Il vallone dell'Avello da Balzolo |
Dopo le "rudezze" del bivacco Pelino, la sera ci rifocilliamo
con una bella cena all'Albergo Mamma Rosa, sopra Passo Lanciano, dove
possiamo passare la notte su un vero letto.
Il mattino dopo scendiamo
al paese di Pennapiedimonte, piccolo borgo arroccato sul versante
orientale della Majella in corrispondenza dello sbocco del vallone
dell'Avello.
La gita che dobbiamo
percorrere parte dalla località Balzolo di Pennapiedimonte, risale
il crinale che scende dalla Maielletta e, prima di raggiungere il
rif. Peschioli, scende a mezzacosta nel vallone dell'Avello,
raggiungendo il fondovalle in località Linaro, dove la valle cambia
il nome in vallone delle Tre Grotte. Da qui, seguendo la strada di
servizio all'acquedotto, torneremo al punto di partenza.
Da Balzolo il vallone
dell'Avello si apre al nostro sguardo, con le sue selve misteriose
strette tra i ripidi versanti della montagna.
Il sentiero passa accanto
ad un curioso arco di roccia e prende quota rapidamente, tra la
vegetazione che, a questa modesta altitudine, è spiccatamente
mediterranea.
L'arco di roccia di Balzolo |
Vista del vallone dell'Avello |
Marco e l'arco di roccia di Balzolo |
Si sale su un fondo
ghiaioso, tra cespugli e radure, sotto un sole caldissimo. L'afa è
pesante e si suda molto.
Le viste sono ampie, ma
limitate dalla foschia: è impossibile però non notare l'imponente
cima delle Murelle, che da qui svetta altissima, dietro le Gobbe di
Selva Romana.
Arriviamo al rifugio
Peschioli, una rozza costruzione in pietra addossata ad una grande
roccia, la cui porta e finestre sono sbarrate.
La cima delle Murelle si affaccia dietro le Gobbe di Selva Romana |
Il sentiero attraversa una fitta macchia |
Il rifugio Peschioli |
Non abbiamo visto dunque
la deviazione che avrebbe dovuto portarci, in traversata, nel vallone
alla nostra sinistra.
Rileggiamo con attenzione
la descrizione dell'itinerario nella guida e consultiamo la cartina,
poi torniamo sui nostri passi, cercando qualche traccia di sentiero
che si inoltri nella direzione da noi voluta.
Scendendo, poco prima di
un fontanile asciutto, vediamo un grosso ometto di pietre ad indicare
una flebile traccia tra l'erba che si dirige verso il vallone. La
seguiamo e, subito, altri ometti confermano che ci troviamo sulla
retta via, mentre la traccia si fa più evidente.
Il punto in cui parte l'esile traccia che scende nel vallone |
Il percorso ha un che di
avventuroso: nonostante gli ometti, occorre comunque non distrarsi e
ricercare sempre il passaggio giusto.
Il tracciolino si dipana
nella macchia, tra scarpate e salti rocciosi, spesso discretamente
esposto.
Siamo immersi in una
vegetazione fitta e odorosa, di chiaro stampo mediterraneo, molto
diversa da quella a cui sono abituato. A Marco ricorda l'ambiente del
trekking Selvaggio Blu, da lui percorso alcuni anni fa nelle zone più
selvagge della Sardegna.
Il sentierino passa sotto strapiombanti pareti rocciose |
Ad un certo punto il
sentierino sparisce sotto una grossa frana: una profonda cicatrice
bianca che taglia il versante della montagna per una larghezza di
alcune decine di metri.
Cerchiamo di salire il bordo del
canalone della frana alla ricerca di un punto in cui sia possibile
attraversare: giungiamo, facendoci largo tra spinosi cespugli, ad una
grotta con muretti a secco, un tempo usata dai pastori per rifugio.
Non riusciamo, però, ad individuare un modo sicuro di attraversare e
riprendere la traccia interrotta.
Dopo un breve tergiversare, decidiamo
di tornare indietro, comunque soddisfatti dell'itinerario fin qui
percorso.
Un rifugio di pastori ricavato da una grotta |
Ambiente selvaggio |
L'avventurosa traccia di sentiero che porta nel vallone |
Ridiscesi a Balzolo, prendiamo la
sterrata che conduce nel vallone dell'Avello, dalla quale saremmo
dovuti tornare, e la percorriamo per qualche chilometro, incontrando
degli arrampicatori sulle pareti sovrastanti e sottostanti... Fa un
caldo tremendo, torniamo presto al paesino dove, presso una piccola e
caratteristica trattoria, mangiamo un buon piatto di spaghetti ad un
prezzo davvero onesto, e ritorniamo soddisfatti a Roma.
Il canyon dell'Avello visto dalla cresta |
Valle dell'Avello |
La trattoria di Balzolo, Pennapiedimonte |
Sebbene l'escursione non si sia svolta come avevamo progettato, sia io che Marco siamo soddisfatti della gita appena effettuata e dei tre giorni passati a vagare sulla grande e selvaggia Majella... Il dover essere tornati sui nostri passi a causa della frana, non ha creato in noi la minima frustrazione, ma ci ha arricchito, a livello di esperienza e conoscenza dell'ambiente montano.
A tal proposito, calzano bene le parole del grande alpinista-esploratore triestino, Julius Kugy:
"... Direi quasi che con le sconfitte si viene a conoscere la montagna meglio che con le vittorie. Certo è che devo proprio ad esse la conoscenza di molte particolarità recondite nelle Alpi Giulie, ed è fuor di dubbio che il quadro diventa chiaro e completo quando al trionfo di certe giornate si aggiungono le risultanze dei giorni di disfatta"
(J. Kugy, Dalla vita di un alpinista - Aus dem Leben eines Bergsteigers, München, 1925)
Dati dell'escursione
Data: 31
Agosto 2012
Partenza: Pennapiedimonte, loc. Balzolo, 670 metri
Partenza: Pennapiedimonte, loc. Balzolo, 670 metri
Arrivo: Sentiero
per Linaro – Valle dell'Avello
Punto più alto:
Rifugio Peschioli, 1135 metri
Rifugi: Rifugio
Peschioli, 1135 metri (non agibile)
Dislivello totale in salita:
oltre 500 metri
Dislivello totale in discesa:
oltre 500 metri
Tempi impiegati (soste comprese):
Balzolo – Rif. Peschioli: 1 ora; Rif. Peschioli – frana (quota
1000 circa): 30 minuti; frana – Balzolo: 1 ora. Totale: 2,5 ore
Sviluppo del percorso:
circa 5 Km
Attrezzatura:
Scarpe da escursionismo
Profilo altimetrico del percorso |
Percorso visto da est |
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