Quando le ultime nevi lasciano le vette dell'Appennino, è il momento di una gita ultra-panoramica nel gruppo del Velino!
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Cartòre - fraz. di Borgorose - Rieti - 1 maggio 2017) - Era più di un anno che io, Stefano e Marco non facevamo un'escursione insieme e, per rompere il digiuno, scegliamo una meta non troppo lontana, ma selvaggia e affascinante: il
monte Morrone della Duchessa, al confine tra Lazio e Abruzzo.
Senza dover neanche partire troppo presto da Roma, possiamo metterci in cammino dal piccolo borgo di Cartòre che non sono ancora le 8. Ci dirigiamo di buon passo verso lo stretto e suggestivo vallone di Fua. All'imbocco del sentiero incontriamo una pattuglia di Guardia Parco. Scambiamo qualche parola e chiediamo informazioni sulla percorribilità della valle di Teve, stupendo vallone che attraversa il cuore del massiccio del Velino. Ci dicono che non è ancora percorribile: da metà febbraio a tutto maggio è interdetta per pericolo di frane e valanghe. Noi pensavamo che il divieto fosse per non disturbare la nidificazione dei rapaci... Buono a sapersi.
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Nel bosco della valle di Fua |
Prendiamo quindi per il classico percorso della valle di Fua, che sale subito ripido nel bosco. Un sentierino ben tracciato rimonta la gola in un ambiente impervio, tra rocce e vegetazione, attraversando un bosco misto, costituito di piante sottili e non molto alte. Più in alto il vallone si stringe e bisogna superare dei tratti un po' rocciosi e scoscesi, ma sempre piuttosto facili, come la cengia del Passo di Fabiano, attrezzata con una catena passamano.
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La cengia del Passo di Fabiano |
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Un ripido tratto di bosco |
La valle di Fua prende il nome, nella parte superiore, di vallone del Cieco. Qui il sentiero attraversa un ripido bosco di faggi, molto belli e dritti come fusi. In breve si esce dalla faggeta e si giunge alla località chiamata Le Caparnie, dove si trovano alcuni modesti rifugi di pastori.
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Lasciata la faggeta, in località Le Caparnie |
Usciti dal bosco ci troviamo tra prati verdi e rarissime chiazze di neve: è piena primavera! Anche sul versante nord del monte
Murolungo, la neve è ormai scarsissima. Attraversiamo un erboso valloncello, in leggera salita, e giungiamo sulle sponde del caratteristico
lago della Duchessa.
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Verso il lago della Duchessa |
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Verso il lago della Duchessa, sullo sfondo la parete nord del Murolungo |
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Il lago della Duchessa |
Questo laghetto, sito a poco meno di 1800 metri, è alimentato unicamente dallo scioglimento delle nevi e dalla pioggia. Inoltre un inghiottitoio non ne consente l'aumento del livello oltre un certo limite. Il periodo di fine primavera è il migliore per osservarlo, dato che le nevi che stanno terminando di fondere lo rendono ricco di acque e i numerosi capi di bestiame che pascolano in zona e vi si abbeverano, non sono ancora stati portati agli alpeggi. Ci fermiamo quindi per una breve sosta, godendoci il panorama, il silenzio e la luce.
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Lago della Duchessa: sullo sfondo Uccettù, Costone occ., cimata di Macchia Triste |
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Lago della Duchessa e Murolungo |
Siamo tutti e tra molto soddisfatti di essere arrivati fino a qui e quasi non ci sembra vero che solo qualche ora fa eravamo in città! Attorno a noi il silenzio, rotto solo dal frusciare del vento, i pascoli macchiati di neve, la vetta rocciosa del Murolungo che si specchia nell'acqua: siamo proprio in un altro mondo rispetto a quello in cui siamo abituati a vivere il nostro quotidiano. Tutto questo ci dà allo stesso tempo tranquillità e voglia di fare, di muoverci, di vivere.
