Una lunga escursione fino in vetta al Križ.
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(Ruški križ - Kranjska Gora - 17 agosto 2019) - Il sole deve ancora sorgere su Kranjska Gora e l'aria è fresca. Mi faccio lasciare da mio padre lungo la strada che porta al passo
Vršič, ma un po' troppo presto: il sentiero inizia circa un chilometro più avanti e me ne rendo conto troppo tardi, quando sto attraversando delle fattorie con un poco rassicurante cartello
"Attenzione ai tori!" . Fa niente: non sarà una quindicina di minuti in più di cammino a pesare...
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Una vista della conca Krnica, che dovrò percorrere, e della Kriška stena, la parete che chiude la valle |
Percorro quindi qualche centinaio di metri di asfalto in più del preventivato, fino ad arrivare al punto in cui inizia il mio percorso: dapprima una strada sterrata che scende nel bosco, poi un sentiero tra i prati mi portano all'alpeggio Klin (Planina v Klinu) 950 m. Ogni volta che passo di qui, non posso che fermarmi ad ammirare questa radura circondata dalle montagne: è veramente affascinante, con le severe pareti della Škrlatica, del Razor e del Prisojnik che si alzano chiare e verticali, dai cupi boschi. Già da qui si vede il punto chiave dell'escursione: la Kriška stena, che significa Parete del Križ (che a sua volta significa croce, quindi: parete della Croce...). La valle che mi si apre davanti, infatti, è chiusa in fondo da una severa bastionata di roccia (la Kriška stena suddetta) che da qui appare quasi invalicabile se non con una vera e propria arrampicata.
Guado il ruscello, bagnandomi un po' i piedi, poi risalgo nel bosco, fino a giungere al rifugio Koča v Krnici (1113 m). Da qui il sentiero prosegue tra vegetazione sempre più bassa, sempre nell'ombra della valle. Cammina, cammina, giungo tra grandi massi erratici, molto vicino alle pareti, alla base dei ghiaioni che scendono dalla muraglia che sbarra la vallata verso sud: qui, un astuto e sorprendente percorso, riesce a sfruttare una serie di cenge e canalini per vincere le rocce della parete senza grandi difficoltà. Nei punti un po' più critici, sono presenti attrezzature artificiali.
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I primi raggi di sole arrivano sulle vette delle severe muraglie circostanti |
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La valle Krnica appena percorsa |
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La muraglia della Kriška Stena |
Sulla parete c'è un gruppetto che sta salendo; alla sua base due coppie di escursionisti: una mi precede di qualche minuto, l'altra è arrivata poco prima di me. Mi preparo più velocemente, indosso casco ed imbragatura, quindi gli passo avanti. Salgo guardingo, tra le aeree cenge e le facili paretine che le collegano tra di loro. Qualche passaggio è piuttosto esposto, ma non ci sono tratti particolarmente difficili. La maggioranza delle attrezzature è costituita da pioli e appigli artificiali, relativamente pochi i cavi d'acciaio. Cordino e moschettoni non sono molto utili, bisogna stare attenti.
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Un gruppo partito prima di me |
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Una vista sulle pareti della Kriška Stena |
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L'attacco del percorso sulla parete |
Salgo quindi godendomi il percorso, un po' faticoso ma anche divertente. Rimango concentrato passo dopo passo, ogni tanto una piccola sosta per fotografare e bere un po' d'acqua.
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Il percorso si snoda su esposte cenge |
Senza eccessivi problemi, sbuco sull'orlo della Kriška stena, dove si apre un altro ampio panorama.
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Una guglia di roccia |
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Sguardo verso il basso |
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Panorama dall'orlo della Kriška stena |
Ora posso togliere casco e ammennicoli vari e mangiare qualcosina... Sono sull'orlo della parete e da questo lato la montagna degrada molto più dolcemente, con una distesa di roccia chiara, abbagliante, intensamente lavorata e spaccata dai fenomeni carsici che scende verso la valle Vrata. Mi oriento un attimo per individuare il percorso che mi porterà alla meta della giornata: la vetta del Križ (2409 m). Devo infatti raggiungere la sella della Bovška Vratca (2373 m) e, da qui, percorrere la rocciosa e poco inclinata cresta che mi porterà in cima a questa montagna, non molto appariscente in realtà, ma piuttosto panoramica.
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Il Križ e sulla destra la cresta che dovrò percorrere |
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Il Križ e, a sinistra, la Stenar |
Risalgo tra rocce e ghiaie fino alla sella della Vratca, lascio momentaneamente alla mia destra il sentiero che scende verso i Kriški podi e rimonto la cresta, che presenta dei passaggi su roccette non banali, in parte attrezzati.
