Visita autunnale al monte Camicia, salendo dalla cresta nord-ovest (tratto del Sentiero del Centenario) e scendendo per il vallone di Vradda. Escursione interessantissima e discretamente impegnativa!
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(Fonte Vetica, 29 ottobre 2016) - Appena arrivati a
Fonte Vetica (1615 m), apro lo sportello della macchina e non faccio in tempo ad uscire che il vento me lo richiude, sbattendolo! Cominciamo bene...
Effettivamente tira una certa brezza... Nulla di impossibile, ma ci impensierisce un po': l'itinerario che io e Luca vorremmo seguire è in gran parte lungo una cresta sopra i 2300 metri e lassù sicuramente il vento soffia ancora più forte. Ci pensiamo un po' su e decidiamo di provare: se la situazione sarà brutta, si può sempre tornare indietro.
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Fonte Vetica e la vetta del Camicia |
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In cammino verso la miniera di bitume |
Ci incamminiamo quindi verso ovest, attraverso i pascoli di questo lembo orientale di Campo Imperatore, seguendo qualche vaga traccia disegnata dal bestiame nel suo eterno vagabondare per questi luoghi. Attraversiamo un fiume di ghiaia e scavalchiamo la sella a sud del colle dell'Omo Morto, dove c'è una bella fonte con vasca, per l'abbeverata degli animali.
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Campo Imperatore e il monte Bolza |
Scendiamo per poche decine di metri di dislivello, sempre in direzione ovest, cercando il percorso là dove è più facile camminare. In breve raggiungiamo un altro grosso canalone ricolmo di ghiaia e sabbia che attraversiamo e costeggiamo in salita. Ora vediamo chiaramente i ruderi della vecchia miniera di bitume (o lignite), dove arriva una sterrata molto dissestata che inizia dalla strada asfaltata che attraversa Campo Imperatore.
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Monte Prena e la vecchia miniera |
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Avvicinandoci ai ruderi della miniera di bitume |
Proprio dinnanzi agli edifici semi-crollati di questa miniera, che risalgono al 1935 e che pare non siano mai stati utilizzati a causa dello scoppio della seconda guerra, giace un'altra testimonianza storica, poco evidente e molto più antica: uno stemma inciso su di un grosso roccione, il Masso Aragonese.
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Lo stemma scolpito sul masso (da me evidenziato) |
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Luca sul Masso Aragonese |
Questo stemma, rozzamente scolpito nella roccia, è l'emblema di
Pietro d'Aragona, figlio di
Alfonso II di Napoli che, nel
1447, con l'istituzione della
Dogana di Foggia, regolarizzò il fenomeno, fino ad allora spontaneo, della
transumanza dai monti dell'Abruzzo al
Tavoliere delle Puglie. Probabile quindi che presso il masso si svolgessero attività burocratiche (censimento dei capi, assegnazione dei pascoli dove svernare in Puglia, ecc.) legate alla transumanza (
cfr. Gran Sasso le più belle escursioni, di Alesi, Calibani, Palermi). Ora giace qui un po' dimenticato, perpetuando il suo misterioso messaggio in un paesaggio che è cambiato poco nei secoli.
Lasciamo il masso e la sua antica storia e passiamo quindi accanto ai ruderi della miniera di bitume. Dopo poche centinaia di metri, prendiamo il sentierino che risale, sulla destra, i pendii delle Coste di Sferruccio.
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Ruderi della miniera di bitume |
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Risalendo verso il vado di Ferruccio |
Il sentiero, indicato da segni di vernice molto vecchi, ma ancora evidenti, si dipana per valloncelli e dossi erbosi, poi a mezza costa, con un tracciato tortuoso, supera pendii spesso impervii, con numerosi affioramenti di rocce chiare e molto tenere, non molto frequenti in altre zone del massiccio.
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Vista sul vallone che porta alla sella delle Veticole |
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Un passaggio sdrucciolevole su roccia gessosa |
Un escursionista, che sale davanti a noi, preferisce evitare di traversare un tratto un po' scivoloso, lungo un costone di gessi, e torna indietro. Noi proseguiamo con un po' di attenzione, ma senza problemi.