Riprendiamo il cammino costeggiando il lago sulla sinistra e, dopo poco, cominciamo a seguire delle tracce di sentiero che risalgono i magri e sassosi pascoli che scendono dal
vado dell'Asina. Raggiungiamo in breve questo passo, a circa 1900 metri di altezza: qui ci affacciamo sulla valle dell'Asina e le vaste distese della
foresta di Cerasolo, una meravigliosa e immensa faggeta. Non scendiamo, ma prendiamo a salire a sinistra, lungo la cresta del Morrone.
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Salendo al vado dell'Asina |
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Vado dell'Asina, 1900 metri |
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Salendo dal vado dell'Asina, sullo sfondo il Costone occidentale |
In questo tratto di escursione (e sarà così fino in vetta al Morrone e poi anche nella prima parte di discesa) il sentiero
non è molto evidente: la traccia va cercata, qua e là è presente qualche ometto di pietra e rari segnavia di vernice di strani colori! ma il terreno non è difficile e l'orientamento elementare.
Saliamo quindi, in alcuni tratti piuttosto ripidamente, tra sassi, cespugli di ginepri e erti prati, con un panorama sul lago e il massiccio del Velino che è strepitoso!
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Salendo per la cresta, panorama sul Gran Sasso |
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Lago della Duchessa |
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Verso la cima Zis |
Con un po' di fatica, leggermente infastiditi dal vento, giungiamo ai
2130 metri dell'anticima orientale del Morrone, recentemente rinominata
cima Zis e considerata una vera e propria vetta di oltre 2000 m dal
Club 2000.
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Lago della Duchessa e Murolungo, sullo sfondo il Velino |
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Lungo la cresta |
Dalla cima Zis il percorso appare ancora lungo e qualcuno si può scoraggiare un po'... In realtà la vetta del Murolungo è più vicina di quanto sembri e il percorso è panoramico e divertente: ogni tanto bisogna abbandonare il filo di cresta e scendere, magari con qualche elementare passaggio su roccette, sul versante meridionale.
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La panoramica cresta |
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Un breve passaggio con roccette |
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La cima del Morrone sembra lontana |
Giunti all'ultima salita prima della vera e propria vetta, bisogna stare ben attenti a non perdere di vista gli ometti di pietra, che indirizzano il cammino tra una serie di roccioni lisci. In un punto torniamo sui nostri passi, a cercare il segnavia che indica il miglior percorso tra questi caotici pilastri di calcare. Un'ultima salita ripida e arriviamo in cima, tra grossi blocchi di roccia, da dove il panorama sia apre a 360° su gran parte dell'Appennino centrale, dai Sibillini alla Majella! Stupendo!
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La vetta del Morrone dalla cresta est |
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La cima Zis |
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Foto di vetta |
Scambiamo qualche chiacchiera con un ragazzo di Pescorocchiano che ci ha preceduto di alcuni minuti: ci consiglia di scendere per il pendio subito a sud-est della cima fino ad una sella tra la valle del Cieco e la valle di Cesa. Avevamo già adocchiato, salendo, questo percorso e decidiamo che ci va.
Dopo aver quindi mangiato qualcosa, scattato un servizio fotografico a Stefano, e ammirato l'estesissimo panorama, ripartiamo.
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Scendendo dal Morrone, vista del Velino e del Murolungo |
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Scendendo dal Morrone, si vede la sella che divide valle del Cieco (a sin.) dalla valle della Cesa (a destra) |
Percorsi due/trecento metri a ritroso, sulla cresta dell'andata, in un punto che ci sembra facilmente praticabile cominciamo a scendere tra tracce di sentiero, senza grossi problemi.
Aggirando rocce e cespugli, con insoliti panorami sul Murolungo, raggiungiamo in breve la dorsale boscosa attraversata dalla strada sterrata che sale dal vallone della Cesa.
