Il Triglav domina sulla conca di Kriški Podi |
Il Monte Triglav è il monte più alto
della Slovenia. Per gli Sloveni non è solo una montagna, ma un
simbolo di identità nazionale. Salirci è quasi un dovere... ed è
per questo che nelle belle giornate estive si procede come in
processione.
Era da tanto tempo che anche io volevo
salire su questa cima (del resto, sono al 25% sloveno!), una cima che
non è solo un monte ma, come diceva il vecchio alpinista Kugy, "un
regno impressionante", tanto è vasto tutto quello che gli sta
attorno: pareti, creste, altipiani rocciosi, pascoli, laghi e foreste
a perdita d'occhio.
Nonostante la quota modesta per essere
una montagna alpina (2864 metri) può competere per fascino ed anche
per impegno con cime ben più alte, e quando sei là sopra, se le
condizioni atmosferiche lo consentono, il panorama è esteso ed
aereo: solo il cielo sopra di te, sembra di stare in cima al mondo!
Potendo disporre del supporto logistico del mio babbo, ho effettuato la salita in traversata, salendo quindi da nord, dalla valle Vrata, e scendendo ad ovest, in valle Zadnjica. In questo modo ho potuto godere di due versanti molto diversi della montagna, passando dalla regione della Gorenjska a quella della Primorska, in pratica dal bacino del Mar Nero a quello dell'Adriatico.
Potendo disporre del supporto logistico del mio babbo, ho effettuato la salita in traversata, salendo quindi da nord, dalla valle Vrata, e scendendo ad ovest, in valle Zadnjica. In questo modo ho potuto godere di due versanti molto diversi della montagna, passando dalla regione della Gorenjska a quella della Primorska, in pratica dal bacino del Mar Nero a quello dell'Adriatico.
Nonostante l'orario piuttosto
mattutino, il parcheggio in valle Vrata è pieno di auto! Sono solo
le 6.10, ma già decine e decine di escursionisti sono in marcia
verso un'unica meta: il Re delle Giulie!
Mi incammino con passo svelto tra le
ombrose faggete, mentre il sole già tinge di rosa le cime dei monti
circostanti ed anche la mia meta, che appare così lontana ed
inaccessibile.
La cima del Triglav illuminata dai primi raggi di sole |
Una piccola sosta, come di consueto,
dinnanzi al singolarissimo monumento agli alpinisti partigiani,
caduti combattendo per la libertà tra queste montagne. Tra tutti i
monumenti ai partigiani che ho visto, e di cui è piena la Slovenia,
questo è sicuramente quello che mi ha colpito di più e colpisce di
più tutti coloro che hanno fatto almeno un po' di alpinismo.
Il monumento agli alpinisti partigiani in valle Vrata |
Si tratta infatti di un gigantesco
chiodo da roccia con attaccato un moschettone altrettanto enorme: chi
ha visto quelli veri, spesso piccoli e piantati in qualche poco
profoda fessura su per qualche malferma parete, non può fare a meno
di pensare che una tale solidità sarebbe stata alquanto gradita in
molte occasioni!
Riprendo il cammino e, sebbene non
voglia assolutamente forzare (la giornata è lunga e la gita va
goduta), il podista che è in me mi spinge a superare tutte le varie
comitive che mi precedono: da una parte penso che si tratti di un po'
di “sano spirito agonistico”, dall'altra c'è il desiderio di
essere il più possibile solo, per poter godere appieno di questo
ambiente fantastico senza il contorno di richiami, jodel e risate
che, per quanto simpatici, non aiutano certo a mettersi in sintonia
con quello che ci circonda...
