martedì 11 settembre 2012

Razor, dove osano i camosci

Il Razor visto dalla Krnica
Il Razor visto dalla valle Krnica
Due montagne dominano il paese di Kranjska Gora, verso settentrione: sono il Prisojnik, anche detto Prisank, e il Razor. 

I loro versanti nord svettano affiancati sopra la valle Pišnica mostrando chiare pareti di roccia calcarea ed aeree creste. Diversi ma simili, come due fratelli che si tengano sottobraccio.

Il Prisojnik lo avevo già salito nel 2010, mentre il Razor, allora, sembrava lontanissimo, con le sue 6 ore di cammino solo per raggiungerne la cima... Quest'anno voglio approfittare dell'ottimo stato di forma e la decisione è presa senza tentennamenti: sarà Razor!

Mi incammino dal passo del Vršič che il sole non è ancora sorto. La temperatura è insolitamente mite per queste quote e non tira vento.

Prisojnik dal Vršič
Passo del Vršič, prima dell'alba

Seguo il sentiero che si dirige verso il Prisojnik, come due anni fa: uno sguardo alla Ajdovska Deklica, la ragazza pietrificata nella montagna, e continuo a salire in direzione sud, tra i pini mughi che cominciano a ravvivarsi del canto degli uccelli.

Intanto a est, oltre il gruppo del Martuljek, il sole incomincia a colorare il cielo di tinte iridescenti.

Luci dell'alba
I primi colori dell'alba si intravedono ad est
Non è una gran alba, ne ho viste di migliori: troppa umidità nell'aria e nubi basse sull'orizzonte a schermare i raggi del sole nascente. Ma questo momento, con la luce chiarissima che comincia a diffondersi tutto intorno e le cime delle montagne che si accendono di pallidi colori, è sempre suggestivo. E così lo Jalovec, le Mojstrovke, i monti sopra Bovec iniziano ad assumere un colore tra il rosa e il giallino, una tinta quasi inafferrabile nella sua mutevolezza. Cambiano di tono minuto dopo minuto, senza farsi accorgere, e infatti vedi che non sono più del colore di prima, finché, improvvisamente, tutto finisce che tu neanche hai realizzato quello che hai visto, e lo spettacolo appena terminato ti lascia la sensazione di un sogno che non ricordi bene...

Bavški Grintavec all'alba
Il Bavški Grintavec illuminato dai primi raggi

Jalovec all'alba
Lo Jalovec all'alba
Ma ora basta con questa poetica da quattro soldi e piena di retorica, e continuiamo l'escursione!

Proseguo per il sentiero che sale tra grigi ghiaioni e poi inizia a traversare, sotto alte pareti, una distesa di massi, probabile residuo di antichissime frane. Supero una coppia diretta alla vetta del Prisojnik e continuo a salire. Ora il sentiero è ripido, sale a strette svolte tra rada vegetazione di mughi e larici, e in breve raggiunge la cresta del Gladki Rob. 

Si cambia versante della montagna, territorio di Bovec: lascio alla mia sinistra prima la Grebenska smer (via della Cresta) e poi la Slovenska smer (via Slovena), i due itinerari più facili che portano alla vetta del Prisojnik e che ho percorso due anni fa, e inizio a scendere nella valle Mlinarica, in direzione della Kranjska planina.

Il sentiero è molto ripido, sassoso, con molte svolte. Scorgo sul ciglio delle fatte fresche di camoscio e mi metto subito all'erta... Passano pochi minuti che, improvviso, alla mia sinistra sento il classico soffio o fischio che i camosci emettono per avvertimento!

Accanto a me sta infatti un bellissimo esemplare maschio, che mi guarda e continua a soffiare dalle narici.

Camoscio in valle Mlinarica
Camoscio maschio in valle Mlinarica
Camoscio in valle Mlinarica
Il camoscio soffia minaccioso

E' abbastanza vicino e, lentamente, si allontana. Mi sposto lentamente anche io, e gli scatto alcune foto. Purtroppo la luce è poca, ancora il sole non è sorto su questo lato della montagna.

