domenica 25 ottobre 2015

Cima d'Ombretta orientale: tra passato e presente



L'Ombretta è una massiccia montagna alta più di 3000 metri, che può essere salita facilmente, anche se con un po' di fatica: in giornate limpide il panorama è stupendo su buona parte delle Dolomiti! Quest'escursione è stata per me anche un'occasione di riflessione sugli anni che passano, con pensieri che sono andati lontano nel tempo...




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(Alba di Canazei, 29 agosto 2015) - Inizio la salita verso il rifugio Contrin, percorrendo la sterrata che sale ripida da Alba, a fianco della pista da sci che scende da Ciampac. Il percorso risale un ripido bosco di alti abeti, per poi uscire, in località Locia, all'inizio della val Contrin.

Attraversando i pascoli all'inizio della val Contrin

Val Contrin, vista verso il gruppo del Sassolungo

Val Contrin, vista verso le cime Cadine

1983: Passioni che vengono da lontano


La prima volta che salii al rifugio Contrin era il 1983... Erano le mie prime esperienze escursionistiche e giungere anche solo ad un rifugio a 2000 metri mi pareva una piccola impresa. Le cime che mi circondavano erano alti giganti irraggiungibili e il loro fascino misterioso cominciava a insinuarsi nel mio giovane animo... E' passato tanto, tanto tempo, moltissime cose sono cambiate, ma le montagne sono sempre nel mio cuore; e sebbene oggi le conosca molto meglio, ne abbia salite a centinaia tra Alpi e Appennini, per percorsi anche non banali, un po' rimpiango il fascino misterioso che subivo allora.

Agosto 1983: mia sorella, mia mamma e mio papà al rif. Contrin
Non avevo ancora 10 anni e già mi piaceva la montagna e fare fotografie!

Agosto 1983: mia sorella e mia mamma al rif. Contrin.


Salendo verso le pendici del Sasso Vernale e l'avvertimento dello stambecco

Ma torniamo al presente: l'aria è fresca e il cielo limpido, di un colore azzurro intenso, come capita raramente di vederlo, specie in estate. Arrivo al grande rifugio Contrin, dove sosto pochi minuti per bere, e riparto per il sentiero che si dirige verso il passo dell'Ombrettòla, che mette in comunicazione il versante fassano-trentino, con il versante veneto di Malga Ciapela.

Giochi di luce

Il Grande e Piccolo Vernel

Il settore centrale del massiccio della Marmolada

Punta Penia e, sulla sinistra, forcella Marmolada

La cima d'Ombretta occidentale
Risalgo il sentiero che attraversa il rio Contrin, nei pressi della malga, e sale costante, tra pascoli e panorami sempre più ampi, per sottofondo i versi delle marmotte.

Il Col Ombert e il passo San Nicolò

La malga Contrin e il Collac'

Salendo per il sentiero che porta al passo Ombrettòla

Vista verso Collac' e Sassolungo


Mano a mano che mi avvicino ai contrafforti del poderoso Sasso Vernale, i pascoli lasciano rapidamente il posto alle ghiaie e alle rocce, e lo scenario diventa quello tipico dell'alta montagna.
Arrivato ad un certo punto, una traccia segnalata si stacca sulla sinistra, per entrare in un anfiteatro ghiaioso, chiuso da salti di roccia.


Il sentiero che porta ai contrafforti del Sasso Vernale

La traccia attraversa i ghiaioni e si avvicina là dove la muraglia rocciosa è meno alta. Qui una breve ferrata sale dritta al bordo superiore. Nel mentre che mi avvicino, un improvviso fischio, fortissimo, echeggia per la conca e mi fa trasalire! Dovrebbe essere uno stambecco, dato che in questa zona sono più numerosi dei camosci. Lo stambecco fischia forte per avvertire gli intrusi che si sono troppo avvicinati... Secondo alcuni studiosi lo stambecco fischia non solo per timore, ma anche in caso di inquietudine o curiosità.  Purtroppo mi guardo attorno e non riesco a scorgerlo: i tanti massi e roccioni lo nascondono alla mia vista e sicuramente, con la sua agilità, ha raggiunto qualche inaccessibile e nascosto anfratto, sulle pareti che mi circondano.

