domenica 8 ottobre 2017

Pala de Mesdì e cima Scalieret



Una bella escursione ad anello nell'appartato Larsec.



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(Gardeccia, Pera di Fassa, 17 agosto 2017) - Sono le otto e un quarto e sto scendendo dalla navetta che da Pera porta a Gardeccia. Mi allontano in fretta dagli altri escursionisti, saliti con me, e mi dirigo verso le pendici del Larsec, il sottogruppo più vasto e forse più affascinante del Catinaccio.

Attraversato il ponticello sul torrente Soiàl, comincio a risalire i pendii detritici, ricoperti da cespugli di pino mugo, che scendono dalle tormentate pareti rocciose.

Il Catinaccio Centrale e la cresta di Davoi

Ai piedi del Larsec
Il Larsec ha la forma di un gigantesco castello in rovina, una fortezza le cui mura e torri sbilenche, sbrecciate ma ancora solide, custodiscono qualcosa di prezioso. Salendo in diagonale per i declivi ghiaiosi che scendono alla base di questi bastioni di roccia, attraverso più volte dei canaloni formati dall'azione delle acque piovane. Oggi sono secchi, ma quando scoppia il temporale, in pochi minuti si colmano d'acque scure e furiose, che trascinano nel loro impeto tutto quello che trovano lungo il cammino, come successo giusto qualche giorno fa...La strada è stata infatti riaperta da poco, dopo che una frana, conseguenza di una violenta tempesta notturna, l'aveva in più parti ostruita di ghiaie e macigni, e in un punto, addirittura, fatta crollare.

Attraversati quindi questi canaloni, procedo brevemente per un tratto in salita, lungo un profumato bosco di pini cembri e larici, fino ad arrivare, con un tratto in traverso, alla base del suggestivo canalone che scende dal passo delle Scalette.

Il canalone del passo delle Scalette
Questo canalone è un ampio e ripidissimo corridoio roccioso, visibile da grande distanza, che pare proprio un'enorme portone tra due formidabili torrioni, il Gran Cront e la Pala della Ghiaccia. Per entrare nel cuore del Larsec, devo varcare queste immani porte di pietra... Costeggio quindi le rocce e mi immetto alla base della vasta apertura.

Qui sorpasso un folto gruppo di ragazzi accompagnati da una guida che li sta istruendo sulla gita, e inizio a percorrere una cengia che, man mano che avanzo, sparisce: per proseguire, il percorso è stato attrezzato con fune metallica e qualche piolo di ferro, grazie ai quali si può passare, in relativa sicurezza, sopra un salto verticale di diversi metri. Il tratto è breve e non molto difficile, ma occorre molta molta attenzione: una scivolata potrebbe essere fatale.

Il traverso inziale
Superato questo tratto un po' delicato, che i meno esperti devono fare con imbrago e moschettoni!, entro nel canalone vero e proprio. Il sentiero sale tra grossi massi, stretto tra le alte e verticali pareti del Gran Cront e della Pala della Ghiaccia. Per un certo tratto il canale è percorso da un ruscello, che scorre proprio sul sentiero! E' la prima volta che mi capita in tante volte che sono salito da qua... Forse, nonostante la siccità e le scarsissime nevicate dell'inverno passato, le piogge di questi giorni hanno riempito il Lago Secco, che si trova a monte del passo delle Scalette, e le acque stanno ora defluendo di qua.

Il ruscello nel canalone delle Scalette

Vista dal canalone verso Ciampedie
Mentre salgo, cercando di non bagnarmi i piedi, vengo raggiunto da una coppia di Reggio Emilia, che procede con buon ritmo e passo sicuro: si vede subito che hanno molta esperienza di montagna.

La risalita del canalone delle Scalette è piacevole, sia per l'ambiente suggestivo, che per il terreno, che presenta qualche passaggio per roccette e un breve tratto attrezzato con funi metalliche. E' però anche un po' faticosa: mi riposo quindi qualche minuto, osservando due cordate che salgono per un'impegnativa via sulla Pala della Ghiaccia.

Gran Cront dal canalone del passo delle Scalette

Cordate sulla Pala della Ghiaccia

Tratto attrezzato, sullo sfondo il passo delle Scalette
Ancora un breve tratto ripido, tra rocce, ghiaie e zolle erbose, e si sbuca al passo delle Scalette (2348 m): l'altipiano del Larsec si apre davanti a me, con i suoi magri prati e le sue guglie ardite. Come sempre, questo posto mi sorprende ed emoziona, con la sua bellezza selvaggia e misteriosa.