Continuo a scendere, mentre il camoscio se ne va per i fatti suoi. Raggiungo un tratto in cui il pendio si fa meno erto, il sentiero comincia a traversare verso sinistra, entra in un bosco di conifere ad alto fusto. Odore di funghi e di resina: è proprio un bel bosco.

Vedo all'improvviso, tra il chiaroscuro delle piante, cinque sagome brune correre rapidissime davanti a me: la prima impressione è “caprioli!”, ma guardo meglio e si tratta ancora di camosci, due femmine e tre piccoli. Sono agili e bellissimi, ma non faccio in tempo a impugnare la fotocamera che sono già troppo lontani e spariscono presto dietro una scarpata.

Continuo a camminare, nel silenzio della vallata. In realtà non è proprio un silenzio assoluto: canti di uccelli, gorgoglii di acqua lontani, il soffio del vento tra le piante emergono distinti non appena mi fermo. Mentre cammino, invece, il suono secco degli scarponi sulla ghiaia e il respiro un po' affannato sono il rumore di fondo prevalente. Ora il sentiero riprende quota, aggira una zona di rocce e mughi, attraversa numerosi canaloni con massi incastrati. Improvvisi verso valle, ancora camosci che attraversano una canalino tra rocce e mughi: passa una femmina, poi un'altra attraversa e si ferma sul fondo del canale. Sta aspettando un piccolo, fermo sul bordo, che deve attraversare: punto la macchina fotografica e lo prendo al volo! Molto mossa, ma per me una bella foto!

Camoscio in valle Mlinarica
La femmina di camoscio si ferma ad aspettare il piccolo rimasto indietro
Camoscio in valle Mlinarica
Il cucciolo di camoscio salta nel canalino
Il percorso ora attraversa una distesa di lastroni di roccia molto liscia, con qualche tratto da arrampicare, ogni tanto facilitato da pioli in acciaio. Riprendo a salire e traverso sotto la Škrbina, l'aerea forcella che separa il Prisojnik dal Razor. Ancora camosci attraversano il fondo del vallone sotto di me, questa volta si tratta di due femmine snelle e veloci. Una risale su delle rocce a monte, fermandosi ogni tanto a sorvegliarmi dall'alto.

Proseguo la mia inesorabile e solitaria salita. Solitaria, ovviamente, per l'assenza di persone: infatti, così come il silenzio che mi circonda è tale solo per l'assenza di suoni umani, anche la solitudine in realtà è piuttosto relativa, dato che gli amici camosci mi stanno tenendo compagnia per un bel pezzo di cammino!

Prisojnik da valle Mlinarica
Le incombenti pareti del Prisojnik

Camoscio in valle Mlinarica
Femmina di camoscio
Il sentiero sta salendo ripido in direzione del severo Razor, quando scorgo uno splendido stambecco maschio pascolare alla mia sinistra. Quanto è diverso l'atteggiamento degli stambecchi, da quello dei camosci! Mentre questi ultimi, appena scorgono un umano, si mettono subito all'erta, gli stambecchi non se ne curano affatto e, solitamente, continuano pigramente a pascolare o riposare come se nulla fosse, con un'aria che pare quasi di superiorità!

Stambecco in valle Mlinarica
Stambecco in valle Mlinarica, sotto la Škrbina
Il cammino si fa sempre più ripido, abbandono i prati per ripide ghiaie che lasciano presto spazio alle rocce. Qualche passo d'arrampicata, un breve tratto attrezzato che supera paretine e cenge, poi scendo in una specie di strettoia rocciosa, molto suggestiva.

Ancora uno stambecco, questa volta un piccolo, mi passa davanti e si inerpica sui dirupi sopra di me. 