La traccia di sentiero risale ora lungo un ruscello che solitamente in piena estate troviamo asciutto, ma che oggi non solo porta acqua, ma presenta diversi sassi ghiacciati, soprattutto là dove l'acqua scorre più sottile sulla gelida roccia.
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Attenzione: ghiaccio! |
Questo sentiero mi piace molto: è la prima volta che lo percorro per intero nel verso della salita. Tante volte l'ho usato per scendere dal Prena dopo essere salito per le vie quasi-alpinistiche del versante sud... ma è un percorso vario ed in ambiente selvatico, molto interessante. Almeno per me.
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Salendo al vado di Ferruccio |
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La vetta del Camicia per il versante dove saliremo |
Una lunga diagonale tra i prati ci porta infine al Vado di Ferruccio (2233 m). Qui un forte vento ci investe mentre la vista si apre sulle colline del teramano e sull'azzurro del mare Adriatico, che si confonde con il cielo. Torniamo qualche metro sui nostri passi per sottrarci all'impeto di Eolo... e discutiamo su cosa fare: se proseguire o meno, dato che le folate che arrivano da nord-est, spesso, compromettono l'equilibrio.
Non ci lasciamo intimorire:
si va! Cominciamo quindi a salire alla nostra destra, con il vento che ci spreme aspre lacrime dagli occhi.
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Il panorama dal Vado di Ferruccio: sullo sfondo il mare Adriatico |
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La cresta che porta al Camicia |
Ben presto dobbiamo risalire un accidentato, ripido e sassoso pendio, che fortunatamente ci ripara. Ora il sole ci scalda le spalle e si sta molto bene... Rimontata la china sassosa, ci riportiamo nei pressi del filo di cresta, ma fortunatamente il vento non è più così forte e si può proseguire quasi piacevolmente.
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Verso il monte Camicia |
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Il tratto finale della cresta nord-ovest, che dovremo salire |
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Luca lungo la cresta |
Percorriamo un tratto non difficile e panoramico della cresta e la vetta della nostra montagna è sempre lì, che si erge ieratica davanti a noi. Man mano che ci avviciniamo il terreno si fa più impervio, la cresta più accidentata e bisogna superare qualche breve e facile gradino con semplici passi di arrampicata.
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Tratti impervi lungo la cresta |
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Un torrione spunta dal precipite versante nord |
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Un facile gradino roccioso |
Il percorso si fa sempre più ripido e roccioso, i passaggi diventano più aerei: niente di particolare, ma occorre fare attenzione. In particolare il traverso di una
liscia placchetta, attrezzata con due chiodi, e la successiva salita in arrampicata sul filo della cresta richiedono concentrazione. In più il
vento rinforza e comincia a disturbare parecchio la progressione.
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La cresta si fa sempre più impervia |
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Panorama verso la Laga, i Sibillini e il teramano. Sulla destra la Pietra della Spia |
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Passaggio aereo e suggestivo |
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Monte Camicia |
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Un passaggio divertente con il Prena sullo sfondo |
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Placchetta un po' esposta |
Si cominciano a vedere sempre più spesso, nei tratti in ombra, pezzi di galaverna (o forse più precisamente
calabrosa) incollata alla roccia: si tratta di una
formazione di ghiaccio creata dall'azione combinata di
vento, nebbia e gelo attorno agli oggetti esposti, in questo caso alle rocce. Questa specie di ricami bianchi e gelati creano un'atmosfera ancora più avventurosa e suggestiva, ma ci impongono
maggiore attenzione...