La Ferrata Vernale-Ombretta e la vedretta estinta

Prima dell'attacco della ferrata, c'è una grotta al cui interno vi sono delle iscrizioni piuttosto vecchie, a me poco comprensibili: sospetto che siano state fatte da militari che, ormai qualche decennio fa (sembra esserci la data "21.7.1963"), hanno eseguito delle esercitazioni da queste parti e hanno voluto lasciare un ricordo.

Misteriose iscrizioni (militari?) nella grotta all'attacco della ferrata
La corta ferrata che mi attende non è affatto banale: sale piuttosto ripida ed esposta e, sebbene non presenti particolari difficoltà tecniche, anche grazie alle ottime attrezzature, non va sottovalutata. Appare ristrutturata piuttosto recentemente, utilizzando il materiale più avanzato, come i cosiddetti "captator", ovvero dei piccoli coni posti sul cavo, a monte dell'ancoraggio, la cui funzione è quella di impedire che il moschettone impatti contro la staffa con un asse sfavorevole, che potrebbe portare alla rottura del moschettone stesso.

Immagine tratta da www.vieferrate.it
Ben diversa era la situazione all'inizio degli anni '80, come testimonia questa bella foto tratta dal mitico libro Gruppo della Marmolada, di Luca Visentini: allora questo percorso era decisamente più impegnativo e pericoloso.

La ferrata Vernale-Ombretta alla fine degli anni '70 (foto tratta da Gruppo della Marmolada, L. Visentini, Athesia)


La ferrata Ombretta-Vernale percorre questo tratto di parete

L'attacco della ferrata Ombretta-Vernale

Risalgo quindi questo breve tratto di ferrata con la giusta attenzione, ma senza eccessive ansie e difficoltà.

Lungo la ferrata Ombretta-Vernale

Lungo la ferrata Ombretta-Vernale

Lungo la ferrata Ombretta-Vernale: si vede un "captator"

Giunto alla fine del tratto ferrato, uno sguardo verso il sentierino

L'uscita della ferratina è proprio sul margine della grande conca ai piedi del versante nord del Sasso Vernale. Un posto isolato e silenzioso, ricco di suggestioni e dove si respira un'atmosfera di alta montagna.

Una traccia di sentiero, poco marcata, segnalata qua e là da ometti di pietre, risale lungo la morena di quello che era un piccolo ghiacciaio di conca, tecnicamente una Vedretta, e che oggi non offre che piccolissimi lastroni ghiacciati addossati alla parete rocciosa.

Quel che resta del ghiacciaio del Vernale

Ghiacciaio del Vernale alla fine dell'800 (archivio Enrico Rovelli)


Il sentiero costeggia quindi la morena, fino sotto i ghiaioni che conducono ad un intaglio nella cresta rocciosa: una salita neanche troppo faticosa porta a questa selletta e, da qui, seguendo un sentierino militare, in cima.

Lungo la morena della vedretta del Vernale

Vedretta del Vernale

Il sentierino che porta in cresta

Sasso Vernale; in secondo piano cima Ombrettòla e cima Uomo

La vetta panoramica, i miti dell'alpinismo e il super-bimbo


Il panorama da questa vetta è stupendo, a 360 gradi. Si scorgono tutte le cime più importanti delle Dolomiti orientali e, verso ovest, lo sguardo spazia fino ai ghiacciai del Cevedale e Ortles. Lo spettacolo più grandioso lo dà, però, la Regina: la parete sud della Marmolada, verticale e liscia, si erge di fronte e sembra quasi di poterla toccare.

