Un inverno particolarmente povero di neve e con molto ghiaccio ci induce a scegliere una gita semplice, ma sempre bella, in una natura quasi intatta a poco più di un'ora d'auto da Roma.
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(Prato Capito, Lucoli, Aq, 4 gennaio 2020) - Il parcheggio di
Prato Capito (o Agapito) è completamente sgombro da neve: la cosa non è così insolita all'inizio di gennaio, ma quest'anno la neve è veramente pochissima e la poca che c'è è molto dura e ghiacciata. Una neve insidiosa, che non perdona il minimo sbaglio e purtroppo tantissimi sono stati gli incidenti, anche mortali, registrati nell'ultimo mese sull'Appennino centrale. La gita scelta da me e dal Prof è però molto tranquilla, su una cresta poco innevata e ancor meno esposta. Questo non significa, ovviamente, che non serva attenzione e che non si debba avere la necessaria attrezzatura invernale, ovvero
in primis i ramponi, ma anche la piccozza... Con queste premesse, ci incamminiamo lungo la strada verso il vicino
valico della Chiesola (1633 m); qui lasciamo l'asfalto e ci inoltriamo nel bosco, un po' a naso, zigzagando tra i faggi, calpestando un morbido tappeto di foglie secche, attenti alle insidie, qua e là, di piccole pozzanghere di ghiaccio di fusione.
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Il Prof si gode la faggeta |
Dopo pochi minuti incrociamo il sentiero segnalato da radi e stinti segnavia, quelli gialli e rossi di tanti anni fa. Ancora un po' di salita nel bosco e ampie radure ci consentono di affacciarci sulla sottostante valle del Morretano. Continuiamo ancora in leggera salita e giungiamo sul monte Fratta (1878 m).
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Dai pressi del monte Fratta, vista sulla valle del Morretano |
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Lungo la dorsale del monte Fratta |
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Lungo la dorsale del monte Fratta |
Dal monte Fratta cominciamo a percorrere la cresta del monte, che ora si fa sempre più selvaggia e ben definita: il panorama si apre, ma è purtroppo limitato dalle nuvole basse, che stazionano intorno ai duemila metri di altezza, impedendoci di osservare le tante vette che ci circondano.
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Uscendo definitivamente dal bosco |
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Un albero fulminato |
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Foto ricordo |
La cresta si fa, in alcuni tratti, un po' più stretta e rocciosa, con un aspetto quasi di "alta montagna", relativamente all'Appennino.... Il percorso è interessante e quando si passa sul versante sinistro (nord-est) bisogna attraversare tratti coperti di neve dura, anche se non troppo impegnativi data la scarsa pendenza ed esposizione. Altri tratti, in cresta, sono rocciosi e quasi spogli dalla neve. Si sale, in ogni caso, senza fatica e in un ambiente aperto e rilassante.
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Lungo la cresta del monte Cornacchia |
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Lungo la cresta del monte Cornacchia |
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Lungo la cresta del monte Cornacchia |
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Lungo la cresta del monte Cornacchia |
Si prosegue, tra una chiacchiera e l'altra, fino alla rocciosa vetta del
monte Cornacchia (2010 m), sulla quale c'è una controversia geografica: infatti sulle
carte IGM, da sempre, questa cima è riportata alla quota 2010, che però non è una vera e propria cima; la successiva vetta di
2128 m, invece, è denominata
Anticima del Puzzillo ma pare che, in realtà, sia quest'ultima la vera vetta del Cornacchia... In ogni caso, noi le percorriamo tutte e due.
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Vetta del Cornacchia "classica" |
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Vetta del Cornacchia "revisionata" |
Superata la
quota 2128, sia essa il monte Cornacchia o l'Anticima del Puzzillo, percorriamo l'ultimo tratto che ci separa dalla vetta principale. Siamo immersi nello strato di nuvole, poco al di sotto del suo margine superiore. Avanzando nella nebbia, ad un certo punto ci troviamo proprio al confine tra nubi e sereno, e il sole, che nella sua traiettoria invernale è ancora basso nonostante l'ora avanzata, concorre a realizzare il fenomeno atmosferico raro e peculiare delle altezze, che va sotto il nome di
Spettro del Brocken: ci fermiamo a guardare la nostra ombra, proiettata sulle nuvole,
contornata da una
gloria con i colori dell'arcobaleno. Per Francesco è la prima volta che può osservare questo fenomeno ottico, per me la seconda in pochi mesi.