Prisojnik
Prisojnik
Razor dalla Mlinarica
I selvaggi versanti nord del Razor
La cengia attraversa le pareti del Razor
Il sentiero passa per la cengia al centro della foto
Piccolo di stambecco
Piccolo di stambecco
Sono piuttosto in alto, ora, e da qui vedo distintamente l'abitato di Kranjska Gora, e mi viene da pensare che, con un potente cannocchiale, dal paese potrebbero vedere me...

Panorama verso Kranjska Gora salendo al Razor
Vista verso Kranjska Gora
In breve sono alla sella Planja, che si apre appunto tra il monte Planja e il Razor. Una freccia indica la via per il Razor. Vedo quattro-cinque persone che stanno salendo e che hanno pernottato al rifugio Pogačnik. Comincio a salire anche io.


Stambecco vicino Sedlo Planja
Lo stambecco sale per i versanti nord-ovest del Razor
Planja
La Planja
Razor da Sedlo Planja
Il Razor dalla Sella Planja, con il versante da cui sale la via normale
Si passa tra scomodi sfasciumi, sotto un sole che sta diventando troppo caldo. Mentre avanzo, ad un certo punto sento un brutto rumore, ben conosciuto... SASSI! Alcune decine di pietre, grosse anche come meloni, stanno precipitando, rotolando a salti sul pendio, non distante da me! Rimango fermo a guardare dove si dirigono, senza la sicurezza di essere fuori tiro, ma con l'incertezza di dove posizionarmi per evitarle: ogni volta che cadono, infatti, rimbalzano non si sa dove e sono decine e rimbalzano decine di volte... Fortunatamente passano alcuni metri davanti a me. Appena cessato il pericolo, faccio un urlo a quelli che stanno sopra perchè stiano più attenti, accidenti! Poi caccio il casco dallo zaino e comincio a salire più veloce possibile, in modo da superare chi mi precede e non avere nessuno davanti che possa eventualmente scaricarmi pietre in testa... Incrocio, mentre scendono, i probabili mancati lapidatori: due giovani biondi che mi salutano un po' impacciati, in una lingua incomprensibile, forse magiaro, e che io ricambio con un saluto un po' a denti stretti e non proprio amichevole. Il momento di tensione, comunque, passa presto. Raggiungo presto un altro paio di ragazzi che stanno davanti a me e, con qualche non voluta digressione fuori percorso, su ripidissimi pendii detritici, arrivo rapidamente alla cresta che in breve conduce in vetta.

Le rocce sommitali del Razor, da cui sale la via normale
Uno scorcio della via di salita al Razor
Cresta sommitale del Razor
La cresta finale
Io in vetta al Razor
Vetta!
Un panorama bellissimo a 360 gradi si apre dinnanzi. Particolarmente bella la visione del Triglav, veramente potente e regale visto da questa prospettiva. Individuo, insieme ad una coppia di sloveni, le tante cime che ci circondano, mangio la mia frutta secca, e sono già sulla via di discesa.

Scendo con attenzione, anche per evitare di smuovere pietre, lungo la via percorsa in salita.

Škrlatica dalla cima del Razor
Vista della Škrlatica dalla vetta del Razor
Trenta dalla cima del Razor
Vista della Val Trenta dalla vetta del Razor
Gli sfaciumi della normale del Razor verso Sedlo Planja
Scendendo tra ghiaie e sfasciumi verso la sella Planja
Arrivo alla forcella Planja e prendo la ripida traccia che si dirige verso i Kriški Podi. 

Scendo tra ghiaie, sassi e rupi, circondato da uno scenario aspro, di rocce carsiche lavorate dai millenni e dall'acqua. Incontro un po' di escursionisti che salgono e finalmente giungo al bel rifugio Pogačnikov Dom e al suo laghetto color smeraldo. 