Le dolomiti orientali viste dalla cima Ombretta

Dietro la Roda de Vael, le cime del gruppo Cevedale

Particolare della parete sud della Marmolada: al centro si nota la nicchia a forma di balena, attraverso la quale passa la difficilissima Weg durch den fisch (via Attraverso il pesce)
Cattura la mia attenzione, in particolare, la vista della via "Attraverso il pesce" (weg Durch Den Fisch): una scalata leggendaria, un itinerario aperto nel 1981 dalla cordata cecosclovacca composta da Igor Koller e Jindřich Šustr e classificata, ai tempi, come la scalata più difficile delle Alpi...  Tre giorni passati in parete, difficoltà fino al VII+ e artificiale: erano quelle cose che da bambino mi facevano letteralmente sognare... Jindřich Šustr, poi, a quel tempo aveva soli 17 anni e, dopo questo exploit, non emerse più nelle cronache alpinistiche, a differenza dell'amico Koller, autore di decine di salite in Dolomiti ed in altre montagne del mondo.

1981: Jindřich Šustr mentre apre la via Attraverso il Pesce (foto tratta da Climbing pills)


Piccolo Vernel, forcella Marmolada, punta Penia

La parete sud della Marmolada vista da cima Ombretta
Mentre mi godo la superba vista, vedo arrivare un uomo con un bambino... Il piccolo ha solo sette anni, ma sale svelto e senza lamentele, come il più scafato degli escursionisti. Ai miei complimenti per essere giunto fin quassù (non dimentichiamo che sono almeno 1500 metri di dislivello, in parte su terreno impervio), il padre mi fa notare che il giovincello ha già salito, quest'anno, altri colossi dolomitici, ben più impegnativi, come l'Agnèr, l'Antelao, le Tofane di Mezzo e de Inze (la Tofana di Rozes l'aveva già salita l'anno scorso!!!), la Civetta. Rimango piuttosto allibito: mai, mai, mai ho visto né sentito di bambini così piccoli che salgono montagne tanto impegnative, escursioni pesanti al limite dell'alpinismo... Non solo: per papà e figlio, l'escursione giornaliera non è ancora giunta a metà: da qui, infatti, si dirigeranno alla forcella Marmolada e poi, per la ferrata della cresta ovest, in cima a Punta Penia! Discesa per il ghiacciaio fino a Fedaia e Malga Ciapela... Non ho parole! Quando avevo poco più della sua età, solo raggiungere il rifugio Contrin, cioè fare nemmeno un decimo di quello che questo bimbo fa oggi, era già una piccola impresa, che mi riempiva di soddisfazione... Mentre vedo padre e figlio proseguire veloci come una coppia di camosci per i ghiaioni del passo Ombretta, rifletto su quello che potrà essere il futuro alpinistico di questo piccolo: o diventerà un fenomeno, o fra quindici anni passerà le estati a prendere il sole su qualche spiaggia dell'alto Adriatico, difficile pensare ad altre alternative...

Riprendo con questi pensieri il mio cammino, scendendo verso il passo Ombretta, percorrendo per un breve tratto la cresta delle cime di Ombretta, in qualche tratto un po' esposta, ma mai difficile.

La via di discesa: si vede il bimbo-fenomeno

Sulla cresta tra le cime orientale e di mezzo d'Ombretta

Sguardo verso la vall'Ombretta

La forcella Marmolada
Ad un certo punto il sentierino si getta verso nord, sui ghiaioni che scendono ripidi verso il passo Ombretta, tra qualche spuntone di ferro arrugginito e filo spinato, risalente alla Grande Guerra.

Breve tratto attrezzato tra il passo e la cima Ombretta

Passo Ombretta e bivacco Dal Bianco

Bivacco Dal Bianco a passo Ombretta

1915: sulla Marmolada romba il cannone


Esattamente un secolo fa, infatti, per queste vette e questi valichi passava il fronte dolomitico della Prima Guerra Mondiale. Gli Alpini italiani erano attestati sulla linea passo delle Cirelle, passo Ombrettòla, Sasso Vernale, Cima e passo Ombretta, presidiati dalla 206a compagnia del battaglione "Val Cordevole".