Non sono ancora le 7, ma già una lunga fila di escursionisti si accinge a salire la montagna |
E così, un passo alla volta, risalgo i
ripidi pendii a ghiaie e roccette sulla sinistra della parete nord,
lungo la via detta Čez Prag. Si aprono stupendi panorami sulla valle Vrata e le montagne circostanti:
Valle Vrata e le sue stupende foreste |
La forcella Luknjia |
Affaccio verso la Stenar e la |
Giungo dunque al passo più impegnativo
della salita: la Medvedova Skala (Roccia dell'Orso), un salto
verticale di una quindicina di metri, dove si narra che un orso,
inseguito da un cacciatore, si gettò nel vuoto pur di sfuggirgli.
Medvedova Skala, la Roccia dell'Orso |
Dopo un doveroso pensiero allo
sfortunato plantigrado, mi accingo quindi a risalire: in realtà la
salita è molto più facile di quanto sembri da sotto, dato che la
paretina, pur ripida e liscia, è perfettamente attrezzata con cavo
metallico, pioli e gradini scavati nella roccia. Unica insidia: è
molto scivolosa per via del temporale della sera prima, ma basta fare
la dovuta attenzione...
Superato il gradino roccioso la salita
continua ripida, supera alcune roccette a volte attrezzate con cavo o
appigli metallici, e giunge ad un vasto canalone ghiaioso, che si
risale con un po' di fatica.
Qui sorpasso gli ultimi gruppi che mi
precedono e finalmente la pendenza diminuisce, lasciando posto ad un
altopiano carsico, roccioso ed accecante per via della roccia
calcarea bianchissima, inciso da profonde fessure.
La traccia di sentiero riprende ora a
salire, più decisa, verso la sella della Kredarica e il grande
rifugio Triglavski Dom.
L'altipiano carsico che conduce alla Kredarica |
Mentre salgo, ad un certo punto, sento
un rumore di sassi smossi proveniente da valle. Capisco subito di che
si tratta, mi fermo ed aguzzo la vista: ad un centinaio di metri, due
stambecchi, un cucciolo ed una femmina, scendono verso il sentiero
dove sono appena passato.
Piccolo di stambecco e femmina |
Dopo qualche foto proseguo e giungo
finalmente, in circa 3 ore dalla partenza, alla Triglavski Dom nad
Kredaricu (Rif. del Triglav alla Kredarica), dove mi si para innanzi
la vista della vetta del Triglav e della sua anticima, il Mali
Triglav (Piccolo Triglav).
Triglavski Dom na Kredarici e Mali Triglav |
Entro nel rifugio per comprare un
Cocacola. La costruzione è molto grande e può ospitare fino a 200
persone. All'interno alcune foto di raduni oceanici, con centinaia e
centinaia di persone riunite attorno al rifugio, evidentemente in
occasione di ricorrenze o manifestazioni.
Non mi fermo molto: riparto subito
verso il Mali Triglav.
Mali Triglav e Triglav |
Il percorso è ora roccioso e molto
ripido, ma sempre ben assicurato e facilitato dagli infissi metallici
quasi continui e da appoggi scavati nella roccia: è evidente
l'intento di far salire e scendere anche i meno esperti, in relativa
sicurezza anche con condizioni meteo critiche.
Incontro infatti cordate di genitori
con bimbi piccoli ed anche qualche escursionista non più in verde
età...
Giunto in vetta al Mali Triglav, mi si
para di fronte la vetta principale e la famigerata crestina che le
collega.
Il Triglav dal Mali Triglav |
Eccola la cresta che, nei racconti dei
pionieri ottocenteschi, veniva descritta come "molto stretta",
con "a destra e a sinistra spaventosi precipizi", "abissi
spaventosi che si aprivano da ambo i lati", "da non
sopportare un passo deciso" e dove "spesso ci si deve
bilanciare a braccia tese"
La cresta del Triglav |
Oggi, grazie agli ormai quasi secolari
interventi per renderla più agibile, è tranquillamente
affrontabile, sempre con attenzione!, da qualsiasi escursionista di
media esperienza, dato che è abbondantemente facilitata da corrimani
e spianata a picconate nei punti più disagevoli.