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Lungo la cresta |
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Un passaggio lungo la cresta |
Dalla cima il panorama è a trecentosessanta gradi ed è molto bello: peccato che oggi la visibilità non sia limpidissima. Sosto poco e poi ripercorro la cresta a ritroso, verso la Bovška Vratca.
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Panorama dalla veta |
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Dalla cresta, vista verso il Razor |
Da qui prendo un sentierino che con qualche saliscendi, perde quota in direzione dell'altipiano dei Kriški podi... Ghiaie, roccette, qualche facile e breve tratto attrezzato: non ci si può distrarre né rilassare, ma è tutto piuttosto divertente. I panorami, poi, sono spettacolari, soprattutto verso i sottostanti laghetti del Križ, che sembrano degli occhi azzurri spalancati tra il biancore delle rocce.
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Affaccio sulla valle Velika Pišnica |
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Il Triglav appare maestoso da dietro il Bovški Gamsovec |
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Il lago Zgornjo Kriško jezero |
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Belle Stelle Alpine |
E' ancora mattino, ma sono già cinque ore che cammino, per lo più su terreno impervio... Gli stupendi panorami e l'ambiente selvaggio e naturale in cui mi trovo immerso fanno passare il tempo velocemente, senza che me ne accorga. Scendo ancora, fino ad arrivare vicino al rifugio Pogačnikov dom (2050 m).
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Tra le nuvole, sopra la val Trenta, sbuca lo Jalovec |
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Altro laghetto: Srednjo Kriško jezero |
Ora mi trovo dal lato di Bovec, sul versante Trentano di queste montagne. Per tornare al versante della Gorenjska, da dove sono partito, devo valicare il passo di Sedlo Planja, tra il Razor e la Planja. Per raggiungerlo, mi tocca una ripidissima salita per un abbacinante ghiaione inondato dal sole.
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La Planja e l'omonima sella, che dovrò raggiungere |
Comincio la ripida salita... è dura procedere, ma so che un passo dopo l'altro si arriva sempre, c'è solo da pagare un prezzo in fatica, più o meno pesante. Le ghiaie sono un po' scomode, in molti tratti si devono superare dei brevi e facili gradini rocciosi, che però richiedono un supplemento di energie ad un fisico già provato dal molto cammino e dal notevole dislivello percorso.
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Durante la salita, una vista della sella |
Poco sotto la sella, incontro una femmina di stambecco, che sbuca all'improvviso tra le rocce in cerca di qualche succosa erbetta da pascolare. Come sempre, quando mi capita di incontrare animali selvatici, provo una soddisfazione ed una gioia che mi fanno dimenticare le fatiche sopportate.
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Stambecco |
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Stambecco |
Ancora un piccolo sforzo... Sono abbastanza stanco: fino a questa mattina, mettevo tra le possibilità quella di salire, oltre al Križ, anche un'altra montagna, accessibile dalla sella Planja: la Planja, appunto, o addirittura il Razor, su cui conduce una nuova via ferrata. Ora però non mi passa neanche per la testa! Nemmeno la salita alla Planja, tutto sommato assai breve dato che tra andata e ritorno richiederebbe poco più di mezz'ora, mi pare raccomandabile in questo momento! Sono piuttosto affaticato, ma non è tanto quello: è che in me, cosa insolita, c'è il piccolo dubbio di non potercela fare; e manca ancora molto alla conclusione dell'escursione.
Ancora un breve tratto di salita e arrivo finalmente al valico di Sedlo Planja (2350 m): qui trovo un cartello che indica ancora quattro ore e mezzo di marcia per raggiungere il passo del Vršič! Visto così, all'improvviso, non fa una gran bella impressione! In realtà so che al mio passo ci metterò di meno, ma in questo momento ho già percorso più di 1800 m di dislivello e sono circa sei ore che cammino tra rocce, pareti e ghiaioni... Lo sconforto comunque dura pochissimo: mi concentro sul percorso e sulla bellezza dell'ambiente che mi circonda. Ora sono convinto che ce la posso fare: sono nel mio ambiente, immerso in una natura severa, ma a me familiare e che sento amica.