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Murolungo |
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Al centro, dove inizia il bosco, passa la sterrata della valle della Cesa |
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Il versante sud del Morrone, per il quale siamo scesi |
Qui, su un verde praticello, facciamo un'ultima, breve sosta. Mentre mangiamo, sulla strada che percorreremo in discesa vediamo sfrecciare una ragazza che fa trail-running.
Ci rimettiamo in marcia: ora non ci resta che seguire la larga sterrata, in alcuni tratti un po' ripida, che cala con numerose svolte verso i verdi pascoli di Cartore, e sbuca poche centinaia di metri a nord da dove abbiamo lasciato l'auto al mattino. Gli ampi prati del piccolo borgo montano, con le loro distese smeraldine e il bosco che li contorna, offrono sempre uno spettacolo che appaga gli occhi e mette in pace il cuore.
Personalmente provo un gran bisogno di questo
contatto intenso con la montagna, con i silenzi e il mistero della natura; mi aiuta a ritrovare l'
equilibrio con me stesso, a dimenticare quelle piccole e grandi ferite e delusioni che la vita, chi più e chi meno, a tutti riserva. Ci deve però essere fatica fisica e necessità di concentrazione sull'ambiente circostante: elementi ritrovati in questa bella escursione con due cari amici.
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Strada della valle della Cesa |
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Valle della Cesa |
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I verdi prati di Cartore |
Commento finale
Escursione molto bella e non eccessivamente faticosa per dei camminatori allenati. Si attraversano ambienti molto vari: boschi, pascoli, creste. La discesa per la valle di Cesa non offre un percorso particolarmente attraente, ma il poter compiere un anello, senza tornare per il vallone di Fua già salito all'andata, la rende sicuramente consigliabile. Anche la discesa diretta dalla cima del Morrone per i suoi versanti meridionali, che abbiamo seguito, è molto consigliabile a chi abbia un minimo di esperienza escursionistica: infatti, anche se non si trovano segnalazioni, il terreno è relativamente agevole e l'orientamento
in caso di buona visibilità è molto facile, essendo sempre visibile la meta da raggiungere, ovvero il colle dove passa la strada sterrata che percorre la valle di Cesa.
Dati dell'Escursione
Data: 1 maggio 2017
Partenza e Arrivo: borgo di Cartore, 944 metri
Punto più alto: vetta del monte Morrone, 2141 metri
Rifugi: rifugi della valle del Cieco, riservati ai pastori, tranne uno aperto e non gestito
Dislivello totale in salita: 1300 metri circa
Dislivello totale in discesa: 1300 metri circa
Tempo impiegato: 6 h 15 min circa (soste comprese) - 1 h 48 min da Cartore al lago della Duchessa; 1 h 20 min dal lago alla vetta del Morrone; 35 min dalla cima alla strada della valle di Cesa; 1 h 12 min dalla strada della valle di Cesa a Cartore.
Sviluppo del percorso: circa 15 Km
Difficoltà:
E+ La prima e l'ultima parte del percorso si svolgono su sentiero ben marcato e segnato, con qualche tratto leggermente esposto in val di Fua, ma che richiede solo un minimo di attenzione. il percorso dal lago alla cima del Morrone e la discesa fino alla sterrata della valle di Cesa è sempre facile, ma richiede di aver studiato prima il percorso, in quanto le segnalazioni sono scarse e la traccia di sentiero è poco marcata sul terreno.
Attrezzatura: Scarpe da montagna e normale attrezzatura per escursioni di alcune ore.
Un trio di questo livello non poteva che compiere un'escursione così bella. Capisco e un po' t'invidio, quel bisogno di montagna, che ci proietta altrove rispetto al quotidiano.
RispondiEliminaUn abbraccio immenso al caro compagno di tante bellissime avventure in quota
Carissimo, ti ringrazio per il commento: sappi che quando siamo lassù ti pensiamo sempre!
EliminaUn abbraccio