domenica 1 aprile 2018

Al rif. Sebastiani con gli sci



Tanta neve, vento, tempo incerto, nebbia in quota... Con queste condizioni la scelta più saggia è un itinerario privo di rischi da valanga, ben conosciuto e facile. La salita al rif. Sebastiani da Campo Felice.


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(Campo Felice, Lucoli - Aq - 25 marzo 2018) - Lasciamo l'auto al parcheggio del Centro Fondo Centomonti, poco prima dell'albergo Alantino, e iniziamo la nostra escursione lungo la traccia battuta che costeggia e a tratti interseca le piste da fondo. Il tempo è ventoso, freddo (-4°C), ampi spazi di sereno lasciano passare il sole, ma le nuvole sono già incollate alle cime delle montagne intorno a noi, in particolare verso sud, nella direzione che dovremo prendere...

Da Campo Felice, verso il versante sud di Monte Cefalone

Prima della partenza
Luca con gli attrezzi da scialpinismo, io con quelli da fondo-escursionistico, procediamo nella ondulata distesa, bianca come non mai, che conduce all'imbuto boscoso della valle Leona.

Lungo le piste da fondo, vista sui monti Puzzillo e Cornacchia

Monte Puzzillo


In poche decine di minuti, giungiamo al caratteristico riparo in lamiera, posto proprio all'imbocco della valle Leona, dove facciamo una piccola sosta.

Costeggiando le pista da fondo

Lungo le piste da fondo

Luca

Il riparo in lamiera

Ora il percorso riprende verso il bosco, meno netto, ma le tracce di passaggio sono sempre numerose. Ci precedono un paio di comitive di ciaspolatori: forse, per le condizioni odierne, hanno scelto il mezzo migliore per salire...

La prima radura della val Leona

La stradina nel bosco della val Leona
Nel bosco della valle Leona c'è tantissima neve: è piuttosto battuta dai tanti passaggi, ma l'ampiezza della stradina è molto ridotta, poco più di un metro di larghezza... La neve qui è compatta e piuttosto dura, ogni tanto occorre abbassarsi per evitare i rami degli alberi.

Nel bosco della valle Leona
Superate un po' a fatica le rampe della val Leona (in diversi punti, vista la durezza della neve, ho dovuto procedere a spina di pesce), usciamo nell'ampio bacino della valle del Puzzillo: il passaggio improvviso, dal bosco all'ampia conca ammantata di soffice e candida neve, circondata da varie vette superiori ai 2000 metri, è sempre spettacolare.

Il Puzzillo e il vado del Morretano (a sinistra)

Salendo nella valle del Puzzillo
Purtroppo le nuvole continuano ad addensarsi sopra di noi e la neve, fuori dal bosco, è di cattiva qualità per lo sci: il manto presenta infatti uno strato di crosta in superficie, che tende a rompersi sotto il peso dei miei sci stretti, intrappolandoli e impedendo di manovrarli come vorrei. Questo in salita non è un grosso problema, ma già mi figuro come sarà a scendere...

La crosta superficiale del manto nevoso tende a spaccarsi

Il vado del Morretano
Siamo negli ampi spazi innevati della conca del Puzzillo: un susseguirsi di colline e vallette tutte uguali, attraverso le quali è difficile capire quale sia la via più costante per salire... Scegliamo di tenere una traiettoria larga, costeggiando sulla nostra destra la conca, cercando di percorrere il tracciato della sterrata che, sepolta da oltre un metro e mezzo di neve, è completamente irriconoscibile.

Salendo verso il rif. Sebastiani

Salendo verso il rif. Sebastiani

Il fianco meridionale del monte Puzzillo
Man mano che saliamo, la visibilità si fa sempre più scarsa. Evitiamo problemi di orientamento unicamente grazie al GPS e alle numerose tracce di chi è salito ieri o, comunque, prima di noi. Anche quando non c'è la nebbia, la poca luce, molto diffusa dalle nubi basse e dalla neve bianchissima, crea un'illuminazione "piatta", in cui non sono presenti ombre e dettagli, rendendo difficilissimo se non impossibile distinguere l'andamento del terreno, in particolare la sua pendenza e l'esistenza di scarpate o dossi.

L'ultimo tratto, nei pressi del rifugio, lo affrontiamo nella nebbia vera e con un vento freddo e fastidioso. Riusciamo a scorgere il rifugio solo quando ci troviamo a pochi metri da esso.

Le ultime rampe in salita
Il rifugio, questo fine settimana chiuso, è quasi completamente sepolto dalla neve: sul retro, dove è un po' più basso, la neve arriva fino al tetto. Mi metto nell'avvallamento che il vento ha creato intorno alla costruzione per ripararmi un po' e mangiare qualcosa... Ma ci fermiamo pochissimo, date le condizioni. Ora ci aspetta una discesa un po' difficoltosa, immersi in questa lattigine uniforme.