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Scendendo dalla Sedlo Planja, vista sul Prisojnik |
Scendendo dall'altro lato del passo, incrocio un paio di comitive che salgono, poi una coppia di ragazzi americani, ma
il silenzio e la solitudine la fanno da padrone. Seguo la traccia che, inizialmente, attraversa in falsopiano degli enormi ghiaioni, alla base delle rocce. Poi il sentierino punta decisamente verso valle; devo superare un tratto roccioso abbastanza impegnativo, anche qui attrezzato con cavo metallico e pioli nei punti più insidiosi. Terminato questo tratto molto erto, risalgo per un ripido canale roccioso e infine, sempre per ghiaione, raggiungo l'erboso fondovalle della
Mlinarica. Qui, sentendomi arrivare,
quattro corvi imperiali si involano da un masso, con un felpato
flop-flop-flop e le loro lunghe ali nerissime.
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Panorama verso la Planja dalla valle Mlinarica |
La Mlinarica è una valle molto bella, incastonata tra le rocce del Prisojnik, del Razor e della Planja. Un vero angolo di paradiso alpino ancora perfettamente intatto. La percorro per un bel pezzo, finché il sentiero (1650 m) non inizia a salire lungo il suo fianco destro, attraversando canalini ghiaiosi e boschetti di larici inframezzati da facili placchette di roccia. La salita, assolata, non è lunghissima, ma in questo momento della gita si fa sentire. Quando raggiungo il
Gladki rob (1867 m), punto panoramico dove giungono anche i sentieri che scendono dal Prisojnik, posso tirare un sospiro di sollievo:
d'ora in poi sarà quasi tutta discesa.
E infatti inizio a scendere, dolcemente, attraversando i ghiaioni che riportano verso il passo Vršič, cotto da un sole feroce.
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Prisojnik |
Attraverso vaste distese di pino mugo, do un saluto alla
Ajdovska deklica, il cui volto è per sempre pietrificato nella parete della montagna, aggiro sulla sinistra il cucuzzolo su cui sorge il rifugio
Postarški dom (anche qui passaggi non proprio banali...) e finalmente, dopo
più di nove ore di cammino, concludo sull'asfalto del
passo Vršič (1616 m) questo stupendo viaggio attraverso uno dei tanti angoli selvaggi delle Alpi Giulie.
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Il volto dell'Ajdovska deklica |
Commento finale
Gita lunghissima e bellissima: credo di averla un po' sottovalutata, a livello di sforzo fisico, in fase di progettazione. Mi aspettavo infatti che fosse un po' più breve e meno faticosa, invece...
I paesaggi attraversati sono molto vari: boschi, pascoli, pareti rocciose, ghiaioni. In pratica un compendio di tutta la natura delle Alpi orientali. I panorami sono estesissimi e vari.
Non è particolarmente difficile, ma ci sono tratti abbastanza severi in cui prestare molta attenzione, in particolare lungo la Kriška Stena. E' quindi un'escursione impegnativa, soprattutto se fatta in una sola giornata.
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La Kriška Stena |
Dati dell'Escursione
Data: 17 agosto 2019
Partenza: Ruški Križ, circa 1000 metri
Arrivo: Passo Vršič, 1615 metri
Punto più alto: vetta del Križ, 2410 metri
Dislivello totale: 2200 metri circa
Tempo impiegato: 9 h 25 min circa (incluse soste) - 4 h dalla Ruški Križ (2050 m) alla vetta del Križ (2410 metri); 2 h dal Križ alla Sedlo Planja (2350 m); 3 h 20 min dalla sella Planja al passo Vršič (1615 m)
Sviluppo del percorso: circa 22 Km
Difficoltà:
EEA e EE il tratto più impegnativo è senz'altro il superamento della
Kriška stena: la parete viene infatti vinta tramite una serie di
cenge esposte e facili canalini rocciosi, qua e là attrezzati;
i cavi metallici in realtà non sono molti e l'autoassicurazione con i moschettoni è
efficace solo in pochi punti. Non è quindi una vera e propria via ferrata, ma piuttosto un sentiero attrezzato, per lo più con appigli e gradini artificiali. Richiede comunque
passo sicuro e assenza di "vertigini". Anche altri tratti del percorso, sia sulla cresta che risale il
Križ che nel sentiero che scende dalla
sella Planja presentano qualche difficoltà e attrezzature metalliche, ma sono meno impegnativi. Nel complesso è un
percorso ostico, adatto ad escursionisti con una certa esperienza.
Attrezzatura: Casco "obbligatorio" sulla Kriška stena; i più esperti possono fare a meno del kit da ferrata visti anche i tratti relativamente brevi che presentano la possibilità di autoassicurarsi; nel dubbio, comunque, portatelo che non fa mai male. Ovviamente, sono necessarie scarpe da montagna.
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