1916: Alpini sull'Ombretta (foto tratta da Europeana)

Li fronteggiavano Alpenkorps germanici, Landesschützen e Standschützen austriaci, che avevano occupato la cresta della Marmolada, con le punte Penia e Rocca, la forcella Marmolada e, al di là della val Contrin, la forcella Pasché con il Col Ombèrt. Il rifugio Contrin, adibito a sede del comando austriaco, fu distrutto già nel 1915 a colpi di cannone dall'artiglieria da montagna italiana, appostata sulla forcella Cadina. Stessa sorte toccò al rif. Falièr (allora rif. Ombretta), sede del comando italiano e per questo devastato dalle bombe austriache. 

1915 - Kastelruther Standschützen (milizia territoriale di Castelrotto) nei pressi del Contrin
(foto tratta da Europeana)
Gli Italiani tennero le postazioni con un continuo presidio, anche invernale, soffrendo il freddo, le valanghe e la fame, oltre all'insidia delle armi avversarie. Lo stesso subirono Austriaci e Tedeschi, finché nel novembre 1917, la rotta di Caporetto e il dilagare delle armate degli imperi centrali nella pianura friulano-veneta costrinsero la IV Armata italiana al ritiro verso i caposaldi del monte Grappa e del fiume Piave, rendendo vani, oltre che in sé assurdi, i sacrifici di migliaia di uomini che dovettero resistere a condizioni ambientali inimmaginabili...

Oggi l'eco di queste sofferenze si è ormai spento, da decenni la pace e la serenità sono tornate in queste valli, solo questi residui di ferro arrugginito,  le postazioni scavate nelle rocce, qualche sentierino che ancora viene usato dagli alpinisiti ci ricordano eventi che sconvolsero milioni di vite umane e cambiarono il corso della storia globale.

Torniamo all'oggi: senza armi in spalla né penna sul cappello, scendo questi pendii ripidi e ghiaiosi, e poco prima di giungere al passo Ombretta, oltrepasso un breve tratto attrezzato con fune metallica; poco dopo passo davanti al bivacco Dal Bianco.

Passo Ombretta: una croce costruita con i materiali della Grande Guerra

Scendendo verso Contrin

Dal bivacco al passo sono pochi minuti di sentiero tra le ghiaie. Qui faccio una breve pausa, mi rifocillo un po' e scendo verso il rifugio Contrin, per la bella val Rosalia.

Antiche leggende delle Dolomiti: Conturina

Nel discendere questa suggestiva valle, non può non tornarmi alla mente un'antichissima leggenda raccolta dall'antropologo Karl Felix Wolff ai primi del '900, ma che affonda le sue radici, come tutte le saghe dolomitiche, nella notte dei tempi, quando queste regioni, abitate da popolazioni retiche latinizzate, fusero la loro cultura con quella dei tanti popoli germanici (goti, bavari, franchi, longobardi) che passarono di qui approfittando della decadenza militare dell'impero romano.

Narravano, un tempo, le ragazze della val di Fassa, l'antica e tragica storia di Conturina: c'era una volta una ricca signora cattiva, madre di due brutte ragazze e matrigna di Conturina; ella covava odio e rancore verso la figliastra perché questa, bella e leggiadra, attirava su di sé tutte le attenzioni dei giovani cavalieri in visita al suo castello, che non degnavano di uno sguardo le racchie figlie sue... Il risentimento verso Conturina la spinse ad obbligare la figliastra a tacere e a stare immobile, come se fosse muta e paralitica, ma anche così, tutte le attenzioni erano verso di lei e la sua leggiadra bellezza. Accecata dall'invidia e dal rancore, l'empia donna diede incarico ad una strega di trasformare la povera Conturina in una statua di pietra: ma anche così, i giovani cavalieri non avevano occhi che per lei, tanta era la bellezza e il fascino che emanava quella fanciulla seppur di roccia. Diede quindi ordine che fosse allontanata dal castello e abbandonata tra le alte rocce, nei pressi del passo Ombretta. Dopo anni che della ragazza si era persa ogni traccia, tra pastori e cacciatori correva voce che nella valle Ombretta si sentisse, sovente, un canto misterioso ed incomprensibile, che non si capiva da dove venisse. Un soldato che era di pattuglia in quelle lande, riuscì una notte a comprendere il significato di quel canto, in cui Conturina narrava la sua triste storia, ma era troppo tardi: entro 7 anni sarebbe stato possibile infrangere l'incantesimo, ora non più. E così Conturina è ancora lì e: 

"Qualche volta, chi passi per quel deserto di rocce che è la Valle Ombretta, specialmente di sera, ode ancora il mesto canto della povera Conturina.
Questa leggenda era ricordata in particolar modo dalle resteleris, le ragazze che rastrellano il fieno; le quali, lavorando nei campi, solevano cantare la canzone di Con­turina. Oggi la canzone è quasi tutta perduta; una sola strofa ne sopravvive:

Son de sass e non me meve,
son de crepa en Marmoleda,
son na fia arbandoneda
e no se per che resòn"

(I monti pallidi, Karl Felix Wolff, 1987)


Conturina interpretata da Manara (dal blog di Roberto Anesi)

Il Piccolo Vernel: forse Conturina si trova tra queste rocce?

Punta Penia e la cima Ombretta occidentale
Un po' pensando a queste leggende, un po' guardando con stupore dei pazzi che spingono delle pesanti biciclette da downhill in salita verso il passo! calo velocemente fino al rifugio Contrin e poi, per il sentierone percorso stamattina, ad Alba, dove attenderò poco l'abbastanza puntuale autobus di Trentino Trasporti...

Commento finale


Questa escursione, nonostante le difficoltà contenute, consente di salire a 3000 metri ed avvicinare la grande parete sud della Marmolada. Si percorre una breve ferrata, si attraversano ambienti di alta montagna solitari e relativamente intatti. Offre modo di immergersi nella natura, nella storia e nella leggenda... Una gita bellissima.

19 km e oltre 1500 metri di dislivello

L'escursione vista da ovest 
L'escursione vista da nord

Il percorso della ferrata Vernale-Ombretta

La parte "alta dell'escursione vista dalle cime Cadine


Dati dell'Escursione

Data: 29 agosto 2015
Partenza: Alba di Canazei, 1500 metri
Arrivo: Alba di Canazei, 1500 metri
Punto più alto: cima Ombretta orientale, 3011 metri
Dislivello totale in salita: 1510 metri circa
Dislivello totale in discesa: 1510 metri circa
Tempo impiegato7 h circa (soste comprese) - 1 h 10 min da Alba al rif. Contrin; 1 h 30 min fino all'attacco della ferrata Vernale-Ombretta; 30 min circa la ferrata Vernale-Ombretta; 45 min fino alla cima di Ombretta orientale; 1 h (compresa sosta in vetta) discesa al passo Ombretta; 1h discesa al rif. Contrin; 55 min discesa ad Alba
Sviluppo del percorso19 Km
DifficoltàEE/EEA-PD: la parte più impegnativa del percorso è la breve ferrata Vernale-Ombretta: si tratta di un itinerario di media difficoltà, seppur breve, ottimamente attrezzato, esposto, tecnicamente non banale; da percorrere con attenzione. Altri tratti impegnativi per l'escursionista sono quelli intorno alla cima Ombretta (salita alla cima dalla vedretta del Vernale, discesa al passo Ombretta): le difficoltà sono date dall'ambiente di alta montagna, che in caso di nebbia o maltempo richiede grande esperienza e può divenire estremamente pericoloso, e dai pendii ripidi e friabili attraversati, che richiedono un minimo di piede fermo.
Attrezzatura: Scarpe da montagna; casco, imbrago e kit da ferrata per la ferrata Vernale-Ombretta. Per gran parte dell'estate, in alcune stagioni tutto l'anno, può essere necessario portare con sé piccozza e ramponi.


4 commenti:

  1. Ciao Renato, hai raccolto tanti ricordi e ora ne custodisci uno nuovo, grazie per averli condivisi con noi.
    Un abbraccio di cuore, a presto caro amico
    Leo

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    1. Caro Leo, commenti come questo sono per me una grandissima soddisfazione.
      Grazie

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  2. Complimenti... bravo!!!
    saluti
    Andrea Debertol - Rifugio Contrin

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    1. Ti ringrazio molto per la visita e il commento!

      Saluti
      Renato

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