Ultimi metri verso il passo delle Scalette

Altipiano del Larsec, con il Cogolo del Larsec e cima Scalieret

Altipiano del Larsec, Lago secco e Crepe di Lausa
Scendo in breve al Lago Secco, un piccolo bacino lacustre che dà nome al gruppo montuoso (Larsec = Lac Sec); per gran parte dell'estate è asciutto, senza acque, dato che queste vengono inghiottite dal fondo carsico che lo ospita, oggi, a dispetto del nome e della stagione avanzata, non è secco affatto, forse grazie alle forti piogge della scorsa settimana. Mi incammino, comunque, alla sua sinistra, verso la valle del Larsec.

Valle del Larsec

Cogolo del Larsec
Percorro quindi questa valletta, solitaria e silenziosa, circondato dalle aspre rocce delle cime dolomitiche attorno a me. Comincio già a cercare con lo sguardo l'attacco del sentierino che dovrò percorrere per raggiungere la Pala de Mesdì, prima vetta della giornata...

Valle del Larsec

Valle del Larsec
La valle comincia a diventare più ripida e l'erbetta cede il passo, sempre di più, alle ghiaie. Alla mia sinistra, un sentierino appena marcato, sale sugli sfasciumi detritici, verso le aspre e dirupate muraglie di roccia: i due ragazzi reggiani incontrati nel canalone delle Scalette, che nel frattempo mi hanno superato, stanno salendo lì... Do un'occhiata alla cartina: in realtà sembrerebbe che il sentiero debba partire molto più avanti... Ma probabilmente questa traccia si ricongiunge con quella mostrata dalla mappa. Comincio a salire anche io.

Salendo verso la Pala de Mesdì

Sul sentierino per la Pala de Mesdì
Questo sentiero che sto percorrendo è appena marcato, in qualche tratto sparisce ed occorre procedere in traverso, su delle ghiaie instabili... E' necessario cercare il miglior percorso ed avere un piede sicuro... L'ho percorso in discesa alcuni anni fa, insieme all'amico Stefano, ma me lo ricordavo messo meglio: probabilmente i forti temporali delle ultime settimane ne hanno cancellato e rovinato alcuni tratti.

Facendo quindi attenzione a dove metto i piedi e a mantenere l'equilibrio, bordeggiando in qualche punto le rocce, in altri allargandomi più all'esterno, guadagno pian piano quota, arrivando in breve alla linea di cresta. Qui il panorama si apre, meraviglioso, sul Catinaccio centrale e le Torri del Vajolet.

Vista delle cime delle Pope e della Scalieret

Vista sul Catinaccio e le Torri del Vajolet

Dopo una doverosa sosta per ammirare il panorama, proseguo il cammino lungo la cresta, in direzione della cima della Pala de Mesdì (2734 m), ormai chiaramente visibile. Anche qui il percorso è più una traccia di camosci che un sentiero per bipedi, ma si percorre comunque senza troppi problemi. Supero un breve passaggio esposto, con un facile movimento di arrampicata su scure rocce vulcaniche, e affronto le ultime ripide ghiaie che, tra bizzarri torrioni rocciosi, portano in cima. Qui, mi danno il benvenuto i due ragazzi di prima, un'umile croce di legno molto malconcia e un panorama mozzafiato, purtroppo un po' limitato dalle nuvole.

La cime della Pala de Mesdì

Panorama dalla cima della Pala de Mesdì

Mi fermo a riposare e scambio qualche chiacchiera con i due escursionisti di Reggio. Mangio qualcosa e mi incammino con loro sulla via del ritorno.

Lungo la cresta della Pala de Mesdì

Scendendo dalla Pala de Mesdì
Arrivato all'intaglio della cresta da dove siamo saliti, saluto i miei estemporanei compagni, diretti verso Gardeccia per il Sentiero Bepo de Medil, mentre io ritorno verso la valle del Larsec, riaffrontando il percorso fatto in salita.