Rifugio Sebastiani sepolto da oltre due metri di neve!

L'accesso al locale invernale... non c'è bisogno della scala! 



Non sto a dirvi le tribolazioni della discesa... con gli sci che si in incastrano nella crosta, la visibilità scarsissima, non abbiamo punti di riferimento e proviamo un po' di mal di mare a 2000 metri! Basti pensare che in alcuni punti non capiamo se stiamo procedendo in leggera salita o leggera discesa... e addirittura se stiamo avanzando o siamo fermi! Dico solo che piazzo ben NOVE cadute in tutti gli stili possibili (pelle di leone, carpiato laterale, sulla schiena, ecc.) quando invece, nelle ottime condizioni trovate 3 anni fa col Prof. Colombi, non caddi mai...

La visibilità migliora
Comunque, con qualche imprecazione, finalmente giungiamo nuovamente all'imbocco della val Leona e della stradina nel bosco. Anche qui, per i mie sci stretti e a tallone libero la discesa è molto impegnativa. La neve è dura e veloce, un po' dissestata, ma soprattutto la strettezza della sede, dovuta alla neve abbondantissima, non mi consente di aprire, quanto vorrei, le code degli sci a spazzaneve, né tanto meno mi concede spazi di manovra... in un paio di punti, stretti e ripidi, cedo alla paura di un impatto con i faggi e subisco l'onta di togliere gli sci e scendere a piedi... :-(

Di nuovo in val Leona
La sbarra di accesso alla val Leona, completamente sepolta!
Fuori dal bosco, superiamo ancora qualche dosso nevoso, anche ripido, dove mi esibisco in evoluzioni non proprio da manuale... e finalmente raggiungiamo nuovamente il riparo in lamiera, dove scattiamo le consuete foto rituali...

Luca

Io
Ora non ci resta che percorrere a ritroso la pista dedicata agli escursionisti, ottimamente battuta, che ci riporta in un battibaleno e senza problemi al parcheggio. Abbiamo percorso un itinerario notissimo e classico, ma che bella avventura!


Commento finale

Tantissima neve, condizioni invernali anche se a primavera inoltrata. Purtroppo poca visibilità e neve non trasformata, crostosa. Non sono condizioni ideali per gli sci, particolarmente per quelli da fondo. La luce piatta rende i pendii irriconoscibili, toglie ogni punto di riferimento, rendendo molto difficile comprendere l'ambiente che ci circonda, sia a livello di orientamento generale, che di scelta del percorso a piccola scala, soprattutto con terreni, come quello della gita in questione, con inclinazione modesta e parecchi dossi e avvallamenti. Peraltro, queste conche carsiche piene di vallette e montarozzi sono un terreno molto comune sulle montagne appenniniche. Grazie alla conoscenza del luogo, all'utilizzo del GPS e alle tante tracce, non abbiamo corso pericoli, ma... in altri contesti il rischio di perdersi sarebbe stato molto elevato. Riflettiamo sempre su quanto la montagna, specie in condizioni invernali, possa esser insidiosa anche in gite facili! In situazioni come queste, inoltre, un attrezzo come le racchette da neve, normalmente molto meno veloce degli sci, potrebbe essere molto più maneggevole e far perdere meno tempo...





Dati dell'Escursione



Data: 25 marzo 2018
Partenza/Arrivo: Campo Felice - Centomonti 1500 metri circa
Punto più alto: rif. Vincenzo Sebastiani 2102 metri
Dislivello totale: 600 metri circa
Tempo impiegato5 h 20 min circa (incluse soste) - 3 h da Campo Felice 1500 m al rif. Sebastiani 2105 metri; 2 h 20 min discesa per lo stesso itinerario
Sviluppo del percorsocirca 16 Km
Difficoltà: Media per sciescursionismo
Attrezzatura: Attrezzatura da escursionismo invernale, o da sciescursionismo, a secondo delle condizioni. Nel giorno che l'abbiamo percorsa noi, la migliore soluzione erano le racchette da neve, ma solitamente, con neve trasformata, il mezzo migliore sono gli sci da fondo, meglio se da escursionismo.



2 commenti:

  1. Oilà Renato, brutta sensazione non sapere se si sta andando giù o su :-)
    Ricordo di averla provata nel 2008, quando tutti insieme scendemmo in condizioni peggiori, pure la pioggia c'era, dal Sebastiani stesso, dopo aver trascorso il capodanno lì.
    Nonostante tutto, un bel ricordo pure quello, come tutti gli altri.
    Ho visto anche la traccia di una valanga nelle prime foto, vabbè con tutta sta neve, da qualche pendio ripido soprattutto all'inizio del bosco, può accadere.
    Alla prossima gita
    Un abbraccio
    Leo

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