Kriški Podi e Triglav
Verso i Kriški Podi, sullo sfondo il Triglav domina la scena
Srednje Kriško jezero, Laghetto del Kriz
Il laghetto del Križ (Srednje Kriško jezero)
Compro la classica Cocacola, mangio la solita frutta secca, mi stendo un po' al sole senza maglietta nel vano e patetico tentativo di pareggiare la mia abbronzatura da “muratore”, ma presto sono di nuovo in marcia, giù per il sentiero che porta in Zadnjica.

Una piccola deviazione mi porta in riva allo Spodnje Kriško jezero (lago inferiore del Križ), dal bel colore verde ed adagiato in una tranquilla conca al riparo di una paretina rocciosa.

Planja e Razor
Vista su Planja (a sx) e Razor (a dx)
Spodnje Kriško jezero Lago inferiore del Kriz
Lago inferiore del Križ (Spodnje Kriško jezero)
Lago inferiore del Križ (Spodnje Kriško jezero)
Qualche foto anche qui e riprendo il cammino. Scendo, scendo, scendo, la sequenza è la solita: prima pascoli e sassi, poi bosco di larici, di abeti, di faggi... Finchè raggiungo la stazione di valle della teleferica che rifornisce il rifugio e la strada che arriva da Trenta.

Valle Trenta, Dolina Trenta e Zadnjica
Valle Zadnjica vista scendendo
Planja e Razor scendendo in Zadnjica
Dal sentiero che scende in valle Zadnjica, vista su Planja e Razor
Sentiero per la valle Zadnjica
Il sentiero della valle Zadnjica
Sentiero della valle Zadnjica
Il sentiero della valle Zadnjica
E qui finisce il viaggio: una bellissima escursione, completa ed appagante, con il plus di aver incontrato tanti selvatici che mi pareva di essere in un documentario di Superquark! Sicuramente una delle più belle ascensioni effettuate quest'anno.

Un mazzetto di Stelle Alpine
Un bouquet di Stelle Alpine

Zadnjica souvenir
Una rivendita di souvenir self-service in fondo alla Zadnjica. Molto simpatica!

Dati dell'escursione

 


Data: 22 Agosto 2012
Partenza: passo Vršič, 1615 metri
Arrivo: valle Zadnjica, 650 metri
Punto più alto: Razor, 2601 metri
Rifugi: Tičarijev Dom, 1615 metri; Pogačnikov dom, 2050 metri
Dislivello totale in salita: oltre 1450 metri
Dislivello totale in discesa: oltre 2000 metri
Tempi impiegati (soste comprese): Vršič - Razor: 4 ore; Razor - Pogačnikov dom: 1 ora; Pogačnikov dom - Zadnjica: 2 ore. Totale: 7 ore
Sviluppo del percorso: circa 20 Km
Difficoltà: dal passo Vršič alla vetta: EEA; dalla vetta al Pogačnikov dom: EE; dal Pogačnikov dom alla Zadnjica: E
Attrezzatura: Casco consigliato a tutti; imbrago e kit da ferrata ai meno esperti; ad inizio estate ed in autunno possono servire piccozza e ramponi
Profilo escursione

Vista dell'itinerario da sud-ovest

4 commenti:

  1. ma la romaostia ti paga per fare queste escursioni con la maglia?!?!?!

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    Risposte
    1. Cara Gaia, purtroppo, come ben sai dato che sei una veterana di questa bella mezzamaratona, non solo non mi pagano, ma mi fanno sborsare per poter partecipare...

      Grazie del commento

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  2. Risposte
    1. Grazie Marco per il commento, effettivamente è stata una gita bellissima!

      Nel caso tu volessi ripeterla, tieni conto che la via normale al Razor che ho percorso e descritto in questo post è stata chiusa per pericolo frane: al suo posto hanno attrezzato una vera e propria ferrata, che comporta sicuramente difficoltà maggiori (ma penso sia più sicura...).

      In questo link qualche dettaglio (in sloveno, ma le foto sono piuttosto chiare):

      http://www.hribi.net/izlet/vrsic_razor_/1/9/179

      Saluti

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