Degli strani torrioni di roccia sulla cresta della Pala de Mesdì
Affronto con prudenza la discesa, cercando di assecondare il terreno ripido e franoso che mi sfugge sotto i piedi, senza mai perdere il controllo dell'equilibrio. Superati i tratti più scoscesi ed erosi, mi posso rilassare e giungo nuovamente sul fondo della valle del Larsec. Qui incontro il gruppone di ragazzi con Guida che avevo sorpassato stamattina all'inizio del canalone delle Scalette. Li ri-sorpasso un'altra volta e comincio a salire verso il passo delle Pope.

Valle del Larsec

La cresta dei Dirupi di Larsec con, al centro, la Pala de Mesdì
La salita è ripida, ma non troppo impegnativa. Il paesaggio diviene sempre più aspro ed accidentato: conche aride e sassose, creste dirupate, pareti di roccia solcate da innumerevoli canali. Ad un certo punto, ad alcune decine di metri da me, scorgo un gruppetto di mufloni, femmine e piccoli, che pascolano tranquilli.

I mufloni
Un piccolo sforzo ancora ed arrivo al passo delle Pope (2720 m): questo intaglio posto tra le cime delle Pope e la cima Scalieret, si affaccia sulla valle del Vajolet con un bel panorama e divide quest'ultima dall'altipiano del Larsec. Davanti a me si erge il versante sud-ovest della cima Scalieret, mia prossima meta di giornata. Un sorso d'acqua e prendo a salire le ripide ghiaie verso la cima.

Dai pressi del passo delle Pope, vista sulla cima Vajolet, le cime di Valbona e l'Antermoia

La cima Scalieret da sud-ovest
Un passo dopo l'altro, in breve, mi ritrovo ai 2887 m di questa isolata vetta. Il panorama anche qui è molto esteso su trecentosessanta gradi.

Torri del Vajolet

Bolzano

Il Gartl (Gola delle Torri) e il passo delle Pope, visio salendo alla Scalieret

Salendo alla Scalieret
Qualche foto da qui è d'obbligo... Ma non perdo troppo tempo: mi rimetto presto in cammino per la cresta nord, che porta verso il passo d'Antermoia.

L'anticima nord del Catinaccio, la Croda di Re Laurino e il fascio delle Torri del Vajolet

Il Lago Secco e la valle del Larsec da cima Scalieret


Le cime del sottogruppo di Valbona dalla Scalieret
Il sentierino che percorre la cresta nord della Scalieret è esile e un po' aereo, ma nulla di impegnativo: si deve percorrere con un po' di attenzione, ma non crea nessun disagio. Poco prima del passo, incontro degli escursionisti che mi chiedono informazioni: è il segnale che sto lasciando le zone più impervie e meno frequentate del gruppo del Catinaccio, per quelle più affollate e turistiche...

La cresta nord di cima Scalieret

Il passo Antermoia con l'omonima cima

La cima dell'Antermoia con il suo spigolo sud
Mi immetto quindi nel traffico del sentiero che proviene dal passo Principe ed è diretto al rifugio Antermoia, dove trovo una processione di turisti di ogni tipo e provenienza. Schivando quindi i tanti escursionisti che salgono e superando i pochi che scendono, arrivo in breve al rifugio passo Principe (2600 m), una piccola costruzione in legno addossata alla roccia e posta sul valico tra valle del Vajolet e conca del Principe.

Rifugio Passo Principe

Sentiero passo Principe - passo Antermoia

Il passo Antermoia: sullo sfondo il Molignon
Ora la discesa si svolge tutta per un'ampia mulattiera, sfilando sotto cime spettacolari, incrociando una moltitudine di turisti che salgono, spesso senza un'idea precisa di dove si trovino...

Passo Valbona

Cima delle Pope

Il mitico rifugio Vajolet
Giungo quindi al rifugio Vajolet (2243 m), luogo mitico della mia infanzia e adolescenza, dove sono passato innumerevoli volte e ho anche piacevolmente pernottato, con carissimi amici... Una piccola sosta è d'obbligo, poi procedo in discesa per la strada sterrata che porta a Gardeccia: qui incontro, per la terza volta, il gruppone con la Guida. Ovviamente... li ri-risorpasso :-)

Non mi resta che mettermi ad attendere la navetta che mi riporterà a Pera, da dove sono partito questa mattina.

