martedì 30 luglio 2024

Giro delle Tre Valli del Gran Sasso

 


Bellissimo giro che attraversa una parte di Gran Sasso ancora selvaggia


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(Campo Imperatore, L'Aquila, 30 luglio 2024) - Ripercorro insieme a Stefano questo giro, dopo quasi 13 anni! Partiamo insieme dal piazzale dell'Albergo di Campo Imperatore, in un caldo ma ventilato giorno feriale.

Ci incamminiamo verso il passo della Portella, lungo il sentiero che attraversa il passo del Lupo.


Verso il Pizzo Cefalone

Corno Grande


Percorriamo il panoramico sentiero a mezza costa, che si fa sempre più ripido man mano che arriviamo alle pendici di Pizzo Cefalone. Arrivati proprio sotto questa cima, non proseguiamo per il breve canalino che porta in vetta, ma continuiamo lungo la tormentata cresta delle Malecoste, che punta verso occidente.




Percorriamo la cresta accidentata, aerea e in qualche punto impervia ed un po' esposta. Il panorama si apre sotto la meravigliosa e selvaggia conca del Venacquaro, tra Corvo e Intermesoli: la attraverseremo al ritorno.



Lungo la cresta delle Malecoste

Pizzo Intermesoli e, dietro la sella dei Grilli, i due Corni

Verso la vetta delle Malecoste, sullo sfondo il Monte Corvo

Saliamo sulla prima delle due vette che calcheremo oggi: cima Giovanni Paolo II (2424 m), una semplice e modesta elevazione della cresta, recentemente dedicata al famoso pontefice, che pare amasse visitare l'antico santuario situato un migliaio di metri più in basso, nella valle del Vasto. Proseguiamo per l'ampia dorsale fino a salire sull'erbosa ed arrotondata cima delle Malecoste (2444 m): in realtà, sul versante nord, questa montagna precipita con una parete ripida e rocciosa, che avremo modo di osservare più avanti.

Cresta nord delle Malecoste, forchetta della Falasca, Monte Corvo

Lago di Campotosto

Il percorso, che dal Cefalone a qui è stato a lievi saliscendi, ora cala decisamente di quota, passando sul versante sud della dorsale, per poi raggiungere la sella delle Malecoste (2229 m): da qui imbocchiamo un sentierino, ben tracciato nelle ghiaie che scendono verso la valle del Chiarino (la prima valle). Il sentiero, non segnato con vernice o altre indicazioni sul terreno, scende costeggiando le rocce piegate e tormentate della cresta nord delle Malecoste. Più avanti la traccia si perde, poi riprende, poi si perde definitivamente (nei punti poco chiari, consiglio di rimanere sulle tracce più alte). 

Sul sentiero che scende dalla sella delle Malecoste verso la valle del Chiarino

Le bizzarre rocce della cresta nord delle Malecoste

Pizzo di Camarda

Scendendo verso la valle del Chiarino, il Monte Corvo

 Giunti sui prati che scendono dalla Forchetta della Falasca, il sentiero ormai è inesistente, dobbiamo salire il ripido pendio che ci porterà a svalicare nel Venacquaro. La forchetta della Falasca presenta un doppio passaggio: 13 anni fa passai per il varco più a sud (a destra salendo dalla val Chiarino), ma la discesa sull'opposto versante si rilevò ostica e, ad occhio, più complicata e impervia rispetto all'apertura di sinistra (nord). Questa volta, dunque, saliremo all'apertura di sinistra. Non essendoci sentieri né tracce, saliamo un po' a piacimento: il pendio è ripidissimo ma piuttosto elementare. Io scelgo di tagliare in diagonale fino a delle rocce che scendono dalla cima della Falasca, per poi risalire una rampa che sembra meno ripida. Stefano invece punta diritto alla meta, risalendo i ripidissimi prati, procedendo in alcuni punti anche a carponi.

Forchetta della Falasca dalla Val Chiarino
Ci dirigiamo verso la Forchetta della Falasca

Forchetta della Falasca dalla Val Chiarino
Risalendo la Forchetta della Falasca dalla Val Chiarino: puntiamo al passaggio di sinistra

Forchetta della Falasca dalla Val Chiarino
Ultimi metri per raggiungere la forchetta della Falasca

 Finalmente sbuchiamo alla Forchetta della Falasca (2205 m), da dove il panorama si apre improvviso sull'alta valle del Venacquaro e l'imponente mole del Pizzo d'Intermesoli. La sensazione di isolamento e di wilderness è fortissima. Da qui, sempre senza sentieri, scendiamo in diagonale verso sinistra, fino ad un costone dove pieghiamo in direzione opposta, perdendo quota sui ripidi prati. Giungiamo al fondo della valle Venacquaro (la seconda valle), un posto fuori dal mondo, circondati da aspre montagne e dal silenzio.