Rimane, nonostante ciò, un percorso
aereo e panoramicissimo, di grande suggestione.
La cresta del Triglav |
Arrivato in cima, confesso che mi si
stampa in volto un largo sorriso e un po' di emozione mi scalda il
cuore...
Mi faccio scattare la foto di rito con
l'Aljažev Stolp, il singolarissimo riparo, ultracentenario,
costruito per dare rifugio dai fulmini in caso di temporale.
Classica foto ricordo con l'Aljažev Stolp |
Mi fermo un bel po' a contemplare il
vastissimo panorama e faccio anche un filmato tutto
intorno:
La presenza di qualche nuvola, posta
più in basso rispetto a dove mi trovo, accentua ancor di più la
sensazione di trovarsi molto in alto, ad un passo dal cielo!
Riesco a distinguere i monti più
vicini, il roccioso altipiano che si estende verso sud-ovest, la
conca del lago di Bohinj sotto un mare di nuvole e, profondissima, ai
miei piedi, la valle di Vrata dalla quale sono partito 4 ore fa e poi i monti al confine con l'Italia e
le Giulie Occidentali: il Canin, il Jof Fuart, il Montasio.
La valle di Vrata, da cui sono partito |
Il rifugio Triglanski Dom |
Bellissimo. Ma non sono tipo da lunghe
soste in montagna: ho sempre qualcosa che mi pungola e mi spinge a
ripartire. Credo che mi piaccia viverla in movimento, l'escursione,
più che in maniera statica. E quindi riparto.
In discesa per la cresta sud |
Prendo il sentiero che segue la cresta
sud e scende, tra ripidi ghiaioni e salti di rocce, fino ad un bivio:
a sinistra si va al Rif. Planika, a destra si raggiunge la forcella
Triglavska Škrbina. Il passaggio attraverso questa forcella, pur non
essendo nulla di che, l'ho trovato il punto più impegnativo di tutta
l'escursione, con diversi passaggi esposti, non banali e quindi da
affrontare con la dovuta attenzione.
Le rocce per cui passa la via di discesa |
La forcella Triglavska Škrbina |
Una cengia un po' esposta per attraversare la Triglavska Škrbina |
Superate queste ultime difficoltà, un
ghiaione conduce ai piedi della vetta, su un vasto altipiano carsico
ricoperto di pietraie bianchissime e quasi privo di vegetazione.
Lo percorro seguendo delle tracce, ma
ben presto mi accorgo di aver sbagliato strada: infatti noto che mi
sto dirigendo verso la forcella Luknja, mentre dovrei andare verso il
Dolič.
La traccia per la Triglavska Škrbina |
L'altopiano carsico sotto il Triglav |
Tiro fuori dallo zaino la cartina,
faccio il punto della situazione e, attraversando l'altipiano in
direzione est, mi riporto sulla giusta rotta.
Questa parte dell'escursione, pur
frequentata, non è affollata quanto la prima parte. Forse grazie
anche a questa maggior solitudine, ad un certo punto vedo, a poche
decine di metri da me, attraversare velocissimo, tra le pietre, un
animale dal corpo allungato, che va ad infilarsi in un anfratto tra
le rocce.
Lo identifico immediatamente come
donnola o ermellino e, sapendo quanto questi animali siano curiosi,
mi affretto ad appostarmi ad alcuni metri dal suo riparo, sicuro che
a breve avrebbe fatto capolino.
Ed infatti, pochi minuti dopo, eccolo
affacciarsi dalla tana!
Donnola o Ermellino? |
Gli scatto un paio di foto, poi mi
allontano per evitare di disturbarlo troppo e riprendo il mio
cammino.
Il sentierino ora inizia a scendere più
decisamente ed arriva presto al rifugio Tržaška koča nad Doliču
(Capanna Triestina al Dolič). Questo rifugio venne costruito al
tempo dell'occupazione italiana, tra la fine della I Guerra mondiale
e la II, quando la valle dell'Isonzo e quindi il quarto più
occidentale del Triglav vennero annesse all'Italia.