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Spettro del Broken |
Ora siamo usciti dalle nuvole e percorriamo al sole gli ultimi metri che ci separano dalla cima del
monte Puzzillo (2174 m): il sole ci scalda piacevolmente e un po' ci abbaglia, il panorama non è molto esteso a causa delle nubi, ma comunque suggestivo per gli scorci ravvicinati.
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Vetta del monte Puzzillo |
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Dalla vetta del Puzzillo verso Campo Felice |
Una bella sosta per rifocillarci e ripartiamo, anche perché, a stare fermi, c'è un venticello non proprio piacevole e il sole va e viene. Ripercorriamo quindi un pezzetto di cresta in senso opposto e deviamo verso sud, in direzione del valico del Morretano (1983 m). Il pendio erboso è spoglio completamente dalla neve, ma qui è normale: l'esposizione a sud e i venti che impediscono alla neve di accumularsi in quantità, ne fanno un pendio normalmente "pulito" anche in annate nevose. Figuriamoci in questa in cui la neve è poca dappertutto.
Nel frattempo, le nuvole si sono diradate e lasciano intravvedere qualche panorama.
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Scendendo dal Puzzillo |
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Panorama dal passo del Morretano |
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La conca del Puzzillo |
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Vista sul colletto di Pezza e il Costone |
Arrivati al valico del Morretano potremmo risalire sulla cresta della Torricella, sull'altro versante della vallata, ma lì ancora insistono le nuvole basse: scegliamo quindi di calare direttamente per la valle del Morretano, già percorsa tante volte, soprattutto con gli sci di fondo. In un breve tratto, non ripidissimo ma comunque abbastanza erto, la neve completamente ghiacciata ci obbliga a calzare i ramponi per evitare di scivolare.
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In valle Morretano |
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Valle Morretano |
La valle scende placida tra le due dorsali montuose che la delimitano: alla nostra destra la cresta Fratta - Cornacchia - Puzzillo, che abbiamo risalito, a sinistra quella del monte Torricella.
Dopo poche decine di minuti, entriamo nella parte boscosa della valle, tra begli esemplari di faggio.
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Valle Morretano |
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Inizio del bosco |
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Radura della valle Morretano |
La valle prosegue oltrepassando delle bellissime radure, per poi infilarsi nell'ultimo tratto, fittamente alberato, che sbuca poco sotto la radura di Prato Capito, da cui siamo partiti questa mattina. Qui ci fermiamo ad osservare un fontanile e relativo abbeveratoio fortemente ghiacciato.
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Usciti dalla valle del Morretano, verso Prato Capito |
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Il grande faggio di Prato Capito |
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Ghiaccio! |
Commento finale
In questo inverno un po' particolare, con condizioni di innevamento scarsissime e con la poca neve presente al suolo molto simile al
ghiaccio, è prudente
scegliere bene le proprie mete, per non correre
rischi inutili e vivere brutte esperienze... Nonostante tutto ciò, è sempre possibile godere di
belle giornate nella natura e questa, per me, è
la cosa importante. La gita in questione è facile, piacevole e poco faticosa, molto vicina a Roma. La percorro sempre molto volentieri in ogni stagione, soprattutto con una gradevole compagnia come è quella di Francesco.
Dati dell'Escursione
Data: 4 gennaio 2020
Partenza/Arrivo: parcheggio Prato Capito, 1610 m circa
Punto più alto: vetta del Puzzillo, 2174 metri
Dislivello totale: 720 metri circa
Tempo impiegato: 6 h 20 min circa (incluse soste) - dal parcheggio (1610 m) alla cima del Puzzillo (2174 m) 3 ore; dalla vetta al vado del Morretano (1983 metri) 30 min; dal valico fino al parcheggio 2 ore 15 min.
Sviluppo del percorso: circa 14 Km
Difficoltà:
E (in inverno EE) - il percorso è facile e non dà neanche problemi di orientamento, se non forse nel primissimo tratto, quando si lascia la strada e si entra nel bosco del monte Fratta: ma anche qui, piegando leggermente verso destra (ovest) si arriva presto al vecchio sentiero segnato. Per il resto la cresta non è banale, ma mai impegnativa o particolarmente esposta.
Attrezzatura: Scarponi da montagna invernali, piccozza e ramponi - da portare
SEMPRE in inverno e quando c'è neve - I bastoncini da escursionismo possono essere utili.
Bella gita, scelta giusta considerando la neve ghiacciata di questa stagione.
RispondiEliminaPiacevolissimo, come al solito, il racconto.
Un abbraccio
Leo
Grazie Leo, sempre gentile.
EliminaDurante la salita ti abbiamo pensato. Un caro saluto