Scendendo dalla Forchetta della Falasca al Vencquaro
Scendendo dalla Forchetta della Falasca al Venacquaro

Parete nord delle Malecoste

Scendendo dalla Forchetta della Falasca al Vencquaro
Scendendo dalla Forchetta della Falasca al Venacquaro

Proseguiamo a vista, anche qui non c'è sentiero, in questo luogo ricco di tracce dell'antica cultura pastorale (una bella capanna a tholos ancora ben conservata, gli evidenti resti di stazzi, caratterizzati ancora oggi dalla vegetazione nitrofila), fino ad intercettare il sentiero che sale da Fano Adriano. 

Qui ritroviamo i segnali e anche la deviazione che risale alla sella dei Grilli. Ci inerpichiamo dunque sui pendii che scendono dall'Intermesoli e, con un po' di fatica, giungiamo alla bella Sella dei Grilli (2163 m), dove il panorama si apre su Campo Pericoli e la mole imponente e rocciosa dei Due Corni.

Forchetta della Falasca dal versante Venacquaro: siamo transitati per il passaggio di destra

Il Monte Corvo dal Venacquaro

Il Monte Corvo salendo alla sella dei Grilli

Salendo alla sella dei Grilli, vista sul Pizzo Cefalone

Il Corno Grande e il Corno Piccolo dalla sella dei Grilli

Ci dirigiamo ora verso nord, verso il Pizzo Cefalone: arrivati ad un insellatura della cresta, ci caliamo sul versante della Val Maone (la terza valle) e scendiamo su ripide ghiaie, fino a giungere nel fondo della conca che si apre al di sotto delle pareti orientali del Cefalone, che da qui appaiono come una serie di rocce strapiombanti accatastate una sull'altra.



I due Corni dominano l'alta val Maone

Verso la sella del Cefalone

Giunti al fondo dell'anfiteatro, il sentiero riprende a salire i ghiaioni, sempre più ripidi, che portano, sul versante opposto, alla Sella del Cefalone (2320 m). Con un po' di fatica superiamo anche quest'erta salita, l'ultima significativa della giornata. Ora non ci rimane che percorrere il facile sentierino a balcone sulla valle del Vasto e la conca aquilana, già percorso all'andata, che ci riporta al parcheggio dopo una splendida giornata tra alcuni degli spazi più selvaggi dell'Appennino.


Commento finale

Splendida escursione che attraversa alcuni degli ambienti più selvaggi del massiccio del Gran Sasso e di tutto l'Appennino. Offre panorami ampi e inconsueti su alcuni degli angoli meno noti del gruppo, senso di solitudine e, in alcuni punti, il gusto di cercare l'itinerario, sebbene l'orientamento non sia molto complicato. La valle del Venacquaro è un luogo fuori del mondo, da visitare assolutamente!







Dati dell'Escursione




Data: 30 luglio 2024
Partenza/Arrivo: Albergo di Campo Imperatore, 2130 m 
Punto più alto: spalla del Pizzo Cefalone, 2500 m circa
Rifugi: nessuno sul percorso 
Dislivello totale: 1330 metri circa in salita e discesa
Tempo impiegato6 h 55 min circa (incluse soste) - dall'Albergo di Campo Imperatore (2130 m) a cima Giovanni Paolo II (2424 m): 1 h 45 min; da cima Giovanni Paolo II a cima Malecoste (2444 m): 35 min;  da cima Malecoste alla sella delle Malecoste (2229 m): 30 min; dalla sella delle Malecoste alla forchetta della Falasca (2205 m): 50 min; dalla forchetta della Falasca alla valle Venacquaro (1950 m): 50 min ; da valle Venacquaro alla sella dei Grilli (2163 m): 35 min: dalla sella dei Grilli alla sella del Cefalone (2320 m): 1 h 10 min; dalla sella del Cefalone all'Albergo di Campo Imperatore: 40 min
Sviluppo del percorsocirca 17 Km
DifficoltàEE - Escursione impegnativa: anche se priva di qualsiasi difficoltà alpinistica, è abbastanza faticosa e con lunghi tratti impervi e in qualche caso leggermente esposti, specie sulla cresta tra Cefalone e cima Giovanni Paolo II; tra la sella delle Malecoste e la valle Venacquaro non esistono segnalazioni (nonostante le carte riportino sentieri segnati) e spesso non ci sono neanche tracce di sentiero, si deve proseguire su terreno vergine. Sono richieste capacità di orientamento, studio preventivo dell'itinerario e piede sicuro, abituato a terreni di montagna selvaggia. 
Attrezzatura: Scarpe da montagna. 

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