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Il prosieguo della salita passa di là... |
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Si vede il tratto di cresta già percorso |
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Un ghiacciolo pende da una roccia |
Superati questi brevi tratti un po' impegnativi, il sentiero punta verso delle rocce in ombra: qui troviamo ancora più ghiaccio, soprattutto ai piedi di un profondo
canalino roccioso che dobbiamo risalire. In fondo al canalino, infatti, si raccoglie un discreto strato di ghiaccioli, come se si fosse infranta un'enorme vetrata: è la calabrosa staccatasi dalle rocce più in alto, dove il sole è parecchie ore che batte e il vento soffia impetuoso. All'interno del canalino che dobbiamo risalire, però,
il gelo persiste e il vento non può nulla, per cui dobbiamo risalire stando attenti a dove appoggiamo i piedi e agli appigli che scegliamo, dato che è
tutto ricamato di ghiaccio bianco...
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Le rocce, ancora in ombra, sono ricoperte da un po' di ghiaccio |
Prendiamo quindi a scalare il canale,
a tratti stretto quasi quanto un camino. La salita non è molto difficile, al
massimo I grado, ma il freddo, i ghiaccioli, il vento che ulula impetuoso ci fanno sentire tutta la forza dell'ambiente in cui siamo immersi, per cui ponderiamo con attenzione ogni movimento.
Superato un primo passaggio, ben appigliato ma quasi verticale, continuiamo ad arrampicarci tra
roccette friabili e ghiaie sdrucciolose, puntando al pezzetto di cielo che appare in alto, tra le pareti di grigia roccia.
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Luca nel canalino |
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Nel canalino: notare i ricami di ghiaccio |
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Luca nel canalino |
Sebbene l'ambiente che ci circonda, così severo e suggestivo, impreziosito da merletti di ghiaccio opaco, ci affascini fortemente, è con una certa soddisfazione che raggiungiamo l'uscita del budello roccioso, laddove un sole accecante ci annuncia la
fine delle difficoltà. Ora solo una ripida salita tra le ghiaie ci separa dalla cresta terminale, dove un vento furioso ci rintrona fino al raggiungimento della
cima del monte Camicia.
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La croce di vetta del Camicia |
Dopo
più di quattro ore di cammino siamo in cima! Il panorama da qui è sempre fantastico, essendo la vetta del Camicia posta in posizione isolata: si vede
gran parte dell'Abruzzo, dai monti alla costa, e l'Appennino di
Lazio, Umbria e Marche. Il vento soffia forte, ma pochi passi verso sud, sotto la cima, possiamo ripararci e adagiarci in una calda quiete, col sole che ci abbraccia benevolo.
Ora la Montagna, dopo averci mostrato il suo aspetto più severo, ci accoglie con volto amorevole e disteso ed è bello ed eccitante ripensare alle difficoltà appena superate.
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Dalla vetta del Camicia: panorama verso nord |
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Dalla vetta del Camicia: panorama verso sud |
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Foto in Camicia... sul Camicia! |
Mangiamo qualcosa, facciamo un po' di foto, soprattutto alla croce di vetta tutta decorata dal ghiaccio, e riprendiamo il cammino per scendere verso fonte Vetica.
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Il Corno Grande visto dai pressi della Cima del Camicia |
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Vista dalla cima del Camicia verso sud-est: sullo sfondo la Maiella |
Passiamo quindi sul versante esposto a nord e qui il vento fa la voce grossa: soffia infuriato e mette addosso brividi di freddo, ma non ci sono problemi di equilibrio, il sentiero è semplice e protetto, un inciampo avrebbe poche conseguenze.
Scesi dalla "capoccetta" che costituisce la sommità del monte, ci spingiamo verso lo spettacolare spalto che, erboso ed inclinato dal nostro versante, precipita a nord con repulsive pareti rocciose, famigerate per la loro infida friabilità e vastità. Non possiamo esimerci, come sempre quando passiamo di qui, dall'affacciarci su questo abisso angosciante, ma oggi, che il vento rende problematico lo stare in piedi, lo facciamo carponi, sporgendo solo la testa nel vuoto e mantenendo gambe e braccia ben aderenti alle rocce dell'orlo del precipizio.
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Scendendo dal Camicia: a destra il bordo della parete nord |
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Luca si affaccia sui precipizi della parete nord |
Proseguiamo a scendere, calando per i magri prati del vallone di Vradda: un ripido imbuto dominato sulla destra dalle rocce calcaree della vetta del Camicia, che confluisce su Fonte Vetica.
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Scendendo nel vallone di Vradda |
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La Maiella e i boschi del Voltigno |
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Scendendo nel vallone di Vradda, con la cima del Camicia sullo sfondo |
Questo sentiero è ripido ma non disagevole, e si scende facilmente. Superiamo qualche gruppetto di escursionisti che scendono dopo essere saliti da questo versante e ne incontriamo qualcuno che, pigramente, sta ancora salendo.
Si sta molto bene, la luce autunnale rende vivido il paesaggio e la natura attorno ci accoglie benigna.
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Vallone di Vradda e monte Camicia |
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Nei pressi di Fonte Vetica |
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Nei pressi di Fonte Vetica |
Al fondo del vallone, ai margini tra il pendio della montagna e la piana di Campo Imperatore, attraversiamo un rimboschimento di conifere che dà un sapore un po' "alpino" al paesaggio. Tra abeti e pini neri ci sono anche alcuni larici, invero dall'aspetto un po' malaticcio, che spiccano per il colore giallognolo e impallidito sullo scuro degli abeti rossi.
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Maiella |
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Il rifugio Forestale Fonte Vetica |
L'escursione si sta concludendo, siamo nei pressi del parcheggio. Arrivati alla macchina ci cambiamo in fretta per sfuggire il vento che soffia teso: ora che la nostra avventura è terminata, è diventato più fastidioso; prima era un elemento della possente montagna che ci ospitava, adesso invece solo una seccatura, da evitare.
Commento finale
Bellissima escursione, con difficoltà non banali nel tratto vado di Ferruccio - vetta del Camicia (tratto del Sentiero del Centenario): ci sono infatti passaggi che richiedono
piede fermo e sicuro ed una certa
esperienza di montagna. Percorrerla in pieno autunno, nonostante la giornata tersa e non fredda, è stato sicuramente differente che in piena estate. Attenzione in particolare alla possibilità di trovare tratti ghiacciati: qui, come in altri posti con roccia sopra i 2000 m, è facile in questa stagione incappare in
vetrato o altre formazioni di
ghiaccio che sono
ben più pericolose della neve. In caso di dubbio, l'unica cosa è girare i tacchi e tornare indietro!
Dati dell'Escursione
Data: 29 ottobre 2016
Partenza: Fonte Vetica, 1615 metri
Arrivo: Fonte Vetica, 1615 metri
Punto più alto: vetta del Camicia, 2564 metri
Dislivello totale in salita: 1150 metri circa
Dislivello totale in discesa: 1150 metri circa
Tempo impiegato: 7 h circa (soste comprese) - 1 h da fonte Vetica alla miniera di Bitume; 1 h 25 min dalla miniera al vado di Ferruccio; 2 h dal vado di Ferruccio alla cima del Camicia; 2 h 30 min dalla cima del Camicia a fonte Vetica (compresa lunga sosta in cima)
Sviluppo del percorso: circa 12,5 Km
Difficoltà:
EE con passaggi di
I grado. Le difficoltà sono concentrate nel tratto vado di Ferruccio - cima del Camicia, che è poi l'ultima sezione del
Sentiero del Centenario. In particolare vi sono passaggi un po' esposti su roccia friabile, dove fare molta attenzione. Per il resto si tratta di sentieri di difficoltà
E, mentre il primo tratto, da fonte Vetica alla miniera si svolge senza sentiero, ma l'orientamento è piuttosto semplice (in assenza di nebbia!).
Attrezzatura: Scarpe da montagna e caschetto da alpinismo. Il kit da ferrata è inutile non essendoci corde fisse o altri ancoraggi.
Ciao Ren, che bella escursione avete fatto! Ovviamente in meravigliosa solitudine e come scrivi tante volte, in ambiente suggestivo. Bravi amici miei e grazie Ren, per le tante bellissime foto e per i tuoi racconti sempre così istruttivi, stimolanti e sopratutto emozionanti. A presto
RispondiEliminaGrazie a te Leo per le belle parole!
EliminaUn abbraccione