La Pala de Mesdì da Gardeccia

Commento finale

Il gruppo del Larsec è una delle zone più affascinanti e selvagge del Catinaccio. E' sempre un piacere percorrere questi sentieri, mai affollati, dove si può ancora respirare una montagna autentica e non piegata alle richieste del turismo più becero. Con questa escursione si attraversa tutto il gruppo da sud a nord e se ne salgono due delle cime più panoramiche. Non troppo faticosa, rimane comunque una gita riservata ad escursionisti con un po' di esperienza, sia per i tratti attrezzati del canalone delle Scalette (in particolare il primo, all'imbocco), sia per il sentierino che sale alla Pala de Mesdì, che ho trovato in condizioni non buone. Anche la cresta nord della cima Scalieret presenta qualche passaggio un po' esposto, che potrebbe fare impressione a chi è alle prime armi e teme particolarmente il vuoto.

Il contrasto tra le zone non eccessivamente frequentate della prima parte dell'escursione, con quelle super affollate della seconda parte (da passo Antermoia a Gardeccia) fa riflettere su come l'eccessiva frequentazione turistica della montagna e il suo "addomesticamento" per renderla accessibile con poco sforzo, sminuiscano gran parte delle attrattive tipiche dell'ambiente naturale. Questo, ovviamente, vale per chi cerca nei monti il contatto con la Natura: chi invece si accontenta di uno sfondo per una mangiata al rifugio e per un selfie da condividere sui social, sarà comunque soddisfatto. Ma non sa cosa si perde :-)






Dati dell'Escursione



Data: 17 agosto 2017
Partenza: Gardeccia, 1950 metri
Arrivo: Gardccia, 1950 metri
Punto più alto: cima Scalieret, 2889 metri
Dislivello totale: 1230 metri circa
Tempo impiegato5 h 45 min circa (incluse soste) - 1 h 30 min da Gardeccia 1950 m al passo delle Scalette 2348 m; 55 min dal passo delle Scalette alla Pala de Mesdì 2758 m; 1 h dalla Pala de Mesdì al passo delle Pope 2720 m;  15 min dal passo delle Pope a cima Scalieret 2889 m; 1 h 50 min dalla cima Scalieret a Gardeccia. 
Sviluppo del percorsocirca 15 Km
DifficoltàEEAil sentiero attrezzato del passo delle Scalette, a mio parere, è da qualche anno un po' più impegnativo: in particolare, è stato aggiunto all'inizio del canalone un traverso attrezzato piuttosto esposto; per i principianti l'attrezzatura da ferrata è d'obbligo! Il resto del canalone, anche i tratti attrezzati (da anni) non sono particolarmente impegnativi come quello iniziale. Altre difficoltà (EE) si riscontrano nella salita e discesa alla Pala de Mesdì: il sentierino è infatti appena accennato, poco segnalato (solo ometti, no vernice) e si sviluppa su terreno ripido e molto instabile, sebbene non particolarmente esposto. Anche il tratto di cresta finale non è su terreno banale e presenta un breve passaggio di facilissima arrampicata (I grado) lievemente esposto. Altro tratto escursionisticamente un po' delicato è la discesa dalla Scalieret per la cresta nord (E+), dove qualche passaggio è anche qui leggermente esposto e può essere fonte di tensione per i meno avvezzi. Il resto dell'escursione si svolge su sentieri e mulattiere senza difficoltà (E)
Attrezzatura: Scarpe da montagna, casco ed eventualmente imbrago e kit da ferrata per gli escursionisti non esperti.

2 commenti:

  1. Caro Ren, ricordo che un bel pò di anni fa facemmo insieme una parte di questo bellissimo percorso, oltre alla discesa al rifugio Principe, se non sbaglio ricordo l'altipiano del Larsec e il piccolo tratto attrezzato che lo precede, lungo il quale incontrammo una bella famigliola, di quelle allegre e toste.
    Era il secondo anno rifugio by rifugio della premiata ditta Giannuzzi, Carovillano, Colombies.... sempre se non mi sto confondendo :-)
    Avevo pensato di commentare con un "senza parole" ma siccome i ricordi affiorano sempre, era giusto, credo, condividerli con un amico.
    Ancora una volta, un abbraccio.
    Leo

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    1. Ciao Leo,
      vedo che le gite fatte insieme perdurano nella tua memoria.

      Grazie per il commento e a presto.

      Renato

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