La vetta del Triglav da sud |
Panorama verso la valle Trenta |
Rifugio Tržaška koča nad Doliču |
Al rifugio faccio un'altra piccola
sosta, mangio un po' di frutta secca, bevo molto e riparto.
La discesa avviene per una mulattiera
costruita proprio dall'esercito italiano ai tempi in cui qui passava
il confine con l'allora Regno di Jugoslavia. Bisogna dire che questa
mulattiera scende con pendenza costante e mai troppo ripida, facendo
perdere quota senza affaticare troppo gambe e ginocchia.
Un'opera ingegneristica veramente
notevole: mi viene da pensare, con un po' di amara ironia, che almeno
qualcosa di buono, tra tanti soprusi, l'Italia la fece, da questa
parti...
La mulattiera che scende in valle Zadnjica |
Il sentiero è molto comodo, ma la
temperatura è elevatissima, in quest'estate da record. Il pendio è
in pieno sole e dal terreno l'aria caldissima sale, asciutta, ad
acuire la già fortissima insolazione.
Una grossa marmotta mi scorge sul
sentiero e si rifugia anche lei in un anfratto tra le rocce: questa
volta l'attesa per la foto è vana, le marmotte non sono coraggiose
come le donnole!
Continuo a scendere, commiserando i
rari escursionisti che incrocio e che stanno salendo sotto questo
sole spietato.
La valle in cui sto scendendo, la
Zadnjica, è piuttosto selvaggia, circondata da montagne non
altissime, ma imponenti e ripide, i cui fianchi presentano salti di
roccia, prati verticali, macchie di larici.
Valle Zadnjica |
Valle Zadnjica |
Finalmente giungo al bosco, prima di
larici e abeti, poi di faggi.
Uscendo dal bosco, quasi in fondo
valle, una cascatella in una gola rocciosa, con il suo scrosciare, mi
accentua ancora di più la sensazione di arsura!
Cascatella in valle Zadnjica |
Gli ultimi chilometri li percorro in
fondovalle, tra bosco, pascoli e, nell'ultimo tratto, bellissimi
Vikend (casette di montagna in cui gli sloveni passano i loro
fine-settimana, appunto Weekend).
Fondovalle Zadnjica |
Fondovalle Zadnjica |
Fondovalle Zadnjica |
Arrivato alla fine della strada, quasi
a Trenta, aspetto mio padre che mi è venuto a riprendere da
quest'altro lato della montagna e, nella stanchezza che ormai mi ha
colto, rivedo come in un film le immagini di tutti gli scenari stupendi di
questa grande giornata su una grandissima montagna.
Dati dell'escursione
Data: 17 Agosto 2012
Partenza: valle Vrata, 1010 metri
Partenza: valle Vrata, 1010 metri
Arrivo: valle Zadnjica, 650 metri
Punto più alto: Triglav, 2864 metri
Rifugi: Aljažev Dom, 1015 metri; Triglavski dom, 2515 metri, Tržaška koča, 2151 metri
Dislivello totale in salita: oltre 1900 metri
Dislivello totale in discesa: oltre 2300 metri
Tempi impiegati (soste comprese): Vrata - Triglavski dom: 3 ore; Triglavski dom - Triglav: 1 ora; Triglav - Tržaška koča: 2.15 ore; Tržaška koča - fondo Zadnjica: 2.15 ore. Totale: 8.30 ore
Sviluppo del percorso: circa 23 Km
Difficoltà: dalla valle Vrata alla vetta: EEA; dalla vetta alla Tržaška koča: EEA/E; dalla Tržaška koča alla Zadnjica: E
Attrezzatura: Casco consigliato a tutti; imbrago e kit da ferrata ai meno esperti
Nessun commento:
Posta un commento