in cui l'ho percorsa, erano state fissate delle brevi corde statiche, cui però consiglio di non fare pieno affidamento (evitate di appendervi!), dato che il nylon, lasciato esposto agli elementi atmosferici, deteriora rapidamente. Si tratta quindi di un itinerario assolutamente sconsigliato a chi non abbia una minima conoscenza del gesto arrampicatorio. La via normale, da cui siamo scesi, è di grado E+ in quanto, nella parte alta, è scoscesa e un po' franosa, mentre per il resto percorre un comune sentiero di montagna. Il tratto che abbiamo percorso per arrivare all'attacco della via dei Laghetti, attraverso la Fornaca e le Veticole, non è banale per orientamento e presenta qualche passaggio un po' delicato: anche questo quindi è da classificare E+
Attrezzatura: Casco e scarpe da montagna. Imbragatura e corda non sarebbero utili, sebbene qualche chiodo sia presente lungo la via, a meno di essere persone che non sanno arrampicare, accompagnate da alpinisti veramente esperti. 

2 commenti:

  1. Niente male, anche solo averla ritrovata, perchè in effetti è un pò nascosta.
    Ambiente favoloso e pochissimo frequentato, per le ragioni che hai spiegato. Salire un III slegati, può certamente nascondere qualche insidia se magari non trovi subito l'appiglio giusto.
    Fantastica la corsa finale di 4km, dopo 15km di salita e discesa impegnative, ma da Stefano te lo dovevi aspettare, lui non sa andare piano :-)
    A presto
    Leo

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Leo, il tempo passa e la dimestichezza con la roccia si allontana... Almeno la resistenza alle salite non diminuisce, anzi: è maggiore di un tempo.

      Un abbraccione

      Elimina