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Sulle cengie della Škrlatica |
Come seconda cima per altezza dell'intera Slovenia, la Škrlatica merita di diritto l'appellativo di Regina dei monti sloveni. Il suo nome le deriva dalla colorazione rosso-scarlatto che, in alcuni punti, manifestano le sue rocce, evidentemente a causa della presenza di minerali ferrosi. Anticamente veniva chiamata Suhi plaz, ovvero slavina asciutta, per via di un canalone ghiaioso che scende verso la valle Vrata.
Pur essendo una delle cime più importanti delle Alpi Giulie, venne conquistata relativamente tardi (estate 1880), a causa della fama di inaccessibilità di cui godeva: tra i cacciatori dell'Alta Valle della Sava correva infatti la credenza che la Škrlatica fosse il rifugio inaccessibile dei camosci e dunque le sue pareti non potessero né dovessero essere violate (cfr Julius Kugy, Dalla vita di un alpinista, München 1925).
Oggi l'ascensione, pur essendo prettamente escursionistica, rimane comunque impegnativa sia per la fatica necessaria (1800 m di dislivello circa) che per qualche difficoltà data da passaggi su roccia, in parte attrezzati.
Mi ritrovo quindi il giorno di ferragosto, prima dell'alba, ad incamminarmi, dal rifugio Aljaž in valle Vrata, diretto verso questa interessante meta.
Oggi sulle montagne, visto il giorno festivo, c'è il pienone: il parcheggio del rifugio è già stracolmo e sono neanche le 6.30 del mattino! Comincio a salire nel bosco di faggi, nell'irreale atmosfera che precede il sorgere del sole.
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Prime luci sullo Stenar |
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Il gruppo della Škrlatica |
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Sempre lo Stenar da un'altra angolatura |
Il sentiero sale ripido nella foresta: ogni tanto una radura consente una visuale sulla valle e su di Lui: Triglav, il signore delle montagne slovene, che domina la scena con la sua maestosa parete nord.
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La gigantesca parete nord del Triglav all'alba |
Salgo veloce nel bosco: il sentiero si inerpica senza posa e guadagna quota velocemente. Dopo un lungo ed erto cammino esco all'aperto, tra le alti pareti dello Stenar e della Dolkova špica e mi appare il pianoro di Na Rušju, dove sorge il bivacco IV.
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Il ghiaione che scende dalla forcella Stenarska vratca, che divide lo Stenar (a sin.) dal Križ |
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Il Bivak IV |
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La zona di Na Rušju con da sin. : Stenar, Križ e Dovški Gamsovec |
Nei pressi del bivacco stazionano numerosi escursionisti: gruppetti partiti prima di me, che si ristorano prima della parte più impegnativa dell'ascensione.
Anche io mi riposo un po': fin qui ci ho messo circa un'ora e quaranta, per quasi mille metri di dislivello. Non mi sento particolarmente affaticato, ma è molto presto e so che mi aspetta ancora un lungo e difficile cammino.
Come mio solito, comunque, non mi fermo a lungo: giusto il tempo di fare qualche foto e di bere un po' d'acqua e riparto.
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Traversando sotto la parete della Dolkova špica, si scorge la Škrlatica che si nasconde tra le nuvole |
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Škrlatica e Rokavi |
Risalgo quindi un erto gradino erboso e traverso sotto la ripida parete della Dolkova špica. Avanzo tra ghiaie e magri praticelli, fino a giungere in un ampio vallone ghiaioso, dove il sentiero risale più nettamente.
Lungo il percorso, un po' dietro e un po' davanti a me, piccoli gruppi di escursionisti condividono le mie stesse fatiche.
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Si vede il sentierino tra le ghiaie traversare sotto la Dolkova špica |
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Dolkova špica |
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Risalendo le ghiaie, verso la conca Zadnji Dolek |
Giungo quindi nella bella conca Zadnji Dolek, un anfiteatro roccioso dal fondo ricoperto di ghiaie, nel quale mi circondano guglie aguzze e massicce pareti rocciose. Sulla destra, alta e con la cima coperta dalle nubi, c'è lei, la Škrlatica. Si scorgono piccole formicuzze sulla sua parete: escursionisti che salgono e soprattutto che scendono, sono i più mattinieri e i fortunati che, passata la notte nel Bivak IV, hanno potuto godere dello spettacolo dell'alba dalla cima.
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Ai piedi della Škrlatica: risalendo il ghiaione fino al suo termine, si raggiunge l'attacco della via normale |
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La conca Zadnji Dolek con la Dolkova špica sullo sfondo |
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La conca Zadnji Dolek verso valle |
Arrivo quindi al vertice del ghiaione, sotto l'articolata parete sud-ovest, dove parte la via normale. Il percorso è subito ripido e roccioso: si dipana tra cenge e paretine, canalini e facili placchette. Alcuni punti, i più impegnativi ed esposti, sono ben attrezzati, a volte con il cavo metallico, spesso con i classici pioli di acciaio, "alla slovena"...
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Lasciato il ghiaione, il terreno si fa subito ripido e roccioso |
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Una delle tante cenge su cui si dipana la normale alla Škrlatica |
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Una cengetta un po' esposta |
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Una facile paretina da superare |
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Sempre il passaggio di sopra: si nota l'esposizione (foto dal blog di Matevž Lavrič) |
Superato questo tratto, che forse potremmo considerare come il passaggio chiave, continuo a salire percorrendo aeree cenge, finché non raggiungo la cresta sud. La percorro, tra ghiaie e roccette, ancora con qualche passaggio leggermente esposto, finché, piuttosto affaticato, giungo finalmente in vetta.
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Ultimi passaggi in cengia, prima di sbucare sulla cresta sud |
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Finalmente in vetta! |
Qui trovo un po' di gente, nuvole che solo raramente si diradano e consentono di vedere il panorama, un vento fastidioso e un freddo cane!
Devo dire che sono anche abbastanza stanco... E' quasi un anno che non percorro un dislivello simile ed il percorso è stato anche abbastanza impegnativo. Sosto un po' in attesa del diradarsi delle nubi, in modo da poter godere un po' della vista.
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La valle Krnica e il Prisojnik nascosto dalle nubi |
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Mala e Velika Martuljška Ponca dalla vetta |
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Lo Špik e la Lipnica visti dalla vetta. Si intravede Kranjska Gora. Un mare di nubi sopra la Carinzia |
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La conca Zadnj Dolek e la Dolkova špica |
Per fortuna qualche spiraglio mi consente di vedere il panorama, che è stupendo.
Fa troppo freddo: meglio rimettersi in moto. Comincio la discesa per la via di salita, incrociando parecchi escursionisti che ancora salgono
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Il sentierino che si snoda lungo la cresta sud |
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Qualche roccetta lungo la cresta sud della Škrlatica |
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Scendendo dalla Škrlatica |
Mi ritrovo quindi nuovamente nella conca Zadnji Dolek. Mi libero di casco e imbragatura e riprendo a scendere, sempre per il sentiero dell'andata, verso il Bivak IV.
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L'aspra parete meridionale della Škrlatica vista dal Zadnji Dolek: è qui che sale la via normale |
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A sinistra la Škrlatica, a destra, seminascosti, i Rokavi |
Giunto al Bivak IV altra sosta ristoratrice: ormai il più è fatto, ma rimane ancora una lunga discesa verso il rifugio Aljaž. Un passo dopo l'altro, affronto anche questo tratto.
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Vista sulla valle Vrata, dominata dall'impressionante bastione nord del Triglav |
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In discesa tra i mughi, verso la valle Vrata |
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La boscosa valle Vrata |
L'ultimo tratto, nel bosco, sembra non finire mai... ma come sempre, anche questa volta, finisce. Arrivo finalmente al rifugio da dove sono partito stamattina, molto stanco, ma molto soddisfatto.
Impressioni finali: splendida ascensione di una splendida montagna! Faticosa e impegnativa, ma non troppo.
Dati dell'Escursione
Data: 15 agosto 2013
Partenza: Aljažev dom in valle Vrata (1015 metri)
Arrivo: Aljažev dom in valle Vrata (1015 metri)
Punto più alto: Škrlatica (2740 metri)
Rifugi: Aljažev dom (1015 metri); Bivak IV (1980 metri) - incustodito
Dislivello totale in salita: 1800 metri circa
Dislivello totale in discesa: 1800 metri circa
Tempi impiegati (soste comprese): Aljažev dom (1015 m) - Bivak IV (1980 m): 1 h 45 min; Bivak IV - Škrlatica (2740 m): 2 h 20 min; Škrlatica - Bivak IV: 2 h 15 min; Bivak IV - Aljažev dom: 1 h 45 min; Totale: 8 h 10 min.
Sviluppo del percorso: circa 15 Km
Difficoltà: EEA. I tratti attrezzati non sono molto lunghi e continui. Le difficoltà non sono elevate, ma neanche banali: paragonabili a quelle di una ferrata di medio livello. Considerando anche lo sforzo fisico richiesto, questa via normale non deve essere assolutamente sottovalutata: si ricordi inoltre che va percorsa, al ritorno, in discesa. Il kit da ferrata è consigliabile.
Attrezzatura: Casco, imbragatura e set da ferrata; scarpe da montagna.
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Profilo altimetrico dell'escursione |
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Vista da sud |
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Percorso della via normale alla Škrlatica |
Bellissima! Complimenti Renato. Si vede che ami queste montagne, che come ho potuto vedere anch'io, nell'ormai lontano 2004, sono tanto splendide quanto selvagge.
RispondiEliminaCiao Leo, ti avevo riconosciuto... anche se anonimo!
EliminaGrazie mille per il commento, spero che gli scritti non risultino troppo noiosi: al limite potete guardare solo le foto!!!
Non si possono separare le immagini dal testo, assolutamente, è sempre estremamente piacevole ed istruttivo leggerti.
EliminaA presto, ciao
Leo
Ciao Renato, l'anonimo di cui sopra è.... Leo!
RispondiEliminaOttima e precisa la descrizione della salita, l'ho fatta due volte piu di vent'anni fa ed oltre alle immagini del percorso, hai descritto con equilibrio e precisione le parti più impegnative, che, nei ricordi, rivivo pari alle tue. Vorrei rifarla con amici e l'ho trovata in rete. Ottima relazione veramente, difficile fare meglio.
RispondiEliminaGrazie Marino, è un vero piacere ricevere commenti come il tuo. Buone